Messalino di Domenica 12 Novembre

Messalino di Domenica 12 Novembre

 

Dal libro della Sapienza (6,12-16)

La sapienza è splendida e non sfiorisce,
facilmente si lascia vedere da coloro che la amano
e si lascia trovare da quelli che la cercano.
Nel farsi conoscere previene coloro che la desiderano.
Chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà,
la troverà seduta alla sua porta.
Riflettere su di lei, infatti, è intelligenza perfetta,
chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni;
poiché lei stessa va in cerca di quelli che sono degni di lei,
appare loro benevola per le strade
e in ogni progetto va loro incontro.

* La Sapienza, per l’autore sacro, è la Rivelazione divina: essa svela la volontà e le intenzioni di Dio. È la fonte di ogni scienza e conoscenza. La Sapienza tende a identificarsi con tutta quanta la Rivelazione di Dio nella storia di Israele e nel creato: è, in definitiva, il «Verbo fatto carne», cioè la Parola di Dio che è Gesù Cristo.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 62)
Ha sete di te, Signore, l’anima mia.

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.

Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria.
Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.

Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.

Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (4,13-18)

Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

* I cristiani di Tessalonica pensavano che il ritorno trionfale di Gesù fosse ormai imminente. Obiezione: i loro fratelli defunti sarebbero rimasti esclusi da quel corteo trionfale? Paolo si richiama alla fede (= noi crediamo): Dio Padre, che ha risuscitato Gesù dai morti, risusciterà pure i defunti «morti in Gesù».

 

Canto al Vangelo (Mt 24,42a.44)
Alleluia... Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

* La lezione della parabola. Posta davanti al fatto di un ritorno differito del Signore, in limiti di tempo che nessuno può prevedere, la comunità cristiana e ciascuno dei suoi membri devono essere sempre vigilanti per non mancare l’incontro decisivo con il Cristo. L’incertezza della data esige una continua preparazione.

 

Spunti di Riflessione

Vegliate e pregate
La lampada (nell’insegnamento del Vangelo) è la Parola di Gesù; è l’equivalente del seme, nella parabola del seminatore. La vita del cristiano è «un andare incontro al Cristo». L’olio, per alimentare la fiamma della lampada, può indicare l’amore attivo, la fede vissuta e praticata, soprattutto la pazienza, che è il prolungamento dell’amore. Il caso delle vergini stolte mette in rilievo che quelle ragazze sventate non hanno la pazienza e la carica sufficienti per attendere a lungo; l’olio può significare anche lo Spirito Santo e quindi la preghiera, cioè l’adorazione continua della Parola di Dio. Vergini stolte: la parola «stolto» nel Vangelo indica la ricerca e l’adorazione di se stessi.
«Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono». La notte e il sonno (assopimento e poi sonno profondo: Gesù chiama la morte fisica «sonno») significano il ritardo della venuta di Cristo e la sorpresa del suo arrivo. Ciò che Dio esige da noi è la fedeltà che, sul piano religioso, si chiama fede. Occorre alimentare la lampada della fede. Paolo definisce i cristiani «coloro che attendono con amore la venuta del Signore» (2 Tm 4,8). Bisogna vegliare. Bisogna prepararsi all’appuntamento. Bisogna riempire le ore dell’assopimento con la speranza, con il desiderio, con la preghiera.
«Vegliate, perché non sapete né il giorno, né l’ora». La morte ci depone davanti alla porta del Regno. La fedeltà di tutta una vita, cioè la perseveranza, è la chiave per entrare al «banchetto di nozze dell’Agnello» (Ap 21).
La porta chiusa è il rovescio del mistero dell’amore. Dio che si è definito «il Dio geloso» (El qanàh) è in diritto di esigere che lo si attenda fedelmente. La sua ora di arrivo non è necessariamente la nostra, perché il suo Regno è una grazia divina, una deliziosa sorpresa. Bisogna averlo atteso tutta la vita con la vigilanza (che non si esaurisce nell’attesa, ma si esprime nell’impegno) per apprezzare l’ebbrezza del supremo appuntamento.
«Gesù, è ormai tempo che ci vediamo», mormorava S. Teresa d’Avila spirando: l’aveva talmente atteso che l’amore aveva trafitto il suo cuore.

 

La Parola per me, Oggi

La Sapienza (prima Lettura) è radiosa (è Luce), indefettibile; si offre a guidare ciascuno di noi sui sentieri della felicità. È qualificata per orientare la nostra vita e realizzarci; si fa trovare subito, appena la si ricerca e se ne ha desiderio. Per mezzo suo, noi impariamo a decifrare e a leggere la carta stradale della nostra esistenza. Ogni mattina è qui, discreta e delicata, a offrire i suoi servigi, «seduta alla porta» dell’anima. Se le si dà accoglienza, se la si ascolta, tutto si illumina al sorriso del suo volto  e si è rapidamente nella gioia.

 

 

La Parola si fa Preghiera

O Dio, la tua sapienza va in cerca di quanti ne ascoltano la voce, rendici degni di partecipare al tuo banchetto e fa’ che alimentiamo l’olio delle nostre lampade, perché non si estinguano nell’attesa, ma quando tu verrai siamo pronti a correrti incontro, per entrare con te alla festa nuziale. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Un pensiero per te
L’eternità non è una vecchiaia senza fine, ma un’incorruttibile giovinezza.

 

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