Messalino di Giovedì 15 Giugno

Messalino di Giovedì 15 Giugno

Dalla 2a lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (3,15 - 4,1-6)

Fratelli, fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul cuore dei figli d’Israele; ma quando vi sarà la conversione al Signore, il velo sarà tolto.
Il Signore è lo Spirito e, dove c’è lo Spirito del Signore, c’è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.
Perciò, avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d’animo.
E se il nostro Vangelo rimane velato, lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio.
Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo.

* Mosè che si rivolge a Dio togliendosi il velo è una figura (tipo) del popolo d’Israele che un giorno si convertirà. Se Israele si rivolgerà al Signore, se si convertirà a lui, gli verrà tolto il velo e allora conoscerà il senso pieno dell’Antico Testamento.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 84)
Donaci occhi, Signore, per vedere la tua gloria.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.               

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

 

Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Alleluia, alleluia. Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (5,20-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

* Gesù pone principalmente l’accento sulle disposizioni interiori. Secondo il diritto giudaico doveva essere punita solo l’azione esteriore. Gesù dichiara inequivocabilmente: anche nelle ingiurie di poco conto come “raca” o “rinnegato” si manifesta improvvisamente l’odio che per lungo tempo era rimasto nascosto dietro una facciata.

 

Spunti di Riflessione

Una giustizia nuova
Gesù va alla radice: è il cuore che deve essere bonificato. Cioè la fantasia e i pensieri devono essere limpidi. È nel pensiero la radice del male.
«Chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio» (tribunale locale): chi va in collera; cioè chi tiene la collera congelata nel suo cuore, chi persevera nella collera, nel risentimento.
Che cos’è l’inferno? L’inferno è l’odio allo stato di congelamento. Odio cristallizzato; odio eterno. S. Paolo dice: «Il sole non tramonti sopra la vostra ira». Cioè alla fine della giornata non portate più risentimento; non masticate, non rimuginate nel cuore sentimenti perversi.
«Chi poi dice al fratello: “Stupido”»: “testa vuota”, “scervellato”, cioè un’ingiuria, una villania; la villania è espressione di qualche cosa che bolle nell’anima; chi persevera in questi sentimenti offensivi e li esprime. «dovrà essere sottoposto al sinedrio» (tribunale superiore, non più locale, ma nazionale). Quindi, un giudizio ancora più severo.
«Chi gli dice: “Pazzo” («rinnegato», parola che è la più ingiuriosa per gli ebrei, la più villana), sarà destinato al fuoco della Geènna». Chi cova nell’anima questi sentimenti di odio mortale andrà nel fuoco eterno, perché l’inferno è l’odio allo stato di congelamento.

«Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare (cioè ti accosti all’altare), e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te (non che tu hai qualche cosa contro tuo fratello, ma che il fratello si mostra irritato, si mostra indispettito, ha qualche cosa contro di te), lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono».
S. Paolo spiega tutto dicendo: «Siate in pace con tutti, per quanto dipende da voi, se è possibile». Che cosa dipende da noi? È la preghiera che amalgama, che fonde, che unisce. Da noi dipende la preghiera. Conseguenza: non possiamo lasciar passare giorno quando qualche nostro fratello o sorella ha qualche cosa contro di noi, senza pregare per quella persona. Ci accosteremo all’altare solo se preghiamo per quella persona che porta risentimento contro di noi. Dice S. Giovanni: «Carissimi: se Dio ci amò talmente, anche noi dobbiamo amarci vicendevolmente». Dunque questo amore viene da Dio e da noi si irradia ai fratelli. Ha una misura verticale: da Dio a noi; e una misura orizzontale, radiale: da noi ai fratelli. Il centro però è Gesù. È Lui che ha detto: «Amatevi come io vi ho amati».

 

La Parola per me, Oggi

Dio non accetta il sacrificio che viene da un cuore implacabile. «Chi dice di essere nella luce e odia il proprio fratello, è ancora nelle tenebre» (1 Gv 2,9). Il vero amore del prossimo non è che l’amore di Dio reso visibile e, in quanto tale, l’autentica premessa di un degno culto divino.

La Parola si fa Preghiera

Dio! Non sapendo amare secondo la tua grazia, non strapparmi l’umile compassione, il pane ordinario della compassione che possiamo spezzare insieme, peccatori, seduti sul bordo della strada, in silenzio, a testa bassa, come i vecchi poveri. (Bernanos)

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