Messalino di Domenica 19 Agosto
Dal libro dei Proverbi (9,1-6)
La Sapienza si è costruita la sua casa,
ha intagliato le sue sette colonne.
Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola.
Ha mandato le sue ancelle a proclamare
sui punti più alti della città:
«Chi è inesperto venga qui!».
A chi è privo di senno ella dice:
«Venite, mangiate il mio pane,
bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete,
andate diritti per la via dell’intelligenza».
* La Sapienza divina è presente qui come una Sovrana, una Grande Signora che viene a invitare tutti gli uomini a partecipare al banchetto che ella offre nel palazzo, da lei costruito, dalle sette colonne (il 7 è il simbolo della pienezza e della perfezione).
Salmo Responsoriale (dal Sal 33)
Gustate e vedete com’è buono il Signore.
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
i poveri ascoltino e si rallegrino.
Temete il Signore, suoi santi:
nulla manca a coloro che lo temono.
I leoni sono miseri e affamati,
ma a chi cerca il Signore non manca alcun bene.
Venite, figli, ascoltatemi:
vi insegnerò il timore del Signore.
Chi è l’uomo che desidera la vita
e ama i giorni in cui vedere il bene?
Custodisci la lingua dal male,
le labbra da parole di menzogna.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene,
cerca e persegui la pace.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (5,15-20)
Fratelli fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi.
Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà del Signore. E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé; siate invece ricolmi dello Spirito, intrattenendovi fra voi con salmi, inni, canti ispirati, cantando e inneggiando al Signore con il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo.
* Il saggio è colui che capisce il tempo in cui è chiamato a vivere: «giorni cattivi» (nel linguaggio biblico, il periodo che precede la fine dei tempi, insidiato dal Maligno).
Canto al Vangelo (Gv 6,56)
Alleluia, alleluia. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dice il Signore, dimora in me e io in lui. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Giovanni (6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
* L’Eucaristia viene presentata come un pasto sacrificale, in cui si mangia veramente la carne di Cristo e si beve veramente il suo sangue. Ne consegue l’incorporazione alla sua persona gloriosa.
Spunti di Riflessione
Il futuro è oggi
Natura del Pane: è il Pane della vita eterna, che provoca la nostra risurrezione «nell’ultimo giorno». La Legge (Deuteronòmio 8,3), i Profeti (Isaìa 25,6), i Saggi (Sapienza 16,26) avevano annunciato la distruzione della morte per quelli che avessero partecipato al banchetto messianico. Per chi mangia la carne e beve il sangue del Signore, la vita eterna non è un futuro; è già cominciata, scorre già nelle vene.
La nostra eternità (cioè la simultaneità di Dio, l’oggi di Dio, il presente che si dilata all’infinito) comincia con la nostra comunione al Corpo e al Sangue di Gesù: è questo che vogliono esprimere i cristiani orientali quando danno alcune gocce del preziosissimo Sangue al bambino appena battezzato.
«Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, dimora in me e io in lui». Dimorare: ecco un verbo che faceva sognare gli Ebrei, popolo nomade, esiliato, alla ricerca di una sede «all’ombra della vite e del fico». Dio ha voluto dimorare, fare presenza in mezzo a noi. Con la comunione si ha una unione intima e feconda come quella della vite e dei tralci (Gv 15,4-7), come di sposo e sposa (Ef 5,25). La dimora, che è reciprocità («io in lui e lui in me»), che è permanenza di amore, si realizza nell’Eucaristia.
Il 5 aprile del 1960 moriva travolto da un treno Peter Llewelly, colui che ispirò a James Barrie il famosissimo Peter Pan, il racconto di un bambino che si rifiuta di crescere perché “sta bene così”; il piccolo si aggira nel parco di Kensington che per lui è “un’immensa boscaglia nel paese del tre volte niente”, e di notte vola tra le case, insegnando ai suoi compagni come volare verso un’isola meravigliosa dove per l’eternità corre le più emozionanti avventure. Nell’Eucaristia troviamo il segreto per realizzare l’impresa dell’innocenza, delle ascensioni e delle vittorie.
La Parola per me, Oggi
Paolo ci dice dove si fa il pieno dello Spirito Santo: nelle assemblee liturgiche (evitando le orge) con il canto dei Salmi, con inni di ringraziamento, con cantici lievitati dallo Spirito; e poi nella vita quotidiana, dove lo Spirito dev’essere l’anima della nostra anima, il propulsore della nostra vita. Un consiglio: fate attenzione al presente.
La Parola si fa Preghiera
O Dio della vita, che in questo giorno santo
ci fai tuoi amici e commensali,
guarda la tua Chiesa che canta nel tempo
la beata speranza della risurrezione finale,
e donaci la certezza di partecipare
al festoso banchetto del tuo regno.