Messalino di Domenica 17 Febbraio
Dal libro del profeta Geremìa (17,5-8)
Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamarisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti».
* Il re di Giuda, Sedecia (588 a.C.), chiede sicurezza in una concreta situazione storica. Sedecia ragiona così: la fiducia (= la base della propria sicurezza) va riposta nell’aiuto militare degli egiziani, nel partito dei «falchi» del suo regno: è l’alleanza del topo. Adotta quindi un atteggiamento di incerto distacco dagli ammonimenti e dagli avvisi di Geremìa.
Salmo Responsoriale (dal Sal 1)
Beato l’uomo che confida nel Signore.
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
e le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (15,12.16-20)
Fratelli, se si annuncia che Cristo è risorto dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non vi è risurrezione dei morti?
Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.
Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini.
Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti.
* Paolo afferma che se i morti non risorgessero ciò verrebbe a provare che Cristo non è riuscito a salvare l’umanità: «vana è la vostra fede e vana è la nostra predicazione». La salvezza comporta effettivamente la vittoria sulla morte del corpo che è conseguenza del peccato. Cristo risorto ha vinto la morte perché ha vinto il peccato.
Canto al Vangelo (Lc 6,23ab)
Alleluia, alleluia. Rallegratevi ed esultate, dice il Signore, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Luca (6,17.20-26)
In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il Regno di Dio.
Beati voi che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti».
* Al di là di qualsiasi spiritualizzazione Gesù parla della povertà e della debolezza fisica, della fame e delle lacrime materiali degli oppressi. Il discorso di Gesù guarda alla situazione reale esistente nel mondo, alle ingiustizie che subiscono coloro che non hanno potenti amicizie ed influenze, ai disagi che sopportano i vinti e gli oppressi.
Spunti di Riflessione
Importa il Regno di Dio
Il gruppo dei discepoli è costituito. Insieme con loro Gesù scende dal monte e si ferma in luogo pianeggiante, aperto a tutti. Una grande moltitudine di discepoli e di popolo era affluita attorno a Gesù. La sua fama ha già valicato i confini.
Nel Discorso della Montagna, Gesù abbozza la Magna Charta, cioè il regolamento spirituale della Chiesa. L’occhio di Gesù è sempre rivolto all’ultimo giorno; le parole sono proiettate nell’aldilà. Alla parola beati ripetuta quattro volte si contrappone la parola guai ripetuta quattro volte.
Beati voi, poveri. Guai a voi, ricchi. L’invito di Gesù è di tener d’occhio quell’inversione di valori per cui l’ultimo, il più umile, diventa il primo di fronte a Dio. È un’abitudine di Dio quella di esaltare gli umilissimi, soprattutto i poveri di spirito non irretiti nelle cose di questo mondo, ma liberi di rivolgere lo sguardo al Regno di Dio. Ricco invece è colui che si aggrappa a questo mondo come se ci dovesse restare; egli trova la sua soddisfazione nel presente, perciò evita il futuro e l’aldilà. Ciononostante il Regno di Dio viene; guai a chi non lo desidera ardentemente e anzi vuol rimanerne lontano.
Beati voi, che ora avete fame. Guai a voi, che ora siete sazi. L’affamato ha coscienza della sua indigenza e non vede l’ora di ottenere quella soddisfazione che per il momento gli viene negata. Chi è sazio è pago di sé, vorrebbe rendere eterno il momento attuale e rifiuta l’eternità che glielo strappa. Perciò non si rallegra dell’avvento del Regno di Dio.
Beati voi, che ora piangete. Guai a voi, che ora ridete. La parola essenziale è ora. Chi piange, non è contento di questo mondo; travalica il tempo dove domina il dolore e punta lo sguardo nell’avvenire dove Gesù fa balenare una pace, una felicità senza fine. Chi è soddisfatto delle gioie di questo mondo, chi si sente pago del proprio godimento, non accetta di rompere il cerchio del proprio egoismo e di proiettare i suoi sguardi nell’aldilà.
Guai a voi quando tutti diranno bene di voi. Gesù è il rivoluzionario più potente: a lui non importa questo mondo terreno, non importano le ricchezze e la terra. A lui importa il Regno di Dio. I profeti hanno cercato quel Regno con esclusività.
La Parola per me, Oggi
«Beati voi che sembrate perdenti, perché siete i veri vincitori: vostro è il Regno dei Cieli!». Dette da Gesù che è «mite e umile di cuore», queste parole lanciano una sfida che richiede una conversione profonda e costante del nostro spirito, una grande trasformazione del nostro cuore.
La Parola si fa Preghiera
O Dio, che respingi i superbi e doni la tua grazia agli umili, ascolta il grido dei poveri e degli oppressi che si leva a te da ogni parte della terra: spezza il giogo della violenza e dell’egoismo che ci rende estranei gli uni agli altri, e fa’ che accogliendoci a vicenda come fratelli diventiamo segno dell’umanità rinnovata nel tuo amore.