Messalino di Giovedì 20 Febbraio

Messalino di Giovedì 20 Febbraio

 

Dalla lettera di san Giacomo apostolo (2,1-9)

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi lì», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? Voi invece avete disonorato il povero! Non sono forse i ricchi che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali? Non sono loro che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi?
Certo, se adempite quella che, secondo la Scrittura, è la legge regale: «Amerai il prossimo tuo come te stesso», fate bene. Ma se fate favoritismi personali, commettete un peccato e siete accusati dalla Legge come trasgressori.

* Giacomo condanna con forza un comportamento che non rispetta lo spirito di povertà della comunità primitiva di Gerusalemme (At 2,44; 4,36-5,11). La liturgia delle nostre assemblee ritualizza veramente il sacrificio del Signore solo nella misura in cui è al servizio degli altri.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 33)
Il Signore ascolta il grido del povero.

Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
i poveri ascoltino  e si rallegrino.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato.

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce.

 

Canto al Vangelo (Gv 6,63c.68c.)
Alleluia, alleluia. Le tue parole, Signore, sono spirito e vita; tu hai parole di vita eterna. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (8,27-33)

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

* La proclamazione della fede messianica di Pietro aveva ancora bisogno di essere purificata e chiarita; essa necessitava soprattutto della rivelazione concernente il mistero della passione.

 

Spunti di Riflessione

«Doveva venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare»
I discepoli stanno seguendo Gesù da oltre 18 mesi, lo vedono agire, lo ascoltano parlare, sono affascinati da lui: Gesù è diventato per loro un grosso interrogativo: chi è lui? È arrivato il momento in cui Gesù interpella i suoi discepoli per provocarne la risposta.
A nome del gruppo, Pietro risponde: «Tu sei il Cristo». Per la prima volta nel Vangelo di S. Marco, caratterizzato dal cosiddetto segreto messianico, Gesù accetta il titolo di Cristo, cioè di Messia. Messia, per Pietro, significa che Gesù è l’inviato supremo di Dio, colui che avrebbe salvato il mondo dai peccati, colui che impegna a seguirlo nel Regno di Dio. Pietro ha tolto al titolo di Cristo la carica esplosiva che gli dava la gente e ha collocato Gesù in vetta alla storia della salvezza: Gesù è il Messia annunciato dai profeti.
Si tratta adesso di precisare in che modo il Messia Gesù avrebbe procurato la salvezza degli uomini.
«E cominciò a insegnar loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto...». Gesù si proclama Figlio dell’uomo: questo titolo (sempre in bocca a Gesù) gli permette di raffigurarsi come il personaggio glorioso della visione del profeta Daniele (7,13-14) e come il Servo Sofferente dei canti del profeta Isaìa. Sarà Messia attraverso la più umiliante delle sofferenze, quella della croce: «doveva venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (il verbo «dovere» indica la volontà del Padre Celeste).

Non basta credere in Gesù nonostante la croce; bisogna anche seguire Gesù portando la croce. La sofferenza è la grande educatrice dell’uomo.

 

La Parola per me, Oggi

Fino a quando ci poniamo questioni su Gesù, non comprenderemo nulla! Si comincia a capire qualcosa quando ci lasciamo porre in questione. Non lui, bensì noi siamo chiamati a dichiararci. Finora ci ha fatto la sua proposta; ora chiede la nostra risposta: «Rispondimi, e ti risponderò».
Allora: Gesù, chi è per te, che peso ha nella tua vita? È il tuo Salvatore, la tua speranza, il tuo desiderio?

 

La Parola si fa Preghiera

Signore Gesù, tu hai scandalizzato i discepoli rivelando loro che il tuo compito di Messia ti avrebbe condotto alla morte. Anche noi siamo scandalizzati dal male e dalla sofferenza. Nelle ore del dubbio, aiutaci a guardare a te, l’innocente per eccellenza che ha subìto un ingiusto calvario prima di giungere all’alba della risurrezione, a cui vuoi condurre tutti gli uomini per i secoli dei secoli.

 

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