Messalino di Giovedì 6 Luglio
Dal libro della Genesi (22,1-19)
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme.
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
Abramo chiamò quel luogo “Il Signore vede”; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
* Dio mette Abramo alla prova chiedendogli suo figlio, il suo unico, cioè il solo che sia il figlio della promessa. Ismaele, in effetti, non era il figlio della promessa.
Salmo Responsoriale (dal Sal 114)
Camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Amo il Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Mi stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».
Pietoso e giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
Canto al Vangelo (cf 2Cor 5,19)
Alleluia... Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo (9,1-8)
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
* Gesù risponde agli scribi con un ragionamento logico e stringato: voi sapete benissimo che è più difficile rimettere i peccati che guarire il corpo. Chi può la cosa più difficile, non potrà anche quella più facile?
Spunti di Riflessione
«Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto!»
Il patriarca, messo alla prova, mostra la sua fede in una totale e silenziosa obbedienza. La sobrietà del racconto conferisce al silenzio di Abramo una grandezza drammatica ancora più di quella delle brevi parole che egli pronuncia davanti a Dio. Infatti, all’Eterno o al suo angelo, egli non dice che per due volte: Eccomi!
Nel sacrificio di Gesù Cristo potenza e grazia di Dio hanno trovato la loro espressione più piena. Quello che Dio ha domandato ad Abramo, lo ha compiuto lui stesso donando il suo unico figlio, il suo Benamato per il riscatto degli uomini.
L’angelo di Dio ferma il gesto di Abramo. Dio stesso interviene perché la prova cessi, dato che essa ha provato la fede del patriarca. Questa fede è espressa qui con la parola timore: «Ora so che tu temi Dio». Il timore di Dio, nell’Antico Testamento, esprime spesso l’obbedienza totale del credente e per conseguenza la sua fede.
Dopo la prova, si ripetono le promesse fatte al patriarca. Dio non ha cambiato il suo piano e la sua promessa sarà mantenuta, come è stato dimostrato dal mantenimento in vita di Isacco, erede di Abramo. La discendenza sarà numerosa e benedetta; essa possederà la porta dei suoi nemici (cioè: dominerà su di essi), e le nazioni saranno benedette in essa.
Il racconto del sacrificio di Isacco è stato privato di alcuni elementi, specialmente dei dettagli del viaggio e dei preparativi al sacrificio. Il punto essenziale di questo brano è l’obbedienza di Abramo a Dio nella fede pura (prospettiva dell’Antico Testamento) e la situazione analoga tra Abramo e Dio Padre che conduce il Figlio all’immolazione (realtà del Nuovo Testamento).
L’amore paterno di Dio per noi è dimostrato soprattutto dal fatto che egli accetta d’immolare per noi questo Figlio che ama così intensamente.
La Parola per me, Oggi
Anch’io come il paralitico del Vangelo ho bisogno di essere toccato, guarito, perdonato; per questo il mio sguardo verso gli altri e verso i loro errori deve essere indulgente e comprensivo.
La Parola si fa Preghiera
Donami, Signore, una fiducia incrollabile nel tuo amore. Una fiducia capace di sperare contro ogni speranza, di credere anche quando l’orizzonte sembra totalmente chiuso, di abbandonarsi senza riserve.