Messalino di Lunedì 6 Novembre

Messalino di Lunedì 6 Novembre

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (11,29-36)

Fratelli, i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch’essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch’essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti!
O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio?
Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

* Alla luce del Vangelo, i membri del popolo di Israele appaiono come «nemici» di Dio, in quanto hanno opposto un rifiuto alla sua rivelazione in Cristo. Alla luce invece della loro storia, essi appaiono come amati da Dio e continuano a esserlo anche nel loro attuale rifiuto a Dio. Dio non ritira mai i suoi doni e la sua chiamata.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 68)
Nella tua grande bontà, rispondimi, Signore.

Io sono povero e sofferente:
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.

Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

Perché Dio salverà Sion,
ricostruirà le città di Giuda:
vi abiteranno e ne riavranno il possesso.
La stirpe dei suoi servi ne sarà erede
e chi ama il suo nome vi porrà dimora.

 

Canto al Vangelo (Gv 8,31b-32)
Alleluia, alleluia. Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli, dice il Signore, e conoscerete la verità. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (14,12-14)

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

* Le parole di Gesù intendono far riflettere. Con gli amici ci si trova assieme volentieri; i fratelli e i parenti appartengono al complesso familiare e, invitandoli, «nulla esce dalla cerchia della parentela». Dai ricchi vicini ci si attende un abbondante contraccambio. L’invito rientra così negli interessi personali ed egoistici.

 

Spunti di Riflessione

È Gesù crocifisso
«Poveri, storpi, zoppi, ciechi». Emarginati dalla società, sono anche impediti nell’esercizio del culto (cf 2Sam 5,8 LXX; Lv 21,16-20). Gesù è venuto per loro: la cura che ne ha è il «suo» segno messianico (Lc 7,21ss). Egli infatti è il medico, venuto a guarire i malati.
Il povero è il «luogo teologico» per eccellenza. In lui incontro il mio Salvatore che si è fatto ultimo di tutti. La sua presenza mi rivela sempre inadempiente e mi richiama al rispetto e alla stima verso di lui. Lui è il valore che ispira i miei pensieri, non il disvalore cui cerco di rimediare con le mie azioni. È la presenza del Crocifisso. Per questo S. Francesco baciò il lebbroso. È un vero gesto di ad-orazione (= portare alla bocca, baciare, come segno di venerazione e affetto). Più che ciò che faccio per lui – spesso solo umiliarlo con un po’ di soldi – è importante ciò che lui fa per me: mi giudica e mi salva (cf Mt 25,31-46).

L’uomo autentico e soprattutto il credente nella Bibbia deve invitare «poveri, storpi, zoppi e ciechi» per essere veramente «beato», cioè partecipe della gioia del Regno. Un amore disinteressato, libero, totale, generoso, creativo, veramente rivoluzionario, che abolisce rigide leggi economiche e barriere sociali è quello che Gesù ha continuamente proposto: «Prestate senza sperare niente e la vostra ricompensa sarà grande... perché se prestate a coloro dai quali sperate ricevere, quale merito avete?» (Lc 6,34-35). Simone il Giusto, un maestro giudaico dei primi secoli cristiani, era solito dire: «Il mondo si fonda su tre cose: la Parola di Dio, la preghiera e gli atti ispirati dall’amore». Gesù ci propone oggi queste colonne della vita spirituale, la grazia divina e l’amore umano, ma con una totalità e un’universalità assolute.

 

La Parola per me, Oggi

La parola d’ordine dell’amore dei discepoli è questa: non aspettarsi il contraccambio (Lc 6,35). Verifica se il tuo amore si fonda sulla brama d’essere ricambiato. Gesù non si accontenta d’un modo d’agire che deriva dalle convenienze umane o dalla speranza d’una contropartita.

 

La Parola si fa Preghiera

Mio Dio, quando un povero bussa alla mia porta, io so che sei tu che vieni. È l’immagine della Santa Sindone che mi chiama in questi visi devastati, induriti, avidi di un sorriso, di un po’ di pane, di riposo e di ascolto. Essi sono i nostri signori. Concedimi il tuo cuore, per leggere più lontano, nel loro segreto inviolabile, il segno delle tue piaghe.

Un pensiero per te
Il cielo non può essere conquista di solitari; è una comunione di gioia collettiva.

 

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