Messalino di Domenica 23 Ottobre

Messalino di Domenica 23 Ottobre

 

Dal libro del Siràcide (35,15b-17.20-22a)

Il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.

* Il povero e l’oppresso, la vedova e l’orfano senza difesa rischiano di vedere i loro diritti conculcati dai ricchi e dai potenti. Dio interviene in loro favore ristabilendo un equilibrio che è stato rotto dalla durezza del cuore umano. Ma i poveri e i derelitti devono ricorrere a Dio con la preghiera. La loro preghiera attraversa i cieli, come una freccia ben scoccata.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 33)
Il povero grida e il Signore lo ascolta.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore:
i poveri ascoltino e si rallegrino.

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (4,6-8.16-18)

Figlio mio, io sto già per essere versato in offerta ed è giunto il momento che io lasci questa vita. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta soltanto la corona di giustizia che il Signore, il giudice giusto, mi consegnerà in quel giorno; non solo a me, ma anche a tutti coloro che hanno atteso con amore la sua manifestazione.
Nella mia prima difesa in tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Nei loro confronti, non se ne tenga conto. Il Signore però mi è stato vicino e mi ha dato forza, perché io potessi portare a compimento l’annuncio del Vangelo e tutte le genti lo ascoltassero: e così fui liberato dalla bocca del leone.
Il Signore mi libererà da ogni male e mi porterà in salvo nei cieli, nel suo regno; a lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

* Paolo prevede prossima la sua morte. Scrive a Timoteo e gli consegna i suoi ultimi pensieri. Il suo lungo ministero volge ormai al declino: Paolo ha combattuto la buona battaglia come un coraggioso soldato di Cristo. Soprattutto ha conservato la fede, come un deposito e un tesoro preziosissimo.

 

 

Canto al Vangelo (2Cor 5,19)
Alleluia... Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

* Il fariseo e il pubblicano. Per il fariseo, la preghiera a Dio è l’occasione di un discorso onorifico su se stesso e sui propri meriti di fronte a Dio. La preghiera del pubblicano invece sprizza dalla sua nullità e tende le mani verso la divinità di Dio.

 

Spunti di Riflessione

La preghiera del peccatore
Un Fariseo va al Tempio. Non si rincantuccia in un angolo oscuro, ma senza rispetto umano si mette a pregare a testa alta, davanti a tutti. Ciò che egli dice corrisponde a verità: non è un ladro, non è un imbroglione, non è un adultero, è ben diverso anche dal pubblicano, che sta chino in fondo al Tempio. Digiuna veramente due volte alla settimana e paga le decime. E ne ringrazia Dio: è a posto; almeno così gli pare.
L’unica cosa in cui non è a posto è che egli si immagina di essere chissà che cosa; con la sua arrogante ostentazione distrugge tutto. Si considera un beniamino prescelto da Jahvè. Ma attribuisce a sé il bene, e non a Dio che glielo dà; non gli rimane che la boria, e diventa una caricatura della vera pietà.
Il pubblicano invece si ferma in fondo; non osa alzare gli occhi al cielo (e certo per buoni motivi ragionevoli). Si batte il petto in segno di colpevolezza; ha tutti i motivi per farlo. Si chiama peccatore, e lo è. Fa appello alla grazia, unica cosa che lo può aiutare. Il pubblicano ha toccato il fondo della sua miseria e chiede perdono. Sa di non avere alcun merito, di non essere un santo e di arrossire alla presenza di Dio. Non gli resta che la preghiera per ottenere la misericordia del Signore. E ottiene il perdono. «Poiché ha raggiunto l’umiliazione estrema egli è in grado di dire la verità» (Simone Weil).
Oggi la sufficienza farisaica non è più l’osservanza di una legge, ma prende altri nomi. In molti c’è la convinzione che l’uomo possa salvarsi come uomo facendo appello unicamente alle sue risorse. L’uomo salva l’uomo mediante la scienza, la politica, l’arte...
È perciò più che mai necessario che i cristiani annuncino al mondo Cristo come salvatore. La salvezza che egli porta non è antagonista della salvezza umana. Anzi la conduce a pienezza. Con la celebrazione dei sacramenti, specie della Eucaristia, essi testimoniano la necessità dell’intervento divino sulla vita dell’uomo, si mettono sotto l’azione di Dio presente con il suo Spirito, e fanno l’esperienza privilegiata della giustificazione ottenuta mediante la fede in Gesù Cristo. Devono perciò essere continuamente vigilanti per non partecipare ai sacramenti con spirito farisaico.

 

La Parola per me, Oggi

Chi prega Dio e non ama il prossimo, ha sbagliato tutto, deve ricominciare da capo: chi prega come il fariseo, esce dal tempio senza aver incontrato Dio. «Io non rubo e non ammazzo». Va bene, ma non basta questo per avere la coscienza a posto. Tu che fai per gli altri? «Io penso a me». Non è una virtù: è una colpa. Dio ci chiede che cosa facciamo per salvare il prossimo.

 

 

La Parola si fa Preghiera

O Dio, tu non fai preferenze di persone e ci dai la certezza che la preghiera dell’umile penetra le nubi; guarda anche a noi come al pubblicano pentito, e fa’ che ci apriamo alla confidenza nella tua misericordia per essere giustificati nel tuo nome.

 

Il Mio Rosario (con Giovanni Paolo II)

Il Cristo risorto è principio e fonte della nostra futura risurrezione. La definitiva vittoria sulla morte già riportata da Cristo, viene da lui partecipata all’umanità nella misura in cui questa riceve i frutti della Redenzione.

Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria.

 

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