Messalino di Lunedì 31 Ottobre

Messalino di Lunedì 31 Ottobre

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési (2,1-4)

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.

* Un motivo di gioia apostolica: il lavoro di gruppo. Paolo non ha voluto fare nulla da solo: si è sempre circondato di collaboratori, comprendendo molto bene che «l’individualismo in apostolato è peggio di un’indocilità, è un errore dottrinale».

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 130)
Custodiscimi presso di te, Signore, nella pace.

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.

Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.

Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre.

 

Canto al Vangelo (Gv 8,31b-32)
Alleluia, alleluia. Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli, dice il Signore, e conoscerete la verità. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (14,12-14)

In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

* Con il «discorso agli invitati», Gesù si rivolge contro la vanagloria dei farisei e presenta una regola di buona condotta sul modo di comportarsi a tavola (cf Pro 25,6s), che nello stesso tempo si riferisce al modo di agire di Dio. Nell’ultimo giorno Dio umilierà i superbi ed esalterà gli umili. La superbia dei farisei è un ostacolo alla fede in Gesù.

 

Spunti di Riflessione

Invitati al banchetto del Regno
La parola rivolta da Gesù a colui che lo ospita è una norma di condotta che acquista un significato più alto in riferimento alla ricompensa finale di Dio. La ricompensa Gesù la rimanda all’aldilà, «alla risurrezione dei buoni». Quello che si compie sulla terra è già l’inizio di una realtà ultraterrena. Solo una generosità disinteressata sarà ricompensata da Dio.
Tu non devi cercare il contraccambio, il contraccambio l’avrai lassù. Gesù proietta sempre sul futuro, è la speranza. Gesù è il futuro dell’uomo, Gesù è la risurrezione, Gesù è l’attesa, è il sogno, e quante volte parla del futuro che ci attende.
Theillard De Chardin ha detto una frase stupenda, azzeccata, giusta, quando disse che l’umanità, l’uomo, apparterranno a chi gli presenta il futuro più bello; più affascinante. E chi più di Gesù? Però non ne parliamo. Guardate quante volte Gesù ne parla; proietta sempre il futuro che ci attende; il contraccambio è di là.
Il mondo appartiene a quelli che daranno un futuro più affascinante, quale futuro più bello di quello che dà Gesù? Gesù è la risurrezione dei giusti, è il futuro dell’uomo, è la speranza più affascinante (la speranza è la memoria del futuro, bisogna averlo dinanzi agli occhi).
La storia oramai vibra tra due poli: la risurrezione di Gesù e la parusìa, l’attesa del suo ritorno. Siamo invitati a sognare il cielo.
Al mattino svegliandovi, spalancate i balconi sull’infinito, sul futuro, sul cielo. Aprite le finestre, guardate la luce di gloria che vi attende. Non vedete scintillare tutte le stelle nel cielo dell’anima? Aprite i balconi, le finestre, sul futuro meraviglioso che vi attende, che ha nome: Gesù, Parola di Gesù, Eucaristia.

 

La Parola per me, Oggi

«E sarai beato...». Vi è una beatitudine anche per chi impara ad agire con disinteresse. Gesù propone implicitamente l’esempio di Dio stesso, che non fa distinzione di persone nel distribuire i suoi beni: così dovrebbe fare anche il perfetto discepolo di Gesù, superando la logica umana così egoistica e sperando una ricompensa solo da Dio.

 

La Parola si fa Preghiera

Signore, purifica le mie intenzioni! Dammi un cuore semplice e lieto nel darsi, in quotidianità di dono. So che la mia ricompensa sei Tu, la tua presenza d’amore.

◊ Il Mio Rosario
Gesù è ritrovato tra i dottori del Tempio. Gesù è dunque cercato dai genitori e tuttavia, pur cercato, non è subito trovato... Impara dove lo trovano coloro che lo cercano, in modo che anche tu, cercandolo insieme con Giuseppe e con Maria, lo possa trovare (Origene).
Mistero. Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria.

Il paese della nostra anima
Ognuno di noi è un dono del Padre a Gesù. Noi sentiamo tante volte nel cuore la nostalgia della famiglia. Ecco: nel Cielo sarà saziata questa nostalgia. Le più pure gioie della terra, anche quelle che danno le vertigini, come l’amore, la potenza, la gloria, quando si sono sperimentate, se ne sono sperimentati i limiti strettissimi, si avverte che sono vuote. Quel vuoto fondamentale esprime un appello irresistibile verso un “altrove” che è il paese della nostra anima; è la “patria” come dicono i cristiani. Noi siamo pellegrini; la nostra patria è il cielo. L’uomo è, in un certo senso, straziato internamente da questa nostalgia del Cielo, dell’infinito, dell’assoluto, della gioia, e si rode tra i limiti in cui è ingabbiato giorno per giorno dalla vita che gli tocca condurre.
La sola violenza che fa aprire il cielo è la preghiera. In fondo, in ogni istante della nostra vita, il credente trova il trampolino di lancio per il Paradiso e vi vede già splendere un riflesso della gioia la cui pienezza gli è riservata di là.
Goethe, poeta tedesco, con una frase espressiva disse che «noi siamo quaggiù, nel mondo, per eternizzarci», cioè per diventare eterni. Noi sentiamo la nostalgia del Paradiso perduto. “Paradiso” è una parola orientale che vuol dire giardino. In noi c’è sempre la nostalgia di un giardino meraviglioso che bisogna ritrovare a qualsiasi costo. Dice la Sacra Scittura: «Adamo ed Eva udivano il passo del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno». Quando discendiamo nelle profondità dell’anima, dove abitano le Tre Persone Divine, ci sembra quasi sempre di udire quel passo, quel cammino del Signore Dio che passeggia nel giardino della nostra anima, nel cielo del nostro cuore alla brezza del giorno.

 

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