Messalino di Domenica 19 Novembre

Messalino di Domenica 19 Novembre

 

Dal libro dei Proverbi (31,10-13.19-20.30-31)

Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito
e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere
per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino
e li lavora volentieri con le mani.
Stende la sua mano alla conocchia
e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero,
stende la mano al povero.
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza,
ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani
e le sue opere la lodino alle porte della città.

* Per l’autore di questo elogio, la donna ideale è quella dedita al lavoro; quella il cui tatto, così raro e prezioso, è presente come un dono di Dio, una grazia ben più importante della bellezza; quella la cui fedeltà contrasta con l’atteggiamento delle donne adultere, dipinte dai libri sapienziali; quella infine che un senso di realismo preserva dal pettegolezzo così comune nelle donne del tempo. Il segreto della donna perfetta è tutto qui: nella sua pietà.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 127)
Beato chi teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (5,1-6)

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire.
Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre.
Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.

* Due immagini dell’improvvisa irruzione del “giorno del Signore”: i dolori che colgono la donna incinta e l’incursione non annunciata del ladro di notte. Il giorno del Signore è sofferenza di collaudo ed è rapina di tutto ciò che è incustodito; è, in definitiva, l’ora della verità per tutti: “nessuno scamperà”.

 

Canto al Vangelo (Gv 15,4a.5b)
Alleluia, alleluia. Rimanete in me e io in voi, dice il Signore, chi rimane in me porta molto frutto. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele — gli disse il suo padrone —, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele — gli disse il suo padrone —, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

* In questa parabola si ritrovano le nozioni precise di tre parole fondamentali: “tempo”, “lavoro”, “talento”. Dio a nessuno dà la vita senza dargli anche i mezzi per realizzarla. Nella culla o nel cuore di ognuno egli immette uno, o due, o cinque talenti.

 

Spunti di Riflessione

La donna è dono
Il vero angelo del focolare, cioè la madre di famiglia, è fuori serie: è una perla rarissima. La donna perfetta è la dolce consigliera del marito; ascoltandola, lui ne guadagna. Essa gli dà felicità: la donna è fatta per essere dono. Protegge il mondo e l’umanità come madre e lo purifica come vergine; ecco la vocazione della donna.
La donna è l’orante, l’immagine dell’anima in adorazione, l’essere umano diventato preghiera.

Fedeltà alle piccole cose
Il futuro si chiama “giorno del Signore Gesù” (cf 2 Lettura), cioè ritorno trionfale di Gesù, giorno finale della sua vittoria. Il cristiano deve attenderlo impegnandosi a fondo in tutto. «Noi non siamo della notte, né delle tenebre». La notte è il dominio del peccato. Di notte ci si nasconde, ci si ubriaca, si dorme; il sonno è simbolo della morte: e la morte ci coglie come un ladro, di sorpresa: addormentarsi vuol dire patteggiare col peccato.
«Dopo molto tempo», dice la parabola: lunga assenza del padrone, uno spazio di tempo che dà modo a ognuno di assumere le proprie responsabilità. Il tempo ci viene dato per mettere a frutto, con il nostro lavoro, i talenti che ci sono stati dati. Poi ci sarà il rendiconto. Ma nei talenti che ci vengono dati, Dio immette una forza misteriosa di produttività. Dio chiede che noi si abbia il coraggio di osare e di rischiare tutto. Perché avere paura? Nella fede, come nell’amore, non si deve calcolare, non si deve economizzare, altrimenti si perde e si rovina tutto. Bisogna rischiare tutto.
«Ti darò autorità su molto», dice il padrone al servo buono: in cielo (= la gioia del padrone) si lavora, si assumono responsabilità. S. Teresina del Bambino Gesù lo sapeva bene quando diceva: «Voglio passare il mio cielo nel fare del bene sulla terra».
«E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti». Gesù attira la nostra attenzione sul terzo uomo, su colui che aveva ricevuto un solo talento: costui accusa il suo padrone di essere duro, esigente, di «mietere dove non ha seminato”: vuole portare Dio al proprio livello. Egli ha congelato il suo patrimonio. Scatta una grande legge: chi non investe, chi non mette a frutto, si impoverisce. Si mette a frutto solo con la fedeltà alle piccole cose.

 

La Parola per me, Oggi

«Voi siete figli del giorno»: l’espressione è semitica e significa che il contenuto dei nostri pensieri deve essere il «giorno del Signore»: occorre aver l’anima piena del futuro di Dio; l’attualità non deve distoglierci dal pensare all’eternità. Vivi questa domenica come un anticipo del Cielo.

 

La Parola si fa Preghiera

O Padre, che affidi alle mani dell’uomo tutti i beni della creazione e della grazia, fa’ che la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza; rendici sempre operosi e vigilanti in attesa del tuo ritorno, nella speranza di sentirci chiamare servi buoni e fedeli, e così entrare nella gioia del tuo regno.

Un pensiero per te
In Dio noi troviamo e conosciamo noi stessi.

 

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