Messalino di Giovedì 23 Marzo

Messalino di Giovedì 23 Marzo

Dal libro del profeta Geremìa (7,23-28)

Così dice il Signore: «Questo ordinai loro: “Ascoltate la mia voce, e io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici”.
Ma essi non ascoltarono né prestarono orecchio alla mia parola; anzi, procedettero ostinatamente secondo il loro cuore malvagio e, invece di rivolgersi verso di me, mi hanno voltato le spalle.
Da quando i vostri padri sono usciti dall’Egitto fino ad oggi, io vi ho inviato con assidua premura tutti i miei servi, i profeti; ma non mi hanno ascoltato né prestato orecchio, anzi hanno reso dura la loro cervìce, divenendo peggiori dei loro padri.
Dirai loro tutte queste cose, ma non ti ascolteranno; li chiamerai, ma non ti risponderanno. Allora dirai loro: Questa è la nazione che non ascolta la voce del Signore, suo Dio, né accetta la correzione. La fedeltà è sparita, è stata bandita dalla loro bocca».

* L’interessamento di Dio è stato costante; egli non ha mancato di parola attraverso i suoi servi. L’attività profetica di Geremia è sempre stata sollecita ma infruttuosa, come quella di tutti i profeti inviati da Dio con premurosa cura.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 94)
Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.

Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.

Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere».

 

Canto al Vangelo (Gl 2,12-13)
Gloria e lode a te, o Cristo! Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché sono misericordioso e pietoso. Gloria e lode...

Dal Vangelo secondo Luca (11,14-23)

In quel tempo, Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

* Nei gesti potenti di Gesù irrompe il regno di Dio che pone fine a quello di satana, l’avversario.

 

Spunti di Riflessione

«Chi non raccoglie con me, disperde»
In questo brano di Vangelo ci si trova dinanzi all’avversario, al demonio. Una delle tentazioni più tremende con cui il demonio blocca le anime e le rende mute, facendo sì che la Parola di Dio non abbia più risonanza dentro di noi, rendendoci chiusi in noi stessi, è la cosiddetta “tentazione della noia, del tedio, dell’inerzia, dell’accidia”, uno dei sette vizi capitali: il “demonio del mezzogiorno”. Consiste in una tristezza, in uno scoraggiamento profondo di fronte alla grandezza a cui ci chiama il Signore, in una specie di fuga dinanzi all’ideale che Dio ci fa balenare.
Non si trova più gusto a niente, si desidera abbandonare ogni interesse spirituale, ci si vuole piuttosto stordire nell’attività, impegnarci nel groviglio delle cose insignificanti. È una specie di tristezza che si abbatte sul cuore: non ci si crede più capaci di grandezza: ci si sconforta di fronte alle mete che ci proietta il Signore; si è nauseati, annoiati delle altezze; c’è una dispersione sorda di dover sempre vivere in una tensione spirituale, proiettati verso l’alto; ci invade una desolazione interiore perché si rimane come schiacciati dalla fragilità che sentiamo dentro di noi.
Una ricetta infallibile contro questa svogliatezza dello spirito, contro questa paralisi di ogni ideale, di ogni slancio dell’anima? Pensare continuamente al cielo, ai beni celesti. È impossibile che uno spirito che esulta nella serenità dell’attesa del cielo, si senta scoraggiato. Ci vuole quindi una continua iniezione di cielo, di ideali superiori.

 

La Parola per me, Oggi

L’uomo che non si impegna interamente per il Regno di Dio, lascia sempre aperto uno spiraglio attraverso il quale può penetrare il diavolo. Ognuno è chiamato a optare, non può restarsene neutrale.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Signore Gesù, che per la fede sei nel mio cuore, che vieni in me eucaristicamente vivo nella comunione, che mi assicuri la tua presenza se attuo il precetto dell’amore, fammi stare con te. Non permettere che io “disperda” quel che penso, vivo e amo. Dammi che tutto sia potenziato dal mio essere con te.

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