Messalino di Domenica 5 Gennaio

Messalino di Domenica 5 Gennaio

 

Dal libro del Siràcide (24,1-4.12-16)

La sapienza fa il proprio elogio,
in Dio trova il proprio vanto,
in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria.
Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca,
dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria,
in mezzo al suo popolo viene esaltata,
nella santa assemblea viene ammirata,
nella moltitudine degli eletti trova la sua lode
e tra i benedetti è benedetta, mentre dice:
«Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine,
colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda
e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe
e prendi eredità in Israele,
affonda le tue radici tra i miei eletti” .
Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato,
per tutta l’eternità non verrò meno.
Nella tenda santa davanti a lui ho officiato
e così mi sono stabilita in Sion.
Nella città che egli ama mi ha fatto abitare
e in Gerusalemme è il mio potere.
Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso,
nella porzione del Signore è la mia eredità,
nell’assemblea dei santi ho preso dimora».

* Questo brano sapienziale mette in luce un dono ineffabile ed eterno: la Parola «uscita dalla bocca dell’Altissimo». Israele è definito un popolo a cui Dio ha parlato. La religione di Israele è anche la religione della Presenza. Il Dio di Israele è un Dio che abita in mezzo al suo popolo.

 

Salmo responsoriale (dal Sal 147)
Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni (1,3-6.15-18)

Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,
che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo
per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità,
predestinandoci a essere per lui figli adottivi
mediante Gesù Cristo,
secondo il disegno d’amore della sua volontà,
a lode dello splendore della sua grazia,
di cui ci ha gratificati nel Figlio amato.
Perciò anch’io [Paolo], avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell’amore che avete verso tutti i santi, continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi.

* Ecco per che cosa prega Paolo: che la fede (e con ciò Dio) divenga veramente una potenza nella nostra vita, una potenza che tutto ordini intorno a Dio. Dio deve dominare il nostro pensare e agire, nelle nostre valutazioni e nei nostri desideri. È l’inizio di un processo «a catena», perché il fare produce una conoscenza sempre più profonda, e nulla rende la fede più viva che il viverla.

 

Canto al Vangelo (cfr 1 Tim 3,16)
Alleluia, alleluia. Gloria a te, o Cristo, annunziato a tutte le genti; gloria a te, o Cristo, creduto nel mondo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

* In seno alla Trinità, (un Dio solo, in tre Persone distinte) il Verbo, la seconda Persona, esiste eternamente, vive in unione intima di vita con Dio, è Dio. È tutto rivolto al Padre come il fiore del girasole è rivolto verso il sole. Il Verbo ha creato tutto e illumina tutto. È la «luce vera».

 

Spunti di Riflessione

«E venne ad abitare in mezzo a noi»
Il testo greco dice alla lettera «pose tra noi la sua tenda». L’espressione di S. Giovanni richiama l’abitazione di Dio nella «Tenda» dell’ebreo nomade; richiama anche la sua presenza nel Tempio di Gerusalemme (1 Re 8,10-13) come pure la sua presenza presso il suo popolo mediante la Legge, strumento della sua sapienza (Sir 24,8; 12,23; Bar 3,36; 4,1-4). Nella carne assunta dal Verbo si attua la presenza reale e tangibile, di cui la Tenda, il Tempio e la Legge non erano ancora che l’ombra profetica; presenza prefigurata e attesa in tutto l’Antico Testamento (cf Ez 37,26-28; Gl 4,21; Zc 2,14s). Nella carne, il Verbo è «in mezzo a noi».
Dopo l’Ascensione, Gesù abita sacramentalmente nell’Eucaristia. La sua dimora eucaristica si chiama «tabernacolo», cioè tenda del Dio che abita in mezzo a noi.
La vera Tenda, il Tempio Santo di Dio, «la Città amata» in cui il Figlio di Dio si è fatto uomo e ha preso dimora tra noi, è Maria, l’umilissima Vergine-Madre, la tutta-verbizzata.

Divenire luce
Nel prologo, dopo aver parlato del Verbo rivolto a Dio (come il girasole verso il sole) che ha creato tutto, S. Giovanni parla del Verbo che illumina tutto. Il Verbo era la Luce vera; Dio è Luce, non la povera luce fisica che nemmeno conosciamo, ma la Luce vera. S. Giovanni identifica la Luce con la Vita, cioè con la Vita divina. Dio è Luce. «Chi cammina nella luce» entra a far parte della Comunità di Gesù, che è Luce del mondo. Luce vera, che illumina ogni uomo. Illumina dall’interno; chi appena è toccato dal raggio di Luce che è Gesù, diventa a sua volta una sorgente luminosa, press’a poco come succede dell’acqua viva di cui parla Gesù. Lui darà l’acqua viva, ma quest’acqua viva diventa, in chi la riceve, una «sorgente d’acqua zampillante nella vita eterna» (Gv 4,14). Si effettua sempre il seguente prodigio: toccati dalla luce si diventa luce; irrigati di acqua, si diventa sorgenti; colpiti dall’Amore che è Dio, si diventa fonte di amore.

 

La Parola per me, Oggi

Vivere la Domenica: Tornando dalla Messa oggi, sii luminoso per testimoniare la Luce: sorridi a tutti coloro che incontri, dona gioia a piene mani…

 

La Parola si fa Preghiera

Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci con il tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore, pregustiamo la gioia che ci attende, come figli ed eredi del regno.

 

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