La preghiera è il migliore arbitro in ogni lite, il migliore incentivo alla vera amicizia, la migliore cura per la gelosia e per l’invidia. C’è qualcuno che vi ha in antipatia, qualcuno che vi ha fatto del male? C’è qualcuno che trovate antipatico o che evitate? Pregate per lui e sarete più paziente e caritatevole. Vi accorgete di essere diventato un individuo più felice, di vivere in un mondo che vi è più amico di quanto non foste solito immaginarlo. Dice la Bibbia: «Il Signore inoltre si mosse a compassione per Giobbe, mentre costui pregava per i suoi amici, e rese il Signore a Giobbe il doppio di tutto quello che aveva avuto».
Pregare per gli altri non solo trasforma la disposizione dell’animo, ma potenzia la volontà. Aiuta la nostra immaginazione a vedere le condizioni degli altri, accende l’affetto nel cuore; spinge la volontà ad agire.
La vera preghiera è dinamica. Usatene, e vi accorgerete che non potete fermarvi alla preghiera. Se la vostra preghiera ha in sé il minimo calore, sincerità, vi costringerà ad agire.
Chi prega per i suoi amici, per i suoi cari, non può fare a meno di preoccuparsi per loro e di adoperarsi nel loro interesse. Se prega per il suo Paese, regolarmente e con fervore sarà un cittadino onesto e fedele, e darà un valido contributo alla vita del suo tempo.
Siete tanto fortunati da sapere con certezza che qualcuno prega per voi? È un’influenza che conforta, che rianima che fortifica.
«Come mai» chiese una volta al suo cappellano un ufficiale appena rientrato dal fronte «come mai certe volte, quando sono teso e nervoso, comincio a calmarmi e finisco con il sentirmi così tranquillo e padrone di me come se stessi a sedere a casa mia nel mio salotto?».
«Non potrebbe darsi» disse il cappellano «che qualcuno preghi per voi?»
«Ma certo» rispose l’ufficiale. «Avete ragione. Mia madre».
La Madonna pregò per gli altri, quando alle nozze di Cana disse a Gesù: «Non hanno più vino».
Quando noi preghiamo per gli altri non cerchiamo di indurre Dio a interessarsi di quelli per cui preghiamo. Noi diamo a Dio la prova del nostro interesse per loro, noi sottomettiamo questo interesse a lui perché lo purifichi, e così ci rendiamo sensibili alla sua guida e ricettivi alla sua forza. Non solo, ma oltre ad aprire le porte della nostra mente alla piena della grazia divina, noi carichiamo l’atmosfera intorno ai nostri fratelli di una spiritualità che rende più facile a noi e a loro seguire la volontà di Dio. Nel considerare i vari modi di liberare la forza della preghiera, c’è una cosa da tenere a mente: forse spesso noi non preghiamo per gli individui e per le cause, semplicemente perché non li abbiamo abbastanza a cuore; perché noi siamo troppo presi dai nostri interessi e dai nostri piaceri; perché manchiamo d’immaginazione quanto di affetto.
Nell’epilogo della Santa Giovanna di Bernard Shaw, il cappellano dice di essere stato salvato. «Salvato» ribatte il vescovo «dai patimenti di Cristo». «No» risponde il cappellano «salvato dall’aver visto con i miei occhi una giovane donna arsa viva. Bisogna vederlo per sentirne l’orrore». Al che il vescovo fa una domanda molto acuta: «Dovrà dunque Cristo morire tra i tormenti in ogni epoca per salvare quelli che non hanno immaginazione?»
Se l’immaginazione non ci fa difetto, se sapremo amare abbastanza gli individui e le cause – i nostri cari, la Chiesa, i fratelli, la nostra patria – istintivamente noi ci rivolgeremo a Dio per intercedere in loro favore, e cercheremo di rafforzare il nostro amore con il suo. La preghiera è amore innalzato alla massima potenza; e la preghiera d’intercessione è la più nobile e la più cristiana delle preghiere perché in essa amore e immaginazione raggiungono la loro portata più alta e più vasta.