Messalino di Domenica 18 Settembre

Messalino di Domenica 18 Settembre

 

Dal libro del profeta Amos (8,4-7)

Il Signore mi disse:
«Ascoltate questo,
voi che calpestate il povero
e sterminate gli umili del paese,
voi che dite: “Quando sarà passato il novilunio
e si potrà vendere il grano?
E il sabato, perché si possa smerciare il frumento,
diminuendo l’efa e aumentando il siclo
e usando bilance false,
per comprare con denaro gli indigenti
e il povero per un paio di sandali?
Venderemo anche lo scarto del grano”».
Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe:
«Certo, non dimenticherò mai tutte le loro opere».

* L’ingiustizia dei ricchi, il loro disinteresse e lo sfruttamento dei non-abbienti, non sono per Amos una semplice imperfezione sociale: sono la prova decisiva di una rottura con Dio. L’amore ai soldi ha sempre dato all’uomo una ricca fantasia per sfruttarli.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 112)
Benedetto il Signore che rialza il povero.

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.

Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2,1-8)

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo – dico la verità, non mentisco –, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

* Il culto liturgico è ormai sviluppato, ma occorre «che gli uomini preghino dovunque si trovino», facciano cioè della loro vita una preghiera incessante, mettendo al centro di essa la volontà di Dio Padre che, in Gesù, «vuole che tutti gli uomini siano salvati». Allora la preghiera prenderà dimensioni universali.

 

Canto al Vangelo (2Cor 8,9)
Alleluia, alleluia. Gesù Cristo da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (16,1-13)

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».

* Il nocciolo della parabola dell’amministratore infedele sta in questo: che i figli della luce, nel campo loro, devono essere tanto abili quanto i figli del mondo nel fare i propri interessi. L’amministratore non agisce secondo la volontà del padrone o a suo vantaggio, ma a danno del padrone. Però da un punto di vista egoistico, il suo comportamento è astutissimo.

 

Spunti di Riflessione

“Le feste”
Il possidente (e per esserlo basta anche solo desiderare di esserlo) non può riposare. Aspetta che finiscano le ferie (novilunio e sabato) per rifarsi delle mancate occasioni di sfruttamento. Le «feste» (cfr 3º Comandamento) sono considerate semplicemente giorni non-lavorativi, quindi sprecati per la resa. La lista delle disonestà per frodare non sembra aver perduto nulla di attualità; solo ne è aumentata la perfezione.
Ma la morte è per tutti «l’ora della verità». La morte è l’infallibile riconoscimento dell’autentico e del falso, della sicurezza apparente e della sicurezza effettiva. Quando tutto viene a mancare, resta solo Dio. Sciagurato colui che si getta anima e corpo nelle futilità del mondo. Quando invece un uomo ha compreso che cos’è il Regno di Dio, tutti i tesori della terra impallidiscono al confronto. E Dio diventa allora il vero tesoro dell’uomo.

Per fare amici
Nella parabola dell’amministratore disonesto, Gesù intende sottolineare la necessità di convertirsi mettendo davanti l’urgenza e l’immediatezza del Regno: «rendi conto della tua amministrazione». L’intendente astuto ha saputo sfruttare il brevissimo ritaglio di tempo di cui disponeva per prendere la decisione da cui dipendeva il suo futuro. Ai figli della luce occorre la stessa ingegnosità e presenza di spirito.
Farsi degli amici con la ricchezza disonesta, consiglia Gesù, come l’intendente, che si è assicurato dei complici con i beni del suo padrone. Le ricchezze di questo mondo sono «disoneste» perché non ci appartengono, sono dell’unico Creatore di tutti, Dio. Chi le possiede non è che un intendente, non un possessore come insegnava il diritto romano. Gesù suggerisce di usare dei beni che si amministrano per farsi degli amici: vendere tutto ma facendosi degli amici, privilegiando i poveri. Saranno loro, nel giudizio, a prendere le nostre difese.
Il paradosso evangelico sta dunque in ciò: i beni di cui ci crediamo proprietari, in realtà non ci appartengono, sono ricchezza altrui. Quando cerchiamo in essi la nostra sicurezza, sono loro a possederci; ci rendono estranei a noi stessi, ci alienano, perché il solo bene che è veramente nostro, che ci possa completamente saziare, è quello che Dio può darci: il dono del suo Regno. Idolatria è voler servire a due padroni: Dio e il denaro, con tutto ciò che questo rappresenta di ingiustizia, di falsa sicurezza, di cupidigia. Il denaro è il peggior nemico perché contende a Dio il cuore dell’uomo.

 

La Parola per me, Oggi

L’uomo ha ricevuto da Dio i beni materiali, perché li amministri: l’uso accorto delle ricchezze non sta nell’accrescerle più che si può; sta nel dare piuttosto che nel ricevere, nell’aiutare piuttosto che nel farsi aiutare.

 

La Parola si fa Preghiera

O Padre, che ci chiami ad amarti e servirti come unico Signore, abbi pietà della nostra condizione umana; salvaci dalla cupidigia delle ricchezze, e fa’ che, alzando al cielo mani libere e pure, ti rendiamo gloria con tutta la nostra vita.

 

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