Messalino di Lunedì 13 Settembre

Messalino di Lunedì 13 Settembre

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timoteo (2,1-8)

Figlio mio, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. 
Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l’ha data nei tempi stabiliti, e di essa io sono stato fatto messaggero e apostolo — dico la verità, non mentisco —, maestro dei pagani nella fede e nella verità.
Voglio dunque che in ogni luogo gli uomini preghino, alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese.

* Come l’amore del cristiano si estende a tutti gli uomini, e non conosce confini né limitazioni, così anche la sua preghiera deve includere tutti. C’è un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù; è lui che annunzia agli uomini la volontà di Dio, riconcilia gli uomini con Dio e fa pace tra Dio e gli uomini.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 27)
Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica.

Ascolta la voce della mia supplica,
quando a te grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.

Il Signore è mia forza e mio scudo,
in lui ha confidato il mio cuore.
Mi ha dato aiuto: esulta il mio cuore,
con il mio canto voglio rendergli grazie.

Forza è il Signore per il suo popolo,
rifugio di salvezza per il suo consacrato.
Salva il tuo popolo e benedici la tua eredità,
sii loro pastore e sostegno per sempre.

 

Canto al Vangelo (cfr Gv 3,16)
Alleluia, alleluia. Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (7,1-10)

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. 
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede — dicevano —, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». 
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te;  ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». 
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

* Un centurione romano, pagano, ha immediatamente compreso Gesù perché il suo occhio è aperto e illuminato dall’amore. Mentre dice: «Io non sono degno», i Giudei dicono di lui: «Egli è degno, egli lo merita». Appoggiano la sua carità.

 

Spunti di Riflessione

Comanda con una parola
Nella guarigione del servo del centurione Gesù si limita alla parola e risponde così all’elogio dell’efficacia della parola pronunciata dal centurione. Il centurione non ha incontrato di persona Cristo: ha avuto una fede così profonda nell’efficacia della sua Parola da ottenere lo stesso il miracolo.
Il centurione ha quella fiducia nella Parola di Cristo alla quale Luca vuole portare il suo lettore: la certezza di sperimentare la sua potenza anche in sua assenza. È la fede della Chiesa. Il centurione, che non può andare da Gesù, non gli chiede neanche più di venire: crede nell’efficacia della sua Parola. Ecco il punto di arrivo della fede del centurione: mosso dal bisogno estremo, avendo ascoltato da altri su Gesù, cosciente dell’impossibilità di accedere a lui, ricorre alla mediazione altrui e, informato che lui viene, percepisce insieme la propria miseria e la sua misericordia: da questo incontro nasce la fede illimitata nella sua Parola. Questo è il luogo dove il bisogno dell’uomo incontra la potenza di Dio.
La fede è un atto di coraggio spirituale, è un «sì» generoso all’appello di Dio. La prima beatitudine che si legge nel vangelo è sulla fede ed è rivolta alla Madonna: «Beata colei che ha creduto».

 

La Parola per me, Oggi

La Parola è certamente efficace, ma solo per chi ha fede. Chi crede ha la possibilità stessa di Dio la cui potenza è liberata dalla fede dell’uomo che l’accoglie. Ma se anche oggi sentiamo di non avere tale fede possiamo sempre invocare, con il Padre del sordomuto: «Credo, aiutami nella mia incredulità» (Mc 9,24).

 

La Parola si fa Preghiera

Non sono degno Signore, che tu venga da me, non sono degno che tu entri nella mia casa. Tu, il Verbo fatto carne, sei entrato nella nostra storia, fatta di lacrime e di miseria. Tu, con fedeltà “ostinata” rimani dentro questa storia, e nell’Eucaristia fai “cena” con noi, facendoti Pane. Io non sono degno Signore, ma dalla potenza della tua Parola io sarò salvato.

 

Condividi su: Facebook Twitter Google Plus