Messalino di Domenica 25 Giugno

Messalino di Domenica 25 Giugno

 

Dal libro del profeta Geremìa (Ger 20,10-13)

Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno!
Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta:
«Forse si lascerà trarre in inganno,
così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso,
per questo i miei persecutori vacilleranno
e non potranno prevalere;
arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto,
che vedi il cuore e la mente,
possa io vedere la tua vendetta su di loro,
poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore,
lodate il Signore,
perché ha liberato la vita del povero
dalle mani dei malfattori.

* I saggi dell’epoca pensano che la morte di un profeta non porti pregiudizio al popolo, perché ci sarà sempre sufficiente «parola di Dio» grazie alla presenza dei sacerdoti e dei saggi, senza che sia necessario ricorrere a quella di Geremia (Ger 18,18).

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 68)
Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.

Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.

Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza.

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brùlica in essi.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (5,12-15)

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.

* L’universalità del peccato e della morte ha avuto come punto di partenza la colpa di un solo uomo. Di fronte ad Adamo (prototipo di «colui che doveva venire» e che deve ritornare il giorno della sua parusia), San Paolo stabilisce il ruolo di Cristo, nuovo Adamo per la sua passione e risurrezione.

 

Canto al Vangelo (Gv 15,26.27)
Alleluia, alleluia. Lo Spirito della verità darà testimonianza di me, dice il Signore, e anche voi date testimonianza. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (10,26-33)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

* I persecutori minacciano la vita. Per vincere la paura della morte, Gesù pone paura contro paura: il timore di perdere la vita terrena di fronte al timore di scontare l’errore nella vita eterna. Il discepolo di Gesù è sempre nelle mani di Dio Padre. La Provvidenza di Dio, che si interessa anche delle cose più piccole e prive di valore, tanto più custodirà la vita dei suoi figli.

 

Spunti di Riflessione

Il peccato e la grazia

* Tutte le parole di Gesù in questo brano del discorso di missione sono legate da un’espressione ripetuta tre volte: Non abbiate paura.
È un triplice invito al coraggio: «non abbiate paura» perché:
1º Dio opera nella predicazione evangelica e nessuna forza umana può arrestarla;
2º i persecutori possono togliere la vita terrena, ma non possono togliere la vita eterna, ed è questa che vale;
3º il Padre Celeste è tutta attenzione ai pericoli che corrono gli evangelizzatori, lui a cui non sfugge la morte di un uccellino insignificante come un passero, che «cade a terra» colpito dalla fionda di un ragazzo.

* «Non abbiate paura»: troppi apostoli e troppi cristiani si accontentano di un Vangelo «decaffeinizzato, bevibile da tutti e che lascia dormire»; non vogliono vedere in Gesù e nella Chiesa un segno di contraddizione. Ci vuole coraggio e audacia per annunciare il Vangelo; ci vuole quella follia che si chiama «fede in Gesù».
Tutti, anche i più intrepidi evangelizzatori, hanno conosciuto la paura: paura di non essere seguiti, di essere incompresi, di venire ridicolizzati, isolati, abbandonati, perseguitati, uccisi. Ma come ad Abramo, Gesù dice ai suoi lanciandoli in missione: Non temete, io sono con ciascuno di voi!

* «Nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto». Tutto l’insegnamento di Gesù e l’autenticità della sua missione saranno rivelati. Nulla del comportamento subdolo, ambiguo, odioso degli avversari e persecutori rimarrà nascosto.
«Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze». Il Vangelo, ascoltato nel silenzio della preghiera o all’ombra delle chiese, non è una raccolta di definizioni: è «potenza di salvezza» con molteplici risonanze nella vita personale e sociale. La parola di Gesù è esplosiva. Ma per proclamarla sui tetti e sulle terrazze, bisogna prima «auscultarla» in se stessi. Come possiamo convincere gli altri se prima non ne siamo noi convinti?

* «Chi mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». Gesù, nel giudizio finale («davanti al Padre») rinnegherà quelli che lo avranno rinnegato. La tentazione del rinnegamento (in una società come la nostra in cui primeggia il benessere, l’indifferenza religiosa, l’ipocrisia, la violenza) è duplice: tacere il Vangelo (mentre Gesù ci invita a «predicare il Vangelo a ogni creatura») oppure inquinarlo con i compromessi umani e annacquarlo.

 

La Parola per me, Oggi

Chi riconosce Gesù in questo mondo si assicura un avvocato presso il Padre nel giudizio finale; chi rifiuta Gesù davanti agli uomini avrà in lui un oppositore nel giudizio. Il discepolo deve decidersi per Gesù davanti agli uomini, e preferire di essere separato da loro piuttosto di rinnegarlo. L’oggi si fa chiaro nel domani.

 

La Parola si fa Preghiera

Signore Gesù, aiutami a essere tuo testimone anche quando, per causa tua, incontro difficoltà e persecuzioni. Fa’ scomparire in me la paura che provo nei confronti degli altri! Non permettere che io ti rinneghi davanti a qualcuno, a parole o a fatti.

 

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