Messalino di Domenica 23 Giugno

Messalino di Domenica 23 Giugno

 

Dal libro di Giobbe (38,1.8-11)

Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano:
«Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando usciva impetuoso dal seno materno,
quando io lo vestivo di nubi
e lo fasciavo di una nuvola oscura,
quando gli ho fissato un limite,
gli ho messo chiavistello e due porte
dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre
e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?».

* Il mare non è una potenza indipendente ed eterna: esso è stato nascosto nelle fasce delle nubi. Un’altra immagine: le porte robuste che contengono l’impeto dei flutti.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 106)
Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.

Coloro che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo.

Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo.

Nell’angustia gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
La tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare.

Al vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini.

 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (5,14-17)

Fratelli, l’amore del Cristo ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.
Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così. Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.

* L’apostolo si sente stimolato (At 26,14) dall’amore immenso che Cristo ci ha manifestato accettando di morire per noi, quando ancora eravamo peccatori (Rm 5,6). Cristo è morto e risuscitato affinché noi vivessimo per lui.

 

Canto al Vangelo (Lc 7,16)
Alleluia, alleluia. Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (4,35-41)

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

* Ci sono state svariate minacce della Chiesa, che l’hanno portata vicino alla rovina. In queste necessità è sembrato spesso che il Signore della Chiesa non se ne preoccupasse.

 

Spunti di Riflessione

Passiamo all’altra riva

* La sera è l’immagine della sera della vita: quando vi giungeremo, il Signore ci inviterà a passare all’altra riva, alla riva eterna.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. La burrasca rappresenta l’ultima prova della vita attraverso cui dobbiamo passare. Questo silenzio, questo sonno di Dio fa pensare alle ultime parole di Gesù sulla croce: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Toccheremo il fondo della solitudine, ma Gesù col suo esempio, ci raccomanda la vigilanza e la preghiera; soprattutto di tenere accesa la lampada della speranza che la traversata è breve. Occorre star vicino alle persone anziane e ai malati terminali.
Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». Il grido è disperato, angosciato, e anche egoista: tanto erano sicuri dell’affetto del Maestro che non potevano dubitare che a lui stesse a cuore la loro vita. La nostra vita! È difficile vincere quello strato di egoismo che ci lega a noi stessi più che l’ostrica allo scoglio. Ecco perché il Signore permette l’angoscia estrema: per sradicarci questi tentacoli che ci impediscono l’accesso alla felicità piena. Questa preghiera dei discepoli è, tuttavia, un bell’esempio del grido disperato di chi non ha altro appoggio che Lui, Dio.
Bisogna che Dio si nasconda perché noi lo cerchiamo, come bisogna che la madre si allontani perché il bimbo impari a camminare nella direzione delle sue braccia.
Destatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, càlmati!». Il vento cessò e vi fu una grande bonaccia. Gesù parla al vento e al mare usando le stesse parole che usa con i demòni. La preghiera può fermare la potenza degli eventi avversi, anche delle potenze cosmiche.

 

La Parola per me, Oggi

Ogni “morte” ci fa paura, anche le più piccole sconfitte che ci tocca affrontare ogni giorno; ma la fede è il vero correttivo della paura. Dove c’è molta fede c’è poca paura, dove c’è tutta fede c’è niente paura; dove c’è tutta paura c’è niente fede.

 

La Parola si fa Preghiera

Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni nel cammino della storia.

 

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