Messalino di Lunedì 20 Novembre

Messalino di Lunedì 20 Novembre

 

Dal primo libro dei Maccabèi (1,10-15.41-43.54-57.62-64)

In quei giorni, uscì una radice perversa, Antioco Epìfane, figlio del re Antioco, che era stato ostaggio a Roma, e cominciò a regnare nell’anno centotrentasette del regno dei Greci.
In quei giorni uscirono da Israele uomini scellerati, che persuasero molti dicendo: «Andiamo e facciamo alleanza con le nazioni che ci stanno attorno, perché, da quando ci siamo separati da loro, ci sono capitati molti mali». Parve buono ai loro occhi questo ragionamento. Quindi alcuni del popolo presero l’iniziativa e andarono dal re, che diede loro facoltà d’introdurre le istituzioni delle nazioni. Costruirono un ginnasio a Gerusalemme secondo le usanze delle nazioni, cancellarono i segni della circoncisione e si allontanarono dalla santa alleanza. Si unirono alle nazioni e si vendettero per fare il male.
Poi il re prescrisse in tutto il suo regno che tutti formassero un solo popolo e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Tutti i popoli si adeguarono agli ordini del re. Anche molti Israeliti accettarono il suo culto, sacrificarono agli idoli e profanarono il sabato.
Nell’anno centoquarantacinque, il quindici di Chisleu, il re innalzò sull’altare un abominio di devastazione. Anche nelle vicine città di Giuda eressero altari e bruciarono incenso sulle porte delle case e nelle piazze. Stracciavano i libri della legge che riuscivano a trovare e li gettavano nel fuoco. Se presso qualcuno veniva trovato il libro dell’alleanza e se qualcuno obbediva alla legge, la sentenza del re lo condannava a morte.
Tuttavia molti in Israele si fecero forza e animo a vicenda per non mangiare cibi impuri e preferirono morire pur di non contaminarsi con quei cibi e non disonorare la santa alleanza, e per questo appunto morirono. Grandissima fu l’ira sopra Israele.

* Il partito ellenistico di Gerusalemme considera l’isolamento culturale-religioso della stirpe come l’unica causa delle non poche sventure piombate sulla regione (cf Ger 44,16-19). Uomini iniqui si prestano alla secolarizzazione del giudaismo. I buoni difendono la purezza e la totalità della religione.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 118)
Dammi vita, Signore, e osserverò la tua parola.

Mi ha invaso il furore contro i malvagi
che abbandonano la tua legge.
I lacci dei malvagi mi hanno avvolto:
non ho dimenticato la tua legge.

Riscattami dall’oppressione dell’uomo
e osserverò i tuoi precetti.
Si avvicinano quelli che seguono il male:
sono lontani dalla tua legge.

Lontana dai malvagi è la salvezza,
perché essi non ricercano i tuoi decreti.
Ho visto i traditori e ne ho provato ribrezzo,
perché non osservano la tua promessa.

 

Canto al Vangelo (Gv 8,12)
Alleluia, alleluia. Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me avrà la luce della vita. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (18,35-43)

Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

* La fede è la nuova luce, il nervo ottico che apre lo sguardo a cose che altrimenti resterebbero chiuse. Il cieco «seguiva Gesù glorificando Dio». Marco ne cita anche il nome: Bartimeo, cioè figlio di Timeo, probabilmente un uomo conosciuto nella Chiesa primitiva.

 

Spunti di Riflessione

La luce dell’umiltà

* «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino» (Sal 118,105). Dio, con la sua parola, creò la luce e l’universo. Gesù è la medesima Parola increata, che si è fatta carne per ricreare l’uomo caduto nelle tenebre. La nostra cecità è la nostra non conoscenza di Dio congiunta con la presunzione di vederci (Gv 9,41; Ap 3,17ss). Essa ci chiude nella «luce tenebrosa» (Lc 11,35), e ci gonfia del lievito dei farisei, che è l’avidità dell’avere, del potere e dell’apparire. Gesù, luce vera del mondo, ci offre ben altro lievito: il desiderio di povertà, umiliazione e umiltà, che introducono nel Regno. Sono le qualità della vedova che Dio esaudisce, del pubblicano che egli giustifica e del piccolo che entra nel Regno (Cf. Lc 18,1-17). La nostra cecità sembra invincibile. Impedisce che la Parola faccia breccia in noi. Vedi la triplice cecità dei discepoli davanti al mistero di Gesù (Lc 18,34).

 

La Parola per me, Oggi

Il cieco non vede, ma può ascoltare. Anche noi, pur non vedendo ancora il significato della Parola, possiamo tuttavia ascoltarla e custodirla nel cuore, come Maria, madre dei credenti e figura della Chiesa (Lc 2,51). La fede giunge alla visione attraverso questo ascolto. Oggi, quanto tempo vuoi dedicare alla lettura della Parola?

 

La Parola si fa Preghiera

Che non ci manchi la lotta, Signore. Che siamo sempre trovati degni della lotta e della prova, al fine di mantenere vive le forze del nostro amore, e allertato tutto il vigore della nostra fede. Accendi in noi il fuoco della preghiera nel cuore della notte, e fa’ che ti chiamiamo senza fine come il cieco: «Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, abbi pietà di noi peccatori».

 

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