Messalino di Lunedì 27 Agosto

Messalino di Lunedì 27 Agosto

 

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (1,1-5.11b-12)

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: a  voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi  progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri  va crescendo. Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra  fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate. È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite. Il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e,con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.

*  Lo scritto non è indirizzato a singoli convertiti ma alla «Chiesa dei Tessalonicesi» cioè all’assemblea dei cristiani radunata a Tessalonica. La relazione della Chiesa con  Dio  e con Cristo è  espressa mediante la preposizione “en” con il dativo (anche 2Ts  1,1). Come nella maggior parte delle lettere Paolo inizia con un  rendimento di grazie indirizzato a Dio nella preghiera.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 95)
Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.

Annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

 

Canto al Vangelo (Gv 10,27)
Alleluia, alleluia. Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono.  Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (23,13-22)

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate  entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a  voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della  Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa  è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono  di Dio e per Colui che vi è assiso».

*  Matteo fa dell’ipocrisia il tratto più rilevante del carattere dei  farisei. I farisei sono degli ipocriti, non agiscono con unità, integrità e perfezione morale.  Scribi e farisei hanno le chiavi del regno dei cieli, cioè la dottrina con la quale spiegano la legge. Essi però fanno cattivo uso di questo potere sbarrando così l’ingresso nel regno dei cieli a se stessi e agli altri. Essi hanno la colpa maggiore dell’incredulità del popolo.

 

Spunti di Riflessione

Modifichiamo la nostra condotta
In realtà, nelle parole di Gesù, non si tratta di maledizioni, ma di richiami vigorosi: «Guai a voi!», da intendersi nel senso profetico della lamentazione, come canto di  lutto, come grido di tristezza al pensiero che i destinatari si trovano su una via di morte. È un appello a cambiare comportamento. C’è la condanna delle condotte ipocrite. Nell’economia del Vangelo, la polemica tocca punti nevralgici di comportamenti umani possibili e anche ricorrenti nell’annuncio della verità. Si rimprovera  quell’atteggiamento chiamato “moralistico” che obbliga, diventa intransigente e spietato, quasi che qualcuno abbia il potere di ergersi a «maestro» e «guida». L’atteggiamento evangelico è molto diverso. È paziente, rispettoso, misericordioso. Nessuno, anche grazie alle sue funzioni, può assumere la veste di giudice. L’atteggiamento evangelico è quello dell’affiancamento e della fraternità. Si rimprovera anche l’atteggiamento ritualistico di chi crede di garantirsi l’accesso alla vita eterna con vuote ripetizioni di pratiche e gesti che mancano del loro profondo significato che li mette in relazione con Dio. È anche la tentazione del perfezionismo, del fare perché così bisogna fare: chi fa ciò esige la perfezione dagli altri, ma non la applica a se stesso. La perfezione non è  fatta di obblighi, doveri, sacrifici puramente esteriori.  È comprensione  positiva del mistero di Dio.  Perdendosi  in leggine e  prescrizioni umane (quante ne facciamo anche noi!) si perde di vista Dio stesso, limitandosi a curare  solo i propri interessi (l’oro diventa più importante del tempio, l’offerta dell’altare).

 

La Parola per me, Oggi

Il mio rapporto con Dio e con i fratelli è sincero o rimangono sacche di atteggiamenti ipocriti? Vivo quello che credo o mi limito ad osservare delle prescrizioni esterne senza nessun coinvolgimento interiore?

 

La Parola si fa Preghiera

Salvami,  Signore, dalla presunzione  di  sapere tutto.  Dall’arroganza  di  chi  non  ammette  dubbi.
Dalla  durezza  di  chi  non tollera  ritardi.
Dal  rigore  di  chi  non  perdona  debolezze.
Dall’ipocrisia di chi salva i princìpi e uccide le persone.

 

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