Messalino di Domenica 15 Settembre

Messalino di Domenica 15 Settembre

 

Dal libro del profeta Isaìa (50,5-9a)

Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia
agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste,
per questo non resto svergognato,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare confuso.
È vicino chi mi rende giustizia:
chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci.
Chi mi accusa? Si avvicini a me.
Ecco, il Signore Dio mi assiste:
chi mi dichiarerà colpevole?

* Il frammento di questa lettura fa parte del cosiddetto “terzo canto del Servo Sofferente”. Il capitolo 50 di Isaia è praticamente costruito in forma di dibattito giudiziario: prima Dio e poi il profeta- Servo convoca in giudizio gli avversari.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 114)
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.

Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.

Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».

Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.

 

Dalla lettera di san Giacomo apostolo (2,14-18)

A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha opere? Quella fede può forse salvarlo?
Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.
Al contrario uno potrebbe dire: «Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede».

* La sfida. Io ho la fede, dice uno. Gli si può rispondere: se non hai le opere, come puoi provarlo? Io invece, dirà un’altro, ho le opere, dunque ho la fede da cui procedono.

 

Canto al Vangelo (Gal 6,14)
Alleluia, alleluia. Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (8,27-35)

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

* Nessuno, fino a questo momento, ha mai identificato Gesù col Cristo. Nessuno, tranne gli apostoli, di cui Pietro si fa sollecito portavoce. Secondo lui non c’è dubbio: Gesù è il Messia. Per prudenza, per evitare ogni effervescenza popolare male indirizzata, Gesù impone il silenzio ai suoi apostoli, ma senza sconfessarli, al contrario.

 

Spunti di Riflessione

“Dio mi assiste”

* Il profeta, ispirandosi probabilmente ad esempi a lui contemporanei, profila al vivo il ritratto del vero Servo di Dio: 1° atteggiamento di discepolo fedele («Il Signore DIo mi ha aperto l’orecchio», cioè si lascia continuamente ammaestrare e guidare dal suo Dio; oggi si direbbe: è costantemente in dialogo con Lui); 2° accettazione della sofferenza, perché fonte di vita e di salvezza per sé e per gli altri («Ho presentato il mio dorso ai flagellatori»: davanti agli insulti e agli sputi, il Servo Sofferente rimane con «la faccia dura come pietra», cioè risoluto e fermo nell’obbedienza, nel suo «sì» a Dio, sicuro di non restare «confuso»); 3° fede in Dio («È vicino chi mi rende giustizia... Il Signore Dio mi assiste»: Dio in persona viene a difendere la causa del suo cliente, ingiustamente accusato).
Gesù ebbe sempre sotto gli occhi questo ritratto profetico del Servo Sofferente: «Egli ha accettato di morire in croce senza badare che era una morte vergognosa; pensava alla gioia riservata per lui in cambio di quella sofferenza» (Ebrei 12,2).

“Tu sei il Cristo”

* I discepoli stanno seguendo Gesù da oltre 18 mesi, lo vedono agire, lo ascoltano parlare, sono affascinati da lui: Gesù è diventato per loro un grosso interrogativo: chi è lui? È arrivato il momento in cui Gesù interpella i suoi discepoli per provocarne la risposta.
Per la prima volta nel Vangelo di S. Marco, caratterizzato dal cosiddetto segreto messianico, Gesù accetta il titolo di Cristo, cioè di Messia. Messia, per Pietro, significa che Gesù è l’inviato supremo di Dio, colui che avrebbe salvato il mondo dai peccati, colui che impegna a seguirlo nel Regno di Dio. Pietro ha tolto al titolo di Cristo la carica esplosiva che gli dava la gente e ha collocato Gesù in vetta alla storia della salvezza: Gesù è il Messia annunciato dai profeti.

* Si tratta adesso di precisare in che modo il Messia Gesù avrebbe procurato la salvezza degli uomini.
«E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire...». Gesù si proclama Figlio dell’uomo: questo titolo (sempre in bocca a Gesù) gli permette di raffigurarsi come il personaggio glorioso della visione del profeta Daniele (7,13-14) e come il Servo Sofferente dei Canti del profeta Isaìa. Sarà Messia attraverso la più umiliante delle sofferenze, quella della croce: «doveva venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare» (il verbo «dovere» indica la volontà del Padre Celeste).

* Pietro allora prende Gesù «in disparte» e lo rimprovera di dire questo «apertamente». L’incomprensione e il tentativo di Pietro sono per Gesù una vera tentazione, che egli scarta con forza. Gesù «si volta» (come per sfuggire subito a simile tentazione), «guarda i discepoli» (quasi per invitare i suoi a legare la loro esistenza alla sua), «rimprovera Pietro» e lo allontana chiamandolo Satana (cioè accusatore, tentatore): «Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Gesù obbliga i suoi, se vogliono essere suoi discepoli, a perdere la propria vita «per me e per il Vangelo».
Non basta credere in Gesù nonostante la croce; bisogna anche seguire Gesù portando la croce. La sofferenza è la grande educatrice dell’uomo.

 

La Parola per me, Oggi

Ascoltiamo Dio oggi anche nel dolore. Cercare di accogliere con pace la nostra Croce è un modo per non opporre resistenza, per non tirarci indietro, che ci farà comprendere meglio il segreto del “Servo sofferente”.

 

La Parola si fa Preghiera

O Padre, conforto dei poveri e dei sofferenti,
non abbandonarci nella nostra miseria:
il tuo Spirito Santo ci aiuti
a credere con il cuore,
e a confessare con le opere
che Gesù è il Cristo,
per vivere secondo la sua parola e il suo esempio,
certi di salvare la nostra vita
solo quando avremo il coraggio di perderla.

Alla B.V. Maria Addolorata

Regina dei martiri, che sostenesti i più atroci dolori e compisti nel tuo cuore il più eroico dei sacrifici, io voglio unire le mie pene alle tue.
Vorrei essere vicina a te come san Giovanni e le pie donne per consolarti della perdita del tuo Gesù. Purtroppo riconosco che anch’io con i miei peccati sono stato causa della morte del tuo Figlio diletto.
Ti chiedo perdono, o madre addolorata. Accetta in riparazione l’offerta che io ti faccio di me stesso, e il proposito di volerti sempre amare per l’avvenire.
Metto nelle tue mani tutta la mia vita; fa’ che io possa farti amare anche da tante anime che vivono lontane dal tuo Cuore materno. Amen.

 

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