Messalino di Domenica 7 Agosto

Messalino di Domenica 7 Agosto

 

Dal libro della Sapienza (18,6-9)

La notte della [liberazione] fu preannunciata ai nostri padri, perché avessero coraggio, sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.                  

* La grande notte, in cui Dio liberò il suo popolo dalla schiavitù dell’Egitto, fu per gli Israeliti una notte «risplendente di luce vivissima». Il pronome «ci» esprime la consapevolezza che ogni generazione è contemporanea ai fatti dell’Esodo.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 32)
Beato il popolo scelto dal Signore.

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

Ecco, l’occhio del Signore
è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

 

Dalla lettera agli Ebrei (11,1-2.8-12) - forma breve

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.

* La fede di Abramo è una sfida provocatoria nei confronti di tutte le sicurezze e programmazioni intraprese dallo spirito umano. Credere significa mettersi in cammino per raggiungere una «patria» anelata. Il credente è caratterizzato dal suo destino di pellegrino.

 

Canto al Vangelo (Mt 24,42a.44)
Alleluia, alleluia. Vegliate e tenetevi pronti, perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (12,32-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

* Il tema della vigilanza costituisce l’ossatura della vita cristiana: il discepolo deve avere la tenuta tradizionale del giorno di Pasqua (Es 12,11): i reni cinti, le lampade accese, il pasto consumato in fretta. Occorre essere pronti per la venuta di Gesù, senza conoscerne l’ora.

 

Spunti di Riflessione

«Tenetevi pronti: il Signore viene»
«Per fede, Abramo... obbedì». Credere non è capire, ma è andare a Dio, seguire Lui, accogliere la sua Persona e la sua Parola. Credere significa cambiar vita e decidersi a passare da un’esistenza ad un’altra, dalle realtà terrestri alle realtà celesti, come fece Abramo. La fede di Abramo è una sfida provocatoria nei confronti di tutte le sicurezze e programmazioni dello spirito umano. A settantacinque anni egli abbandona una patria tra le più civilizzate, parte e va verso l’ignoto, obbedendo a una chiamata. Canaan è la terra promessa da Dio per il suo popolo. E proprio là, nella terra della mèta, Abramo, anziché installarvisi da padrone, vive da straniero, abitando sotto le tende. Il credente sa che ogni dimora in questo mondo è paragonabile alla «tenda», che ogni giorno può essere smontata: la sua terra promessa è altrove.
Abramo crede anche nella situazione più paradossale, quando Dio gli chiede di sacrificare l’unico figlio nel quale doveva realizzarsi la promessa. Più che la sofferenza, è la morte il segno per eccellenza della fede e del dono di sé a Dio. Abramo ha creduto al di là della morte perché la patria della fede è oltre la morte. Per perseverare occorre puntare gli occhi sulla Città «costruita da Dio», la Città celeste. Solo una tale fede permette di entrare nella morte come vinti e di attraversarla come vincitori.
Il cristiano è uno che spera, che attende, che è proiettato in avanti; che aspetta il cielo come si attende l’aurora di un giorno sognato da tanto tempo; sa che il Signore ci ha preparato una gioia eterna; sa che noi si cammina e si procede verso uno stato di vita infinita, ininterrotta, gioiosissima.

Un ragazzo, morto a 19 anni nel combattimento in Estremo Oriente, scriveva: «Sento che la morte si avvicina. Nella morte i confini della sfera umana vengono a toccarsi con quella divina. Il problema della morte non è altro che il problema di Dio; se io domando di una porta, è perché voglio sapere qualche cosa su tutto ciò che sta dietro a quella porta. Io credo, miei cari genitori, che i nostri morti ci siano ancora tanto vicini, che i nostri pensieri li possono sfiorare». Moriva qualche giorno dopo.

Nella parabola si avverte la sorpresa gioiosa del padrone quando rientra e trova i servi ad attenderlo. Quanto più a lungo i servi hanno aspettato, tanto maggiore è la gioia del padrone nel trovarli alzati e pronti. La contentezza è tale che il padrone compie un gesto inaudito: obbliga i servi a prendere posto a tavola e si dà d’attorno per servirli.

 

La Parola per me, Oggi

Disponibilità, distacco, preghiera e soprattutto un grande amore per l’Assente sono le caratteristiche della vigilanza cristiana raccomandata da Gesù.

 

La Parola si fa Preghiera

Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell’attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna.

 

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