Don Carlo: un cammino nello Spirito a servizio della Parola

doncarlo1Don Carlo De Ambrogio nacque ad Arsiero (Vicenza) nel 1921, il 25 marzo, festa dell’Annunciazione e venerdì santo di quell’anno. Fin dalla primissima età sentì la chiamata al Sacerdozio.

A soli 9 anni entrò nell’ambiente salesiano, dove attuò la sua formazione, emise i santi voti in perpetuo il 15 agosto 1943, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e fu ordinato Sacerdote il 29 giugno 1947, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Si laureò nel 1945 A Padova in lettere e filosofia.

Fu un fervente figlio di Don Bosco, nella vita spirituale e apostolica. Nei dieci anni trascorsi al Collegio Don Bosco di Pordenone, si dedicò con zelo e generosità ai giovani nell’insegnamento, nell’internato e all’oratorio.

La sua nota caratteristica era la gioia, una gioia che scaturiva da una profonda vita interiore e che si irradiava su quanti l’avvicinavano.

Nel 1957 fu inviato a Torino presso la Casa Madre della Congregazione Salesiana come Responsabile della rivista salesiana «Meridiano 12», rivista d’attualità fondata da San Giovanni Bosco nel 1853 come «Letture cattoliche».

Questo incarico ha impegnato Don Carlo per oltre quindici anni anche come redattore di più rubriche della rivista: religione, medicina, scienza, politica, attualità. Conosceva perfettamente il tedesco, l’inglese, il francese, lo spagnolo oltre l’aramaico, l’ebraico, il greco. Preparatissimo in molte scienze per Don Carlo tutto serviva per portare i giovani alla causa del Vangelo. Fu invitato a Congressi internazionali di medicina.

Era anche un grande esperto di musica e canto. Suonava il pianoforte, l’organo e la fisarmonica. Conosceva a memoria gli spartiti dei più grandi compositori classici. Componeva musica con le parole del Vangelo per animare i canti dei giovani.

Dal 1957 al 1979 troviamo Don Carlo nella più dinamica attività e nello splendore soprannaturale della Grazia.

Fu inviato dai suoi Superiori in Asia per «relazioni sulle attività educative, caritative e sociali dei Salesiani in Asia». Visitò: Iran, India, Thailandia, Corea, Giappone, Hong Kong, Filippine, Ceylon, Formosa, Macao. A tutti i confratelli comunicava la sua gioia, la testimonianza del suo forte amore sacerdotale Eucaristico-Mariano. Ovunque diffuse grazia e amore come testimoniano i suoi confratelli delle missioni. «Il lavoro salesiano di testimonianza della carità non deve far dimenticare il fine ultimo di questo lavoro, cioè la Parola di Dio» (Manila Dic. 1970). «I missionari sono quindi portatori della Pace, nel termine biblico “shalom”: sono gli apostoli della riconciliazione e della Pace; ecco allora la Chiesa cresce come prolungamento del Cristo» (Tokio 1970). «Il missionario deve essere un uomo di preghiera. La conversione è Grazia. Il missionario deve vivere in un continuo legame con Dio, in un perenne allacciamento di amore, in una preghiera piena di fiducia e confidenza filiale» (Thaipé Giugno 1970).

Scrisse due preziosi libri tradotti in molte lingue, compreso il cinese: «Educhiamo come Don Bosco», due capolavori di studio sulla pedagogia di Don Bosco per i giovani, testi preziosi per i genitori e gli educatori.

Scrisse il libro «Don Bosco e i giovani». Il suo Rettor Maggiore Don Ziggiotti scrisse nella prefazione: «Caro Don Carlo… Ciò che Don Bosco disse a voce e in iscritto per quei suoi carissimi figliuoli è stato da te spigolato con cura sapiente e presentato in queste cento pagine, in modo che gli allievi di oggi e di domani ne potranno godere come fossero scritte proprio per loro; e gli stessi Salesiani e i genitori impareranno con quale arte esercitasse la sua paternità il grande educatore Santo».

Preparò altri lavori impegnatissimi: la teologia del Vangelo di S. Giovanni, di S. Matteo, della Genesi. Commentò l’Ultima Cena di Gesù – Don Carlo tutta la vita ha invocato la grazia «Che tutti siano uno». «Che tutti siano consacrati nella verità» – e tradusse e commentò lsaia, il Libro dell’Emmanuele.

Visse il tempo splendido del Concilio Vaticano II. Fu grande diffusore della dottrina conciliare che in quel tempo lo vide anche come prezioso collaboratore, come giornalista, per più anni del giornale cattolico «Il Nostro Tempo» della Diocesi di Torino.

Dopo la sua morte sulle pagine di questo giornale si lesse: «… Don Carlo: un’anima dolcissima e forte, un “santino” di quelli che non pesano, che camminano in punta di piedi, ma che vanno dritti allo scopo».

In quegli anni, oltre alle Figlie di Maria Ausiliatrice, che egli seguì con particolare dedizione, veniva richiesto da molti altri Istituti, Comunità religiose e claustrali, come Confessore e predicatore di Esercizi spirituali.

Era atteso settimanalmente presso la Piccola Casa della Divina Provvidenza, Cottolengo, per meditazioni sulla Parola di Dio. Nella Chiesa della Piccola Casa aveva il confessionale. Teneva corsi di esercizi alle suore cosiddetti “straordinari” e quando poteva quelli per le novizie. «Alla Piccola Casa Don Carlo De Ambrogio viveva per tutti in concetto di santità» testimonia per la causa Madre Bianca, Superiora Generale daI 1961 al 1973.

Seguì spiritualmente per anni le Suore della Congregazione Figlie di S. Giuseppe del Beato Marchisio. Le «Suore del Suffragio» del Beato Faà di Bruno lo attendevano ogni domenica per la S. Messa, sempre frequentatissima, teneva loro meditazioni ed era a disposizione per la Confessione e direzione spirituale, per 15 anni. Scrisse una biografia del loro Fondatore «Scienziato e militare».

Fu per anni confessore delle Suore non-vedenti San Gaetano della Casa Madre di Torino.

Tenne a Torino corsi serali per giovani e studenti universitari innamorandoli della Parola di Dio, portandoli ad un amore filiale all’Immacolata, in un intenso amore trinitario. A Torino particolarmente diresse spiritualmente Suore, Sacerdoti, chierici, giovani, universitari. «A volte lo chiamavano persino fino a 20 volte al giorno e lui sempre umile, paziente, sorridente, interrompeva il suo lavoro e accoglieva, confortava, perdonava».

Collaborò con la Società Editrice Internazionale SEI di Torino preparando alcuni Vangeli commentati per gli studenti delle scuole medie e superiori e curò la collana «Alfa e Omega» traducendo dal greco e commentando il Vangelo di San Giovanni, di San Luca, di San Marco, di San Matteo, l’Apocalisse, un lavoro di oltre 2500 pagine. Collaborò per oltre 12 anni attivamente con le Apostole missionarie del Centro Mater Divinae Gratiae di Rosta per la diffusione praticamente gratuita (il valore di un francobollo) della Parola di Dio. Con un lavoro senza sosta – la sera, la luce della sua stanzetta si spegneva dopo le 23 e alle 4 del mattino era già riaccesa -, tradusse dal greco e commentò in uno stile profondo ed agile un’intera collana di volumetti tascabili atti ad una diffusione capillare che chiamò Magnificat: gli Atti degli Apostoli, le Lettere di San Pietro, l’Apocalisse, San Paolo agli Efesini, le Parabole di Gesù, i Salmi dal n. 1 al n. 150 in tre volumetti, i Miracoli di Gesù, l’Eucaristia nei Vangeli, lo Spirito Santo nella S. Scrittura, la Carità nei Vangeli, le Lettere di S. Giovanni, il Profeta Geremia, San Paolo ai Galati, il Libro di Tobia, le Parole di Gesù in 4 volumetti. In «un invito a una crociera spirituale sulle orme di San Paolo», come lui stesso la definì, Don Carlo tradusse e commentò: Prima e Seconda Lettera ai Tessalonicesi: Gesù è il futuro dell’uomo – Prima Lettera ai Corinzi: Gesù è la nostra Sapienza – Seconda Lettera ai Corinzi: Gesù è il nostro “io” – Lettera ai Galati: Gesù è la nostra libertà – Lettera ai Romani: Gesù è la nostra storia e la nostra salvezza – Lettera ai Filippesi: Gesù è la nostra gioia – Lettera a Filemone: Gesù è la nostra rivoluzione e la nostra “violenza” – Lettera ai Colossesi: Gesù è il Signore del cosmo e di tutto l’universo – Lettera agli Efesini: Gesù è il Signore della Chiesa – Lettera a Tito: Gesù è la nostra ricchezza – Prima e Seconda Lettera a Timoteo: Gesù è il nostro tesoro – Lettera agli Ebrei: Gesù è il nostro Sommo Sacerdote e la nostra Alleanza.

Don Carlo, innamoratissimo della Madre di Gesù, la annunciava incarnandola nella sua vita coerente. Voleva essere solo proprietà della Tutta-dono, l’Immacolata come figlio docile in totale ascolto dello Spirito Santo.

Scrisse la collana «Conosci tua Madre», molto ricercata.

Nel 1973 erano già stati diffusi oltre 7 milioni di libretti in Italia e anche all’estero.

Lanciò poi in quegli anni il Messalino giornaliero «A Messa», (sempre del Centro Mater Divinae Gratiae), ricco di commenti e di esegesi della Parola di Dio, tutt’ora molto diffuso in Italia, nelle Parrocchie, comunità religiose, anime consacrate, semplici persone.

Nell’ora della Donna vestita di sole
il 24 Maggio 1975 NASCE IL G.A.M.
«Scolpì il Vangelo nel cuore dei giovani; li guidò ad amare l’Eucaristia, la Madonna, il Papa e mediante i Sacramenti. Li portò alla gioia e li lanciò nell’evangelizzazione».

Nel 1975, Anno Santo, in una veglia di preghiera da lui animata il 23 maggio, la notte dell’Ausiliatrice, con la partecipazione di quattromila giovani di tutta Italia, nacque il GAM. Movimento ecclesiale – Gioventù Ardente Mariana. Ciò che ha preparato quella notte di veglia deI 24 maggio 1975 supera nettamente la persona stessa di Don Carlo. Si tratta di una vera ispirazione celeste cui egli si è sottomesso con docilità, iniziativa e abbandono ai piani del Padre, tramite la Donna vestita di Sole.

«La Mamma – così egli amava chiamare abitualmente la Madonna – lo aveva preparato tutta la vita per quest’ora». I giovani lo seguivano attirati dal suo ideale: la Parola di Dio pregata e annunciata, attraverso il Cuore Immacolato di Maria, quale Madre della Chiesa, Mamma di ciascuno di noi.

«I giovani sono i più generosi – diceva – non razionalizzano, non calcolano. Sanno credere e abbandonarsi perché credono in Colei che è la Tutta Fede. Vogliono essere protagonisti del Vangelo, e si lanciano nell’evangelizzazione agli ordini della Condottiera».

Nel 1977 i suoi Superiori, dopo essersi accertati che l’Opera iniziata da Don Carlo era voluta dal Signore ed in modo materno dal Cuore Immacolato di Maria, lo invitarono a lasciare la tanto amata Congregazione Salesiana, perché il Movimento avesse più ampi sviluppi nella Chiesa. Così ne diede egli stesso notizia: «Il mio Rettor Maggiore mi ha consegnato alla Chiesa». Ne ebbe molto a soffrire, ma comprese che il Regno di Dio avanza come il chicco di frumento che muore per portare molto frutto.

Trovò nell’Arcivescovo di Napoli, Cardinale Corrado Ursi, il Pastore e il Padre che Io accolse con gioia e lo incardinò subito nella sua archidiocesi, appoggiandone l’Opera. «Caro Don Carlo, la Santa Chiesa che è a Napoli, è pronta ad accogliere la S.V. nel suo Presbiterio. Appena Ella verrà qui, sarà fatto il decreto di incardinazione. Prego il Signore che La inondi della Sua luce. La dolce Vergine La guidi maternamente. L’abbraccio con immenso affetto fraterno e La benedico». + Corrado Ursi Arcivescovo Metropolita – 26 Settembre 1977.

Percorse più volte tutta l’Italia per animare Cenacoli Gam in Istituti, Parrocchie, Ospedali, Caserme, Ospizi: Trieste, Milano, Roma, Genova, Bari, Brindisi, Catania, Reggio Calabria, Agrigento, Messina, Palermo, Torino, Rovigo, Venezia, Verona erano le città dove la sua presenza era maggiormente frequente. Ed ad ogni Cenacolo, dopo la preparazione con il Rosario e Parola di Dio, ore di Confessioni. Metteva però in guardia per il dopo Cenacolo: «Bisogna riempirsi di Dio, di un grande sogno, di un forte amore a Gesù». «Il demonio, scacciato, vagabonda nel deserto. Poi torna a vedere la casa; la trova spazzata, infiorata, bella, ordinata, pulita. Che cosa fa?. Ritorna nel deserto, chiama altri sette diavoli peggiori di lui, fa irruzione in quella casa, se ne impadronisce e la distrugge» (cf Mt 12,43-45). Perché? L’aveva trovata pulita, spazzata, ma vuota, vuota di Dio, vuota di preghiera, vuota di vita sacramentale (Confessione e Comunione), vuota di amore a Gesù e alla Madonna.

Con fedeltà eroica affrontò disagi a non finire dedicando ogni spazio libero e particolarmente la notte, alla preparazione di nuovi volumetti sulla Parola di Dio, in una catechesi pregata, per preparare poi i giovani all’evangelizzazione.

Preparò nuovi commenti per il Vangelo di S. Giovanni, di San Marco – Atti degli Apostoli – Vieni, Signore, Gesù – il Primo Cenacolo nel Vangelo di San Giovanni -i due libri di Samuele – il libro dell’Esodo – la Storia di Mosè – il libro di Rut – il libro di Giuditta. Preparò i libretti: «I Primi Venerdì del mese» – «I Primi Sabati del mese» – «Padre ho peccato» – la «Via Crucis» – «Che gioia pregare» – «Eucaristia, Pasqua dell’universo» – «l’Immacolata e i giovani» e una numerosissima serie di pieghevoli con Rosario e Parola di Dio per le varie ricorrenze liturgiche dell’anno, per il volantinaggio dei giovani.

Il nuovo commento in tre letture (con Israele, con Gesù, Gam, oggi) dei primi Salmi. Uno stupendo libretto «Cenacolo in Famiglia con una decina del Rosario, 31 giorni del mese, tutto il Vangelo di San Luca».

In particolare curò il foglio volante a servizio ecclesiale per la liturgia festiva PER ME CRISTO nelle tre versioni, adulti, fanciulli, scuola materna, diffuso gratuitamente e rapidamente in Italia e anche alle comunità dei suoi emigrati all’estero, e una numerosissima serie di pieghevoli con Rosario e Parola di Dio per le varie ricorrenze liturgiche dell’anno, per il volantinaggio dei giovani.

Parte della stampa fu fatta giungere al Santo Padre Paolo VI: «Segreteria di Stato N. 296426 … Sua Santità, mentre esprime lieta e viva gratitudine per gli encomiabili sentimenti in questo modo manifestati – frutto, certo, della solida formazione cristiana che Ella e i suoi Confratelli offrono e che i giovani con animo pronto accolgono – non può non compiacersi della copiosa produzione di stampe, fascicoli e volumetti, di facile penetrazione, dedicati soprattutto a temi mariani e liturgici. Allo zelo della Signoria Vostra Reverenda e alla valida opera dei suoi collaboratori, come alla promettente gioventù che risponde, sensibile e generosa, alle iniziative e alle attività da Lei promosse, il Sommo Pontefice volentieri rivolge la Sua parola di paterno incoraggiamento, confermando la sua benevolenza e impartendo, propiziatrice di ogni aiuto divino, l’Apostolica Benedizione».

1979

Tante pene limarono la salute di Don Carlo. Offrì la sua vita per chi maggiormente lo aveva fatto soffrire.

Il 7 novembre 1979, a soli 58 anni, si compiva il suo ardente desiderio di tornare alla Casa del Padre, lasciando ai giovani il profumo della sua vita nascosta in Dio, il candore della sua trasparenza, la veste candida della sua profonda umiltà e carità. In lui la primavera della Chiesa, così spesso annunciata, era già in atto. I suoi funerali furono un vero trionfo di gioventù, un “Cenacolo” indimenticabile per tutti. Consegnò la fiaccola al suo fedele ed intimo collaboratore Don Bruno Busulini: «Era l’uomo dell’ascolto, il discepolo, colui che ascolta per imparare, per assimilare, per trasmettere» (Mons. Giulio Nicolini).

Don Carlo è vivo e continua la sua missione con l’Immacolata, «Ispiratrice e Madre del GAM». Continua nei suoi figli Sacerdoti «Consacrati del Gam» – incardinati nelle diocesi di Napoli e di Benevento – che continuano la sua missione tra i giovani; nelle sue figlie religiose del Movimento – «Figlie della Madre di Gesù» inserite nella diocesi di Alba, da lui iniziate per l’adorazione eucaristica, per la stampa Gam e l’animazione della gioventù Gam -; nei giovani che con entusiasmo e generosità consacrano un anno o più al Signore (iniziativa lanciata da Don Carlo) della loro vita vivendo in comunità Cenacolo, animando missioni, Cenacoli in Italia e anche all’estero; nei giovani GAM che evangelizzano in varie città d’italia e nell’America Latina; nelle famiglie «spina dorsale della Chiesa oggi» che vivono la spiritualità del Movimento, in appoggio ai giovani ed evangelizzando; nella stampa che viene diffusa gratuitamente in Italia ed all’estero, giungendo in tutti i continenti.

Che cosa prometteva Don Carlo e cosa faceva Don Carlo per attirare i giovani e lanciarli nell’evangelizzazione? Lui stesso quando nel lontano 1969 a Calcutta si pose questa domanda dopo aver incontrato Madre Teresa, ci darà la risposta: “Nulla”. «Essa parla di Gesù, vive come una testimone della Luce. Dio vive in lei». Don Carlo è stato un segno della bontà e santità di Dio che traspariva e irradiava nei giovani, era una «lampada che arde e che splende» (Gv 5,35).

La Parola di Dio fu il grande amore della vita di Don Carlo, ma la Provvidenza lo preparò attraverso tappe successive, che non si escludono a vicenda, ma nelle quali si avverte la crescita soprannaturale a servizio di un carisma che – come Egli stesso diceva – non gli apparteneva, era tutto Dono dall’Alto.

Si possono individuare quattro tappe:

la La cultura umanistica a servizio della Parola

2a La cultura biblica a servizio della Parola

3a Verso un atteggiamento di adorazione della Parola

4a Alle sorgenti dell’adorazione, nel Cuore Immacolato della Madre di Dio e della Chiesa.

1a tappa: La cultura umanistica a servizio della Parola

Laureato in Lettere e diplomato alla Scuola di Giornalismo con Sr. Lucia De Gasperi, aveva un modo di porgere i contenuti scolastici che incatenava i giovani. Riviveva il Metodo Preventivo di S. Giovanni Bosco incarnandolo in una maniera estremamente perso­nale, che affascinava i giovani. Quando poi passò alla Direzione di Meridiano 12, riversò lo stile giornalistico che gli era connaturale in centinaia di articoli, condensati di romanzi e racconti che avevano una presa diretta sui lettori. Dalla medicina alla musica, dall’astrono­mia alla politica, dalla narrativa alla fisica, dalla psicologia all’economia, penetrava i fatti con lucidità e vivacità e li porgeva in anteprima, grazie alle sue vaste conoscenze linguisti­che. Era un potente assimilatore (poteva leggere un libro per notte con il metodo cosìddetto dell'”­occhio al centro”), ma rifondeva tutto nella trasparenza del suo essere per ridonarlo con la freschezza di una nuova creazione. Diceva: «Il genio ha la sua sorgente nello Spirito Santo».

Quando spiegava la Parola di Dio inseriva piacevolmente la ricchezza delle sue conoscenze, ma siccome era una creatura senza ripiegamenti e molto pura, l’effetto che provocavano quelle nozioni era un servizio autentico alla Parola, che era vestita a festa, con colori vivaci, piacevoli, e veniva ricordata e assimilata con estrema facilità.

Si adattava al tipo di uditori con una finezza psicologica straordinaria: parlava a tutti, ma ognuno avvertiva quella Parola come un dono rivolto a lui personalmente. Personalizzare la Parola di Dio in modo da renderla nell’oggi di ogni esistenza, fu un segreto che gli valse tan­ta popolarità. Infilava suggerimenti pedagogici, sottili analisi psicologiche, piacevoli aneddoti presi dalla vita quotidiana, tutto perché ognuno accogliesse il messaggio dello Spirito come qualcosa di unico.

2a tappa: La cultura biblica a servizio della Parola

Conosceva le lingue orientali, non solo per gli studi biblici, ma per la continua comunione con le fonti originali della Parola (il greco lo possedeva a perfezione). Negli anni ’60 fu invitato molto sovente a tenere Corsi biblici, Ritiri spirituali, Conferenze, Dibattiti sulla Parola di Dio, come egli preferiva chiamare la Sacra Scrittura. Preparò appunti e dispense sulla Teologia della Genesi e dell’Esodo, dei quattro Vangeli, dell’Apocalisse, tenne un intero Corso biblico-teologico su S. Paolo, uno sui Salmi; pubblicò uno studio sul Libretto dell’Emmanuele del Profeta Isaia, e curò la Collana “Magnificat” di Rosta (TO), con la tradu­zione diretta dal greco di ventitre volumetti della S. Scrittura ivi pubblicati. Lo scopo della collana era la diffusione della Parola di Dio con traduzione e note facili che permettevano una buona comprensione del testo anche a persone non iniziate a studi biblici come Religiose, Seminaristi, Universitari, Gruppi di impegno, giovani, eccetera. Sempre presso questa Editrice da lui creata e sostenuta – il Centro “Mater Divinae gratiae” di Rosta – pubblicò la collana “A MESSA”, una serie di volumetti mensili per facilitare la preparazione alla Liturgia della Mes­sa negli anni del rinnovamento liturgico post-Conciliare. Queste pubblicazioni andavano a ruba, sia perché a quel tempo mancavano i Messalini, sia per il bassissimo costo di vendita, e sia soprattutto per i commenti che univano, alla nitida esegesi, un’anima di preghiera sem­pre discreta e convincente. Racconta Sr. E., una Figlia di Maria Ausiliatrice che, come tante altre, non perdeva nessuna Conferenza o Corso biblico tenuto da Don Carlo, che il primo anno che lo conobbe passava le notti intere a rileggere i Libri Sacri dopo averli ascoltati dalla viva voce di Lui. Se ne innamorò talmente, che per lei dire “Don Carlo” equivaleva dire “Parola di Dio”.

Al gruppo di studenti del Politecnico di Torino a cui D.Carlo tenne per anni incontri serali sulla Bibbia – da notare che si riunivano in una soffitta per poterci stare tutti con le fidanzate o consorti – dette una tale iniezione di entusiasmo per la Parola di Dio che uno di loro do­vette confessargli: «È un virus che quando ti si attacca non ti lascia più».

Ma tutto questo, nel piano di Dio-Amore, era ancora una preparazione.

3a tappa: Verso un atteggiamento di adorazione della Parola

La sua anima di fanciullo era fatta per l’adorazione. Probabilmente Dio non ha mai dettato teorie sui carismi. Egli li distribuisce nel tempo incarnandoli nelle persone a cui affida determinate missioni nella Chiesa. E quindi i carismi – come affer­ma il Card. Ratzinger – non sono codificabili in astratto. La persona di Don Carlo era nata per annunciare la Parola di Dio nella Chiesa, con un certo timbro, soprattutto alle anime consacrate e ai giovani. Due dimensioni che erano connaturali a D. Carlo e che si pos­sono racchiudere così: purezza verginale (o dono totale di sè) e ardore penetrante. Queste due caratteristiche della sua personalità soprannaturale si fondevano in una compo­nente originalissima: la meraviglia. Chi ascolta le registrazioni della sua viva voce si trova da­vanti a una creatura che fa mettere in ginocchio il cuore degli uditori davanti alla Parola. Don Carlo creava lo stupore di fronte alla presenza di Dio viva, così come gliela donava il testo Sacro, per cui cadeva la voglia di discutere e nasceva quell’amore per la Parola di Dio che portava l’anima a non separarsene più. Diceva: «Dio è presente nell’Eucaristia sotto le appa­renze del Pane, ma è presente nella sua Parola, sotto le apparenze della terminologia uma­na». Oppure: «La fede è ascolto della Parola di Dio». Erano gli slogans dell’anima, e calavano dentro senza poterli discutere o sezionare. Possiamo benissimo spiegarci che accogliere la Parola in un certo modo è questione di fede, e che senza fede non c’è adorazione della Parola, ma soltanto conoscenza più o meno razionale. Con Lui però non c’era bisogno di fare disquisizioni del genere: come si sta in adorazione davanti al Santissimo, così si entrava in adorazione della Parola rivelata, specie il Vangelo. E questo, con una profonda gioia del cuo­re e con una certa soddisfazione anche della mente. La gioia infatti era il timbro con cui Egli comunicava il suo amore per la Parola di Dio, spesso la rivestiva anche di musica facile e popolare.

Il Card. Corrado Ursi riassume molto bene queste osservazioni in poche righe:

«Don Carlo è vissuto nell’ascolto assiduo e amoroso della Parola di Dio. Conosceva le Sacre Scritture, le riviveva e spiegava nell’ebbrezza dello Spirito. Visse nella Chiesa come messaggero dello Spi­rito e ministro fiamma di fuoco. Il messaggio ardente, però, scaturiva sempre da labbra sor­ridenti di un volto luminoso di fanciullo in toni dolci, limpidi, penetranti. Lo capivano meglio i cuori giovanili o assetati di giovinezza».

4a tappa: Alle sorgenti della Parola, nel Cuore Immacolato della Madre di Dio e della Chiesa

Il cammino di Don Carlo verso la piena fisionomia del suo carisma nella Chiesa, trovò il suo culmine quando la Vergine gli affidò il Movimento giovanile del G.A.M. (Gioventù Ardente Mariana). A contatto della porzione prediletta del Cuore di Maria, Don Carlo maturò a pienezza il suo carisma di servo della Parola. Il GAM iniziò la sua vita con una notte di veglia in cui i giovani stessi musicarono e crearono i commenti ai Misteri dell’intero Rosario. La Madonna e la Parola, ecco l’incontro definitivo che maturò la fisionomia spirituale di D. Carlo. Anche prima del 1975 Don Carlo dedicava a Lei ogni sua pubblicazione, aveva conden­sato in un libriccino popolare – “La mia Gioia” – il Trattato della Vera Devozione a Maria del Montfort, e il piccolo tesoro del “Segreto” dello stesso autore; ma fu nella chiamata ad esse­re iniziatore ed anima di un movimento giovanile che Don Carlo fuse i due aspetti della sua spiritualità nella famosa sintesi di “Rosario e Parola di Dio”. Non si tratta più di devozione alla Madonna soltanto, ne di adorazione della Parola soltanto, ma di adorazione alla Parola attraverso il Cuore Immacolato di Maria, Madre di Dio e della Chiesa. Un connubio che solo lo Spirito poteva creare. In pratica si tratta della Parola di Dio annunciata e intercalata con l’Ave Maria. Le modalità possono essere diverse: dal semplice enunciato di una frase biblica seguita dall’Ave Maria, alla formula del Cenacolo GAM che abbina annuncio, preghiera, canto e sacramenti, alla formula domestica dei Cenacoli familiari che intercalano il testo biblico ogni dieci Ave Maria, eccetera. Ne nacque così una nuova forma di evangelizzazione. Se prima il carisma era – possiamo dire – proprietà esclusiva di Don Carlo, ben presto i collaboratori e i giovani stessi furono in grado di diffonderlo. Il segreto, ovviamente, non risiedeva più nella competenza teologico-biblica o nelle doti personali di Don Carlo, ma nell’essersi spossessato completamente di tutto per affidare a Maria la guida misteriosa, ma reale della nuova evan­gelizzazione nella Chiesa.

Dal mistero di Maria, la “Mamma Celeste”, la “Tutta-Verbizzata”, che custodiva nel suo Cuo­re tutti gli avvenimenti e le Parole del Figlio, la Parola attingeva le risorse dello Spirito per venire annunciata a tutti, attraverso i piccoli, cioè quella fetta particolare di laici che sono i giovani. Essi mettono a disposizione dell’annuncio la loro fede assoluta nella potenza creatrice della Parola stessa e nell’amore indiscusso del Padre Celeste, unendovi l’entusiasmo e la ca­rica dei loro giovani anni.

Mentre ai giovani veniva affidata la delicata missione dell’annuncio, disposti a darne testimo­nianza con la vita, alle anime consacrate, – l’altra porzione a cui il Padre l’aveva destinato -­ Don Carlo affidava il compito di sostenere i giovani e custodire la Parola, come Maria, la Ver­gine di Nazaret e del Cenacolo. La prima Comunità delle Figlie della Madre di Gesù da Lui fondata aveva il compito di sostenere la nuova evangelizzazione con l’adorazione e la stam­pa, in modo che i giovani potessero attingervi abbondantemente il materiale esplosivo e la forza di grazia per lanciarlo nel mondo.

A questo scopo la Provvidenza gli mise accanto laici impegnati che appoggiarono le sue ve­dute profetiche con le loro risorse di lavoro e di sacrificio: tutto veniva convogliato verso quel fiume di luce che era la Parola del Figlio e che nel piano del Padre doveva illuminare il mondo con la potenza dello Spirito. La formula del suo saluto traduceva bene tutto ciò: «Nell’amore dei Tre con la Mamma Celeste»

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