Messalino di Giovedì 16 Marzo

Messalino di Giovedì 16 Marzo

Dal libro del profeta Geremia (17,5-10)

Così dice il Signore:
«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo,
e pone nella carne il suo sostegno,
allontanando il suo cuore dal Signore.
Sarà come un tamerisco nella steppa;
non vedrà venire il bene,
dimorerà in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere.
Benedetto l’uomo che confida nel Signore
e il Signore è la sua fiducia.
È come un albero piantato lungo un corso d’acqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi,
nell’anno della siccità non si dà pena,
non smette di produrre frutti.
Niente è più infido del cuore e difficilmente guarisce!
Chi lo può conoscere?
Io, il Signore, scruto la mente e saggio i cuori,
per dare a ciascuno secondo la sua condotta,
secondo il frutto delle sue azioni».

* Maledetto è l’uomo che ripone fiducia nella carne, nell’uomo stesso, che è debolezza, contingenza, impotenza. Benedetto il giusto che si rimette nelle mani di Dio: egli è come albero che, irrigato da Dio, dà frutti saporiti, mentre gli altri alberi restano sterili. Solo Jahvè conosce e scruta il cuore umano, le sue vere intenzioni, e può, quindi, retribuire con giustizia.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 1)
Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene.

Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde;
poiché il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina.

 

Canto al Vangelo (Lc 8,15)
Lode e onore a te, Signore Gesù! Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono e producono frutto con perseveranza. Lode e onore a te...

Dal Vangelo secondo Luca (16,19-31)

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

* Il ricco nuota nei piaceri e il povero nella miseria, ma la giustizia di Dio alla fine rovescia le parti. Il ricco è cieco, non vede la Parola di Dio e il povero sulla sua stessa soglia.

 

Spunti di Riflessione

Peccato non è la ricchezza
Tre aspetti vengono sottolineati da Luca: il capovolgimento delle situazioni dopo la morte; la stabilità definitiva di questo capovolgimento; il valore essenziale della Parola di Dio in vista della conversione. Gesù demolisce una falsa concezione dei Farisei. Per loro il benessere sarebbe una prova della benedizione di Dio, mentre la povertà sarebbe un segno di riprovazione. Gesù risponde con una parabola: un ricco vive nel lusso e non gli manca nulla; un povero, fino alla morte trascina un’esistenza penosissima. Da notare che il ricco è senza nome, mentre il povero ce l’ha (El’ Azar: «Dio ha soccorso»): egli è qualcuno agli occhi di Dio.
La situazione si capovolge nell’aldilà. Il mendicante vive felice nel seno di Abramo; il ricco è tormentato e si trova nel più acuto bisogno. Il benessere terreno non è dunque prova di approvazione divina, né la povertà è segno che si è abbandonati da Dio. Occorre fin d’ora guardare le cose dal punto di vista di Dio. «Hanno Mosè e i Profeti: ascoltino loro» risponde Abramo alle richieste del miracolistico. Lo stile di Gesù si è mantenuto invariato su questo punto: «Questa generazione cerca un segno, ma non le sarà dato altro segno che quello di Giona» (11,29). Un segno che butta ancor più nella fede nuda nella Parola di Dio, se la si vuole accettare.

 

 

La Parola per me, Oggi

Voglio credere che solo abbandonandosi a Dio si ammassa un grande tesoro “di là”; che contare su se stessi, senza preoccuparsi dell’altro, non è decidere per Dio, e che l’amore è la sola valuta per il Cielo.

 

La Parola si fa Preghiera

Grazie, Signore, perché, mentre siamo ancora in tempo, ci obblighi a prendere atto dei nostri bilanci deficitari, della nostra bancarotta nel campo dell’Amore e della carità, quella vera, e ci rendi consapevoli che se manchi Tu nel registro della nostra contabilità, vane sono le nostre ricchezze terrene.

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