Messalino di Lunedì 7 Agosto

Messalino di Lunedì 7 Agosto

 

Dal libro dei Numeri (11,4b-l5)

In quei giorni, gli Israeliti ripresero a piangere e dissero: «Chi ci darà carne da mangiare? Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei cocomeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna».
La manna era come il seme di coriandolo e aveva l’aspetto della resina odorosa. Il popolo andava attorno a raccoglierla, poi la riduceva in farina con la macina o la pestava nel mortaio, la faceva cuocere nelle pentole o ne faceva focacce; aveva il sapore di pasta con l’olio. Quando di notte cadeva la rugiada sull’accampamento, cadeva anche la manna.
Mosè udì il popolo che piangeva in tutte le famiglie, ognuno all’ingresso della propria tenda; l’ira del Signore si accese e la cosa dispiacque agli occhi di Mosè.
Mosè disse al Signore: «Perché hai fatto del male al tuo servo? Perché non ho trovato grazia ai tuoi occhi, al punto di impormi il peso di tutto questo popolo? L’ho forse concepito io tutto questo popolo? O l’ho forse messo al mondo io perché tu mi dica: “Portalo in grembo”, come la nutrice porta il lattante, fino al suolo che tu hai promesso con giuramento ai suoi padri? Da dove prenderò la carne da dare a tutto questo popolo? Essi infatti si lamentano dietro a me, dicendo: “Dacci da mangiare carne!”. Non posso io da solo portare il peso di tutto questo popolo; è troppo pesante per me. Se mi devi trattare così, fammi morire piuttosto, fammi morire, se ho trovato grazia ai tuoi occhi; che io non veda più la mia sventura!».

* Di fronte al compito di mantenere il popolo nella fedeltà a Dio, Mosè si sente schiacciato come da un peso superiore alle proprie forze.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 80)
Esultate in Dio, nostra forza.

Il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito:
l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore.
Seguano pure i loro progetti!

Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari volgerei la mia mano.

Quelli che odiano il Signore gli sarebbero sottomessi
e la loro sorte sarebbe segnata per sempre.
Lo nutrirei con fiore di frumento,
lo sazierei con miele dalla roccia.

 

Canto al Vangelo (Mt 4,4)
Alleluia, alleluia. Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (14,22-36)

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!».
Compiuta la traversata, approdarono a Gennèsaret. E la gente del luogo, riconosciuto Gesù, diffuse la notizia in tutta la regione; gli portarono tutti i malati e lo pregavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello. E quanti lo toccarono furono guariti.

* La pretesa di Pietro di poter camminare sulle acque è audace, ma all’audacia della richiesta corrisponde l’audacia della risposta. Pietro ha il coraggio di avanzare sulle acque sulla parola di Gesù. 

 

Spunti di Riflessione

«Sono io, non abbiate paura»
Non appena la moltitudine si è allontanata, Gesù si ritira sul monte per pregare da solo. Su un luogo elevato, sul monte, si sperimenta in maniera più immediata la vicinanza di Dio. Gesù cerca il silenzio della preghiera.
«La folla è chiassosa. Per vedere Dio occorre il silenzio» (S. Agostino). «Il silenzio è la sede della Parola di Dio» (Madeleine Delbré). «Il silenzio è l’aiuto che prestiamo a Dio, perché possa comunicare con noi» (Godefroid Belorgey).

La barca coi discepoli è in viaggio; ma il vento contrario rende la navigazione difficile, cosicché essi avanzano soltanto a fatica. Costatano così quanto sia insignificante la loro forza e con quanta difficoltà possono fronteggiare gli elementi scatenati. Verso l’alba, dopo tutta una notte di lotte e di fatiche, vedono Gesù venire verso di loro sopra le acque. Se ne spaventano grandemente, credendo di vedere un fantasma. Per quanto siano uomini duri, adusi agli uragani e alle tempeste, essi si mettono a gridare, e l’evangelista non si perita di notarlo esplicitamente.
Gesù grida loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Succede sempre così: nell’incontro con Dio e col divino, l’uomo sente la propria debolezza, gli viene meno il coraggio e il terrore lo invade. Gesù non dà alcun segno di riconoscimento. Dice semplicemente: Sono io. Con questo ha detto tutto, perché così, in maniera talmente incondizionata e assoluta, senza altre prove o dimostrazioni, può parlare soltanto lui. I discepoli non hanno bisogno di riconoscerlo dalla voce o dalla fisionomia o dall’atteggiamento. Basta che sappiano che chi può dire così: «Sono io», non può essere che Lui.

Il quadro è tutto incentrato su Pietro. Egli è il primo degli apostoli (10,2); egli parla e agisce in nome degli altri. Qui egli è ancora di più: è il primo dei credenti e il modello di essi. In questa scena appare chiaro in modo drammatico cosa voglia dire credere. È la percezione del solenne «Sono io», che chiama l’uomo e lo attrae; poi l’impulso di andare da lui per essere con lui; il camminare senza pericolo sugli abissi, portati dalla fiducia e dall’amore; anche il vacillare della fiducia e il momentaneo venir meno delle forze. Appena l’uomo perde anche minimamente la fiducia, si sente immediatamente minacciato dai pericoli. E viceversa: appena si lascia impressionare dai pericoli, vacilla nella fiducia. E se non si aggrappa subito all’unica mano salvatrice, alla mano del Maestro, egli cade inevitabilmente preda delle potenze avverse.

 

La Parola per me, Oggi

L’avventura di Pietro è quella di ogni uomo: se guardiamo le nostre paure le nostre difficoltà affondiamo; se guardiamo Gesù e la sua promessa camminiamo. Anche oggi siamo chiamati a scegliere tra i nostri “fantasmi”, le nostre paure e la sua mano tesa per afferrarci.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Sostieni la nostra debolezza, Signore, quando le difficoltà della vita ci fanno vacillare. Quando il vento è contrario e tutto sembra mettersi contro di noi, vieni in nostro aiuto nella persona di colui che solo può salvarci, Gesù Cristo tuo Figlio e nostro Signore.

 

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