Messalino di Domenica 10 Febbraio

Messalino di Domenica 10 Febbraio

 

Dal libro del profeta Isaia (6,1-2a.3-8)

Nell’anno in cui morì il re Ozìa, io vidi il Signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini; ognuno aveva sei ali. Proclamavano l’uno all’altro, dicendo:
«Santo, santo, santo il Signore degli eserciti!
Tutta la terra è piena della sua gloria».
Vibravano gli stipiti delle porte al risuonare di quella voce, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi:
«Ohimè! Io sono perduto,
perché un uomo dalle labbra impure io sono
e in mezzo a un popolo
dalle labbra impure io abito;
eppure i miei occhi hanno visto
il re, il Signore degli eserciti».
Allora uno dei serafini volò verso di me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle dall’altare. Egli mi toccò la bocca e disse:
«Ecco, questo ha toccato le tue labbra,
perciò è scomparsa la tua colpa
e il tuo peccato è espiato».
Poi io udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: «Eccomi, manda me!».

* Il Tempio di Gerusalemme prende dimensioni cosmiche: il Santo di Israele diventa il «Dio degli eserciti», la Gloria che prima rivestiva il «Santo dei santi» ora riveste tutta la terra; il trisaghion (tre volte «Santo») traduce l’infinita santità di Dio. Al bagliore di quella presenza il profeta si avvede di essere un uomo dalle labbra impure.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 137)
Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,
mi prostro verso il tuo tempio santo.

Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.
Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.
Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

La tua destra mi salva.
Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15,1-11)

Vi proclamo, fratelli, il Vangelo che vi ho annunciato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi e dal quale siete salvati, se lo mantenete come ve l’ho annunciato. A meno che non abbiate creduto invano!
A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto.
Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana. Anzi, ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Dunque, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.

* Il nucleo del vangelo di Paolo (kèrigma) è la morte e risurrezione del Signore, la teologia della croce e la teologia della gloria. Il Cristo risorto è colui che Paolo ha incontrato sulla via di Damasco. Non si tratta di un rischio: tutto si è compiuto «secondo le Scritture».

 

Canto al Vangelo (Mt 4,19)
Alleluia, alleluia. Venite dietro a me, dice il Signore, vi farò pescatori di uomini. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (5,1-11)

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

* Pietro poteva essere tentato di rispondere con un rifiuto all’invito di Gesù. Di giorno, in tempo cioè sfavorevole della pesca, quando ormai è stanco ed è umanamente impossibile ottenere qualche risultato, perché gettare la rete?

 

Spunti di Riflessione

Lavorare sulla Parola di Dio
Gesù è al centro della scena, come Maestro. In piedi, dapprima: «la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio»; seduto, poi, quando il pescatore Simone gli offre la sua barca «per scostarsi un poco da terra e ammaestrare le folle». «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca»: il comando è rivolto a Pietro, la barca è sua; l’azione invece impegna tutti, sono tutti pescatori.
Pietro confessa il fallimento totale: «Tutta la notte, nulla». Ora gli si chiede di gettare la rete di giorno, e lui è stanco. La fede di Pietro travalica ogni esperienza; è totale: «Sulla tua parola getterò le reti». Per imbarcare i pesci, Pietro è costretto a chiamare anche gli altri che gli diano una mano.
L’uomo deve obbedire alla Parola e lavorare (= gettare la rete, annunciare). Dio gli darà il successo. Succede spesso così nella Chiesa: nonostante tutti i metodi impiegati e tutte le forze usate, certe volte non si ottiene alcun risultato. A un tratto, però, Dio dà un raccolto inaspettato e improvviso, proprio là dove ci si aspettava un raccolto nullo o meschino.
Di fronte a quella scena, Pietro confessa la propria sozzura, come Isaìa. Sente contemporaneamente vicina a sé la divinità della persona di Gesù e misura l’estensione della sua nullità. Perciò cade in ginocchio e balbetta: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore».
La luce di Dio evidenzia la nostra ombra, la sua santità il nostro peccato. «Non temere – lo rassicura Gesù – d’ora in poi sarai pescatore di uomini». La professione resta, ma sublimata: pescare uomini vivi, invitarli al banchetto del Regno.

«Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». I discepoli di Gesù hanno per scopo di trasportare nel mare dell’Amore di Dio che non conosce sponde, i pesciolini umani, di tirarli fuori dalle pozzanghere del peccato e farli guizzare nelle acque spumeggianti della grazia dove c’è la libertà di Dio. Gesù dà ai suoi apostoli l’incarico e l’autorità di pescare. Dispone perciò che i suoi discepoli abbiano a raggiungere gli uomini con la pazienza e con la costanza propria dei pescatori. Devono quindi continuamente pescare anime in ogni grado sociale, a ogni età. Questa è la loro missione.

 

La Parola per me, Oggi

Il profeta Isaia e Simone, di fronte alla grandezza e alla santità di Dio, avvertono tutta la loro piccolezza e l’incapacità di svolgere la loro missione senza il sostegno di Dio. Riconosciamoci “piccoli”, ma grandi grazie a Colui che ci dà la vita e ci tiene per mano.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Dio di infinita grandezza, che affidi alle nostre labbra impure e alle nostre fragili mani il compito di portare agli uomini l’annunzio del Vangelo, sostienici con il tuo Spirito, perché la tua parola, accolta da cuori aperti e generosi, fruttifichi in ogni parte della terra.

 

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