Messalino di Lunedì 2 Maggio

Messalino di Lunedì 2 Maggio

 

Dagli Atti degli Apostoli (6,8-15)

In quei giorni, Stefano, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo.
Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava.
Allora istigarono alcuni perché dicessero: «Lo abbiamo udito pronunciare parole blasfeme contro Mosè e contro Dio». E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio.
Presentarono quindi falsi testimoni, che dissero: «Costui non fa che parlare contro questo luogo santo e contro la Legge. Lo abbiamo infatti udito dichiarare che Gesù, questo Nazareno, distruggerà questo luogo e sovvertirà le usanze che Mosè ci ha tramandato».
E tutti quelli che sedevano nel sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo.

* I sobillatori non resistono nella discussione con Stefano e allora si vendicano in un’altra maniera: mentendo. È facile sollevare, scaldare le menti... Dicono: “È un rivoluzionario!”. Invece Gesù non è un distruttore. Gesù è uno che non tace di fronte a cose che non vanno bene, che rivela e denuncia, ma non attacca mai l’uomo.

 

Salmo Responsoriale  (dal Sal 118)
Beato chi cammina nella legge del Signore.

Anche se i potenti siedono e mi calunniano,
il tuo servo medita i tuoi decreti.
I tuoi insegnamenti sono la mia delizia:
sono essi i miei consiglieri.

Ti ho manifestato le mie vie e tu mi hai risposto;
insegnami i tuoi decreti.
Fammi conoscere la via dei tuoi precetti
e mediterò le tue meraviglie.

Tieni lontana da me la via della menzogna,
donami la grazia della tua legge.
Ho scelto la via della fedeltà,
mi sono proposto i tuoi giudizi.

 

Canto al Vangelo (Mt 4,4)
Alleluia, alleluia. Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni  (6,22-29)

Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie.
Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

* Gesù spiega a quelli che gli chiedono: «Rabbi quando sei venuto qui?» che la loro domanda è una maldestra espressione della fame spirituale che li travaglia. La seconda domanda tradisce la loro semplicistica concezione della religione: «Che cosa dobbiamo fare per lavorare alle opere di Dio?».

 

Spunti di Riflessione

L’altra riva
L’indomani del miracolo della moltiplicazione dei pani la gente cerca Gesù. Non lo trova. Hanno creduto che Gesù fosse sulla riva del solo nutrimento terrestre; invece era passato all’altra riva, su quella del nutrimento spirituale. Gesù è un’altra riva, è un’altra vita, è un altro pane, è un’altra fame. L’opera primordiale che si impone a ogni uomo è di credere a Colui che Dio ha inviato: Gesù cerca di attirare l’attenzione sulla sua persona. Bisogna credere in Gesù. Alle opere (al plurale) che l’uomo pretende di compiere per Dio, Gesù oppone l’opera di Dio che è la fede posta nel cuore dell’uomo. Nel discorso precedente, Gesù aveva insistito sulla fede in colui che lo aveva mandato (cioè nel Padre); ora insiste sulla fede in colui che è mandato (cioè in Gesù).
Gesù esige la fede, non la discussione. Stronca quindi anche l’idea farisaica del merito, quasi che l’uomo fosse un partner di Dio con una sua propria iniziativa. È sempre Dio che ha l’iniziativa dell’amore; il compito dell’uomo sta nel come rispondervi. «Tutto è grazia», diceva un personaggio di Bernanos, per chi, come la Madonna, av­verte profondamente che è Dio che «ha posato lo sguardo sulla sua piccolissima serva» (Lc 1,48).
È la fede che provoca in noi il senso della perfezione di Dio, il senso, come diceva Kierkegaard, «dell’esigenza infinita». Essa ci scopre un compito illimitato, ci aiuta a prendere coscienza della nostra impossibilità di portarlo a termine e — per colmo — la fede umile ci fa provare la gioia di questa inadeguatezza fino a pregare con San Francesco: Mio Dio, e mio Tutto! Io sono nulla. La gioia del cristiano è di scoprire che la potenza di Dio si rivela nella sua debolezza.

 

La Parola per me, Oggi

La fede deve manifestarsi in opere di carità fraterna; una fede senza le opere è come un albero fruttifero senza frutti.

 

La Parola si fa Preghiera

Mio Dio, io credo, adoro, spero e ti amo; ti chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non ti amano. 
(Preghiera insegnata dall’Angelo ai fanciulli di Fatima)

◊ Un mese a Maria
Maria Santissima continua in cielo il suo ufficio materno a riguardo dei membri di Cristo cooperando alla nascita e allo sviluppo della Vita Divina nelle anime dei redenti (Paolo VI).   
Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria.

 

Condividi su: Facebook Twitter Google Plus