Messalino di Domenica 9 Ottobre
Dal secondo libro dei Re (5,14-17)
In quei giorni, Naamàn [, il comandante dell’esercito del re di Aram,] scese e si immerse nel Giordano sette volte, secondo la parola di Elisèo, uomo di Dio, e il suo corpo ridivenne come il corpo di un ragazzo; egli era purificato [dalla sua lebbra].
Tornò con tutto il seguito da [Elisèo,] l’uomo di Dio; entrò e stette davanti a lui dicendo: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele. Adesso accetta un dono dal tuo servo». Quello disse: «Per la vita del Signore, alla cui presenza io sto, non lo prenderò». L’altro insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò.
Allora Naamàn disse: «Se è no, sia permesso almeno al tuo servo di caricare qui tanta terra quanta ne porta una coppia di muli, perché il tuo servo non intende compiere più un olocausto o un sacrificio ad altri dèi, ma solo al Signore».
* Non è la ricchezza che ottiene la grazia, come la grazia non si paga con la ricchezza: Si tratta per Naaman di quella tappa di fede così delicata che è l’obbedienza alla Parola: il malato deve obbedire ai comandi di un portatore della Parola. Il dramma della coscienza di Naaman è tutto qui: imparare a fidarsi di una parola.
Salmo Responsoriale (dal Sal 97)
Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni!
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timòteo (2,8-13)
Figlio mio,
ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio vangelo,
per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
* «Ricordati di Gesù Cristo risorto tra i morti». La catechesi di Paolo come quella degli altri apostoli e dei discepoli di Gesù non sarà più altra cosa che il contenuto dell’esperienza pasquale. Ne deriva una piena corrispondenza tra le sofferenze di Cristo e quelle dell’apostolo. È necessaria la sofferenza perché sorgente di comunione con Cristo e con gli uomini, cioè con gli «eletti» alla cui salvezza l’apostolo è chiamato a collaborare, perché la Parola di Dio non è mai incatenata.
Canto al Vangelo (1Ts 5,18)
Alleluia, alleluia. In ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Luca (17,11-19)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
* Gesù loda la fede del samaritano: fede incipiente nella domanda di guarigione, maturata nell’obbedienza che lo conduceva al sacerdote, è balenata nel ritorno riconoscente a Gesù. Fede che salva.
Spunti di Riflessione
Tornò indietro... per ringraziarlo
Dieci lebbrosi sentono parlare di Gesù; pensano che Lui li possa guarire. Infrangono tutte le prescrizioni legali che li obbligano a tenersi discosti dagli uomini, si mettono sulla strada dove passa Gesù e lo supplicano, alzando la voce.
Quando ogni umana speranza è svanita, questi uomini senza speranza, credono in Cristo. Gesù però non li guarisce subito; li manda, ancora lebbrosi, al sacerdote, perché gli si mostrino. È una prescrizione d’obbligo per i risanati, ma essi non lo sono ancora. Questi uomini credono alla sola Parola di Gesù e in base a quella si muovono. La guarigione avviene per via, improvvisa.
Una fede così provata sarebbe capace di grandi cose, se essi sapessero riconoscere che Dio mette alla prova per offrire un dono più grande. Ma questi uomini non vedono altro che la loro malattia e la loro guarigione. Solo una fede umile merita di vedere Dio.
Uno dei dieci, vedendosi guarito, ritorna da Gesù. Apparente disobbedienza al comando del Maestro? Questa «obbedienza di fede» così paradossale suggerisce che l’uomo guarito vede in Gesù il vero Tempio del Padre dove incontrare Dio e adorarlo. I tre gesti che egli compie: glorificare Dio a piena voce, prostrarsi ai piedi di Gesù e ringraziarlo, sono atti che si rivolgono unicamente a Dio.
La nuova Terra santa, il vero Sacerdote e Tempio del Padre è Gesù: a lui occorre rivolgersi non solo per chiedere e ottenere perdono, ma anche per ricevere il Regno di Dio come un dono, cioè con cuore di bimbi.
Ecco le tre tappe della fede: accettare che Dio sia libero nel prendere le sue iniziative quando e come vuole; obbedire alla Parola; ringraziare. A chi ha (cioè a chi riceve il Regno di Dio come puro dono e ringrazia) sarà data sempre più in abbondanza la manifestazione di questo stesso Regno; ma a chi non ha (cioè esige tutto come dovuto e recrimina) sarà tolto anche quello che crede di avere: diventerà cieco sulle realtà più vere che sono svelate ai piccoli, agli umili.
Chesterton notava: «Non mancano meraviglie nel mondo (e quindi nella vita di ciascuno): manca la meraviglia», cioè la capacità di cadere in ginocchio e dire: «Grazie!». E sempre Chesterton con ironia osservava: «Molti ringraziano la Befana perché mette doni nella calza, ma non ringraziano mai Dio che ha dato loro i piedi da mettere nelle calze».
La Parola per me, Oggi
L’Eucaristia non è tanto una legge da osservare per avere la coscienza a posto, e neppure soltanto il nutrimento della comunione fraterna. Ma è, come dice il termine, azione di grazie senza altra utilità, senz’altro scopo che se stessa: è la gioia che fiorisce dalla contemplazione del Dio grande nell’amore, che nasce dalla scoperta di essere salvati gratuitamente.
La Parola si fa Preghiera
O Dio, fonte della vita temporale ed eterna, fa’ che nessuno di noi ti cerchi solo per la salute del corpo: ogni fratello in questo giorno santo torni a renderti gloria per il dono della fede, e la Chiesa intera sia testimone della salvezza che tu operi continuamente in Cristo tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
Il Mio Rosario
Dice Gesù: «Io vado a prepararvi un posto poi tornerò a prendervi con me». Gesù Risorto ci precede e ci apre la via per entrare nella Casa del Padre.
Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria.