Messalino di Domenica 11 Febbraio
Dal libro del Levitico (13,1-2.45-46)
Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: «Se qualcuno ha sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra, quel tale sarà condotto dal sacerdote Aronne o da qualcuno dei sacerdoti, suoi figli.
Il lebbroso colpito da piaghe porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore, andrà gridando: “Impuro! Impuro!” Sarà impuro finché durerà in lui il male; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuori dell’accampamento».
* Il libro del Levitico, come indica il suo nome, è un libro che concerne i leviti e i sacerdoti: è un insieme di leggi e prescrizioni. Lo scopo della legge sulla lebbra (in questa lettura) è di disporre e di mantenere il popolo e quindi i singoli individui in grado di servire il Signore, di essere santi e puri e di partecipare al culto.
Salmo Responsoriale (dal Sal 31)
Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia.
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.
Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Rallegratevi nel Signore
ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore,
gridate di gioia.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (10,31 - 11,1)
Fratelli, sia che mangiate sia che beviate sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio. Non siate motivo di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio; così come io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza.
Diventate miei imitatori, come io lo sono di Cristo.
* La carità verso il prossimo. Evitare ogni scandalo, edificare il prossimo in vista della salvezza che gli è offerta. Questo è il senso dei precetti qui ricordati.
Canto al Vangelo (Lc 7,16)
Alleluia, alleluia. Un grande profeta è sorto tra noi, e Dio ha visitato il suo popolo. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Marco (1,40-45)
In quel tempo, venne a Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!».
E subito la lebbra scomparve ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò, e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
* Colui che per guarire il lebbroso afferma: «Lo voglio, guarisci!» si fa conoscere come uno che parla con l’autorità di Dio, anzi come «Dio presente».
Spunti di Riflessione
Morte civile
La lebbra fu sempre in Oriente uno dei flagelli più devastanti e più temuti; inglobava tutte le malattie della pelle («un tumore o una pùstola o macchia bianca»), ma rivelava tutto il suo orrore nella putrefazione delle carni, soprattutto del volto e delle mani. Per proteggere il popolo eletto da questo male demoniaco e contagioso, il malato veniva «scomunicato», cioè isolato dall’abitato. Segno di corruzione, simbolo del peccato, la lebbra era considerata un castigo di Dio; ecco perché il lebbroso porta vesti strappate, lacere (come di lutto), il capo scoperto, la barba nascosta. Il lebbroso è considerato «immondo» (e deve confessarlo e gridarlo, lui stesso), cioè impuro, isolato da tutto ciò che è puro, che lui potrebbe contaminare con un semplice tocco.
Il lebbroso viene isolato da ciò che è santo, quindi dal Santo di Israele, che è Dio: non può celebrarne il culto. Viene quindi radicalmente escluso dalla comunità del popolo di Dio, che è fondamentalmente una comunità liturgica.
Nel Vangelo, l’atteggiamento che il lebbroso prende con Gesù rivela, più che rispetto, una vera fede («supplicava in ginocchio»).
Gesù «tese la mano», come a irradiarlo e a magnetizzarlo di «potenza» divina; «lo toccò», sfidando le leggi così severe del Levìtico. Gesù mette la sua carne sana a contatto con la carne putrida dell’umanità devastata dal peccato. La Risurrezione non farà che estendere a ogni creatura il contatto miracoloso dell’umanità di Gesù.
«Come testimonianza per loro» dice Gesù: la guarigione del lebbroso è un vero e proprio fatto di rivelazione, che ha lo scopo di portare gli uomini alla fede. Gesù rifiuta di dichiararsi esplicitamente Messia, ma manifesta, nelle parole e nelle azioni, la sua autorità e la sua potenza divina.
«Perché, dato che guarisce il malato con la sua volontà e con la sua parola, Gesù aggiunge anche il tocco della sua mano? Io ritengo che per nessun altro motivo lo faccia, se non per mostrare che non c’è niente di impuro per un uomo puro» (Giovanni Crisostomo).
La Parola per me, Oggi
Il pudore a invocare la salvezza e a mettersi in ginocchio davanti al Salvatore, è come quello di chi non osa dire al medico il suo male. È un falso pudore che viene dal nemico, una sprovveduta autosufficienza che maschera un’autosufficienza senza speranza. Alla scuola della Parola impariamo oggi dal lebbroso a gridare a Gesù il nostro bisogno. Sia oggi la nostra preghiera un inginocchiarsi ai suoi piedi e supplicare.
La Parola si fa Preghiera
Risanaci, o Padre, dal peccato che ci divide,
e dalle discriminazioni che ci avviliscono;
aiutaci a scorgere anche nel volto del lebbroso
l’immagine del Cristo sanguinante sulla croce,
per collaborare all’opera della redenzione
e narrare ai fratelli la tua misericordia.