Messalino di Giovedì 16 Agosto

Messalino di Giovedì 16 Agosto

 

Dal libro del profeta Ezechiele (12,1-12)

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno
occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli.
Tu, figlio dell’uomo, fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare; davanti ai loro occhi emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo.
Forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli.
Davanti ai loro occhi prepara di giorno il tuo bagaglio,
come fosse il bagaglio di un esule. Davanti a loro uscirai però al tramonto, come partono gli esiliati. Fa’ alla loro presenza un’apertura nel muro ed esci di lì. Alla loro presenza mettiti il bagaglio sulle spalle ed esci nell’oscurità.
Ti coprirai la faccia, in modo da non vedere il paese,
perché io ho fatto di te un simbolo per gli Israeliti».
Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come quello di un esule e, sul tramonto, feci un foro nel muro con le mani. Uscii nell’oscurità e sotto i loro occhi mi misi il bagaglio sulle spalle.
Al mattino mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, non ti ha chiesto la casa d’Israele, quella genìa di ribelli, che cosa stai facendo? Rispondi loro: Così dice il Signore Dio: Questo messaggio è per il principe di Gerusalemme e per tutta la casa d’Israele che vi abita.
Tu dirai: Io sono un simbolo per voi. Quello che ho fatto io, sarà fatto a loro; saranno deportati e andranno in schiavitù. Il principe che è in mezzo a loro si caricherà il bagaglio sulle spalle, nell’oscurità, e uscirà per la breccia che verrà fatta nel muro per farlo partire; si coprirà il viso, per non vedere con gli occhi il paese.

* Ezechiele ricorre a un’azione simbolica per annunciare la deportazione del popolo. Più tardi un discepolo del profeta comprenderà questo gesto dell’emigrante come l’annuncio profetico della fuga del re Sedecia e aggiungerà i vv. 4-8.12.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 77)
Proclameremo le tue opere, Signore.

Si ribellarono a Dio, l’Altissimo,
e non osservarono i suoi insegnamenti.
Deviarono e tradirono come i loro padri,
fallirono come un arco allentato.

Lo provocarono con le loro alture sacre
e con i loro idoli lo resero geloso.
Dio udì e s’infiammò,
e respinse duramente Israele.

Ridusse in schiavitù la sua forza,
il suo splendore in potere del nemico.
Diede il suo popolo in preda alla spada
e s’infiammò contro la sua eredità.

 

Canto al Vangelo (Sal 118)
Alleluia, alleluia. Fa’ risplendere il tuo volto sul tuo servo e insegnami i tuoi decreti. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (18,21 - 19,1)

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».
E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma
fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

* Il perdono è il raddoppio del dono. Quali sono i limiti del perdono? Ecco la domanda di Pietro (che parla di un’offesa personale: «se il mio fratello commette colpe contro di me»). Gesù enuncia un precetto nuovo: bisogna perdonare all’infinito.

 

Spunti di Riflessione

La grazia che redime: il perdono
Noi sappiamo quanto ci sia necessario perdonare, ogni giorno, da cose piccolissime fino a cose grandi, soprattutto perdonare che gli altri siano diversi da noi.
I Rabbini insegnavano: al massimo tre volte; Pietro fa il generoso: sette volte. Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette». Rovescia la canzone della vendetta che si legge nel libro della Genesi da parte di Lamec che suona terribilmente così: “Caino è stato vendicato sette volte, ma Lamec sarà vendicato settanta volte sette”. Gesù rovescia quel canto: non la vendetta, ma il perdono. Il perdono è una grazia che redime.

«Il padrone ebbe compassione di quel servo (“compassione”, letteralmente: toccato dalla misericordia fin nelle viscere, quindi commosso profondamente, nell’intimo), lo lasciò andare e gli condonò il debito». Non solo lo lascia libero, ma gli cancella tutto il debito. È una cosa inaudita, sbalorditiva.
«Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». Il Signore è un Dio misericordioso; quante volte lo proclama! «...se non perdonerete di cuore»: è lì il perno dell’invito al perdono: il cuore; il perdono deve nascere dal cuore, cioè nel pensiero.
Perdonare nel cuore, cioè nel pensiero, vuole Gesù: quindi non ragionarci più sopra; accettare gli altri così come sono; al di là delle divisioni, al di là degli sgarbi, al di là delle offese, saper scoprire in loro il divino; amarli.
L’universo intero è una creazione dell’amore, della gioia. L’odio invece porta la tristezza.

 

La Parola per me, Oggi

Oggi cercherò di essere più pronto ad assumere su di me il fardello degli altri e a perdonare coloro che, per una ragione o per un’altra, fanno o dicono qualcosa contro di me. Voglio offrire tutto in espiazione delle offese commesse contro il Sacro Cuore di Gesù.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Padre buono, per coloro che non mi amano, anch’io voglio pregarti come Gesù: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno».

 

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