Messalino di Giovedì 10 Novembre

Messalino di Giovedì 10 Novembre

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo a Filemone (7-20)

Fratello, la tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, perché per opera tua i santi sono stati profondamente confortati.
Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di ordinarti ciò che è opportuno, in nome della carità piuttosto ti esorto, io, Paolo, così come sono, vecchio, e ora anche prigioniero di Cristo Gesù. Ti prego per Onèsimo, figlio mio, che ho generato nelle catene, lui, che un giorno ti fu inutile, ma che ora è utile a te e a me. Te lo rimando, lui che mi sta tanto a cuore.
Avrei voluto tenerlo con me perché mi assistesse al posto tuo, ora che sono in catene per il Vangelo. Ma non ho voluto fare nulla senza il tuo parere, perché il bene che fai non sia forzato, ma volontario. Per questo forse è stato separato da te per un momento: perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma molto più che schiavo, come fratello carissimo, in primo luogo per me, ma ancora più per te, sia come uomo sia come fratello nel Signore.
Se dunque tu mi consideri amico, accoglilo come me stesso. E se in qualche cosa ti ha offeso o ti è debitore, metti tutto sul mio conto. Io, Paolo, lo scrivo di mio pugno: pagherò io. Per non dirti che anche tu mi sei debitore, e proprio di te stesso! Sì, fratello! Che io possa ottenere questo favore nel Signore; da’ questo sollievo al mio cuore, in Cristo!

* Tra Filemone e Paolo si sono stretti nuovi vincoli nella partecipazione di una stessa fede e soprattutto nell’esercizio di una stessa carità verso i piccoli (vv. 5-7). Ma altri vincoli legano l’apostolo a Onesimo, che è divenuto “il suo affetto”. Tra lo schiavo e il padrone non potrebbero stabilirsi delle nuove relazioni?

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 145)
Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe.

Il Signore rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

 

Canto al Vangelo (Gv 15,5)
Alleluia... Io sono la vite, voi i tralci, dice il Signore; chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (17,20-25)

In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».

* Dietro la domanda dei farisei si cela la tipica tendenza a procurarsi delle certezze. A causa di questo si era sviluppata in maniera sempre crescente una dottrina sui segni premonitori dell’irruzione del Regno di Dio e il tentativo di calcolare il momento dell’apparizione del Messia.

 

Spunti di Riflessione

Il Regno di Dio: già e non ancora
Alla domanda dei farisei: «Quando verrà il Regno di Dio?», Gesù risponde che esso in parte è già nel tempo presente e in parte si rivelerà nel tempo futuro.
Il primo stadio del Regno di Dio è già una realtà: non viene con i fragori di una vittoria visibile, che abbaglia tutti gli uomini e li impressiona irresistibilmente. Il Regno di Dio è un mistero di fede. Gli increduli non lo vedono. Essi riconoscono senza dubbio i singoli segni, osservano anche i fatti sorprendenti, ma resta opaca la visione totale.
Il secondo stadio è nel futuro: il Regno di Dio risplenderà e sfolgorerà al ritorno trionfale del Signore, nella gloria e nella magnificenza. Quando sarà non lo sappiamo.

Un allegro irlandese
Vi è una leggenda in Irlanda che tratta di un povero contadino, «sempre lieto e compagno di allegria», che sognò di essere morto e di trovarsi di fronte al Giudizio universale. Era quasi disperato perché aveva molte marachelle sulla coscienza. Sentiva che il Giudice, assegnando qualcuno tra i beati diceva: «Avevo fame, e tu mi hai sfamato. Vieni nella mia gloria», oppure: «Avevo freddo, e tu mi hai rivestito», o anche: «Avevo sete, e tu hai calmato la mia arsura»... Insomma si capiva che ogni opera buona fatta al prossimo per amor di Dio era subito premiata. Il contadino tremava perché non ricordava di aver mai beneficato quel Giudice sfolgorante di bellezza e di luce: quando venne il suo turno, egli fu inviato tra i beati. «Che cosa mai gli avrò fatto di buono?», si chiedeva umilmente. E il Giudice esclamò: «Ero triste un giorno, e tu mi hai sorriso; ero addolorato e mi hai consolato con un lieto discorso; ero turbato, e tu mi hai rallegrato. Entra, benedetto, nel gaudio del tuo Signore».

Per il Regno non occorre quindi conoscere i tempi e i momenti che il Padre si è riservato; basta discernere il presente come momento della conversione (cf Lc 12,56ss) e testimoniare il Figlio nella forza dello Spirito (cf At 1,7s).

 

La Parola per me, Oggi

«Il Regno di Dio viene». Come mi accorgo della sua venuta? Davanti a ogni incontro con un mio fratello, mi accorgo che viene a me un anticipo del Regno di Dio? Il Regno di Dio è già presente intorno a me e con l’aiuto di Dio lo voglio annunciare.

 

La Parola si fa Preghiera

Signore, tu mi dici questa parola che abbaglia: «Il Regno di Dio è in mezzo a voi». Sono spesso soffocato e temo di annegare, mentre tu non mi lasci mai solo. Tu cospargi le nostre strade di segni impercettibili che l’occhio che ama riconosce. Tu dici: «Ecco, sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo».

 

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