Messalino di Lunedì Santo – 11 Aprile

Messalino di Lunedì Santo – 11 Aprile

 

Dal libro del profeta Isaia (42,1-7)

«Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra,
e le isole attendono il suo insegnamento».
Così dice il Signore Dio, che crea i cieli e li dispiega, distende la terra con ciò che vi nasce, dà il respiro alla gente che la abita e l’alito a quanti camminano su di essa:
«Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia
e ti ho preso per mano;
ti ho formato e ti ho stabilito
come alleanza del popolo
e luce delle nazioni,
perché tu apra gli occhi ai ciechi
e faccia uscire dal carcere i prigionieri,
dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre».

* Isaia parlava ad un popolo depresso e gli faceva balenare un misterioso personaggio, abitato da uno Spirito divino e dalla mitezza umana, che sarebbe stato maestro di sapienza per i popoli ed avrebbe annunciato i segreti della salvezza; è il Servo del Signore.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 26)
Il Signore è mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

 

Canto al Vangelo
Lode e onore a te, Signore Gesù! Salve, nostro Re: tu solo hai compassione di noi peccatori. Lode e onore a te...

Dal Vangelo secondo Giovanni (12,1-11)

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

* Il racconto dell’unzione di Betania posto all’inizio della Passione intende mostrare nelle sofferenze di Gesù la sua glorificazione: c’è un legame tra questo atto messianico e la sepoltura di Gesù.

 

Spunti di Riflessione

«...Non sempre avete me»
Maria sparge un costosissimo profumo di nardo sui piedi del Signore, asciugandoli con i suoi capelli. La fragranza del profumo impregna tutta la casa: l’amore è sempre irradiante, diffusivo. Maria ama senza calcolare e senza valutare. Con Dio non si deve lesinare, ma donare. Maria si pone senza riserve al servizio di Gesù; non gli asciuga i piedi con un panno qualsiasi, ma con ciò che ha di più prezioso: con la propria splendente capigliatura. Ecco la liturgia di un cuore generosissimo.
Giuda Iscariota è un uomo meschino, rattrappito dall’egoismo. Si rammarica per i trecento denari sciupati in quel profumo. Accampa un pretesto di carattere sociale: che cioè si sarebbe potuto distribuire ai poveri il ricavato della vendita del profumo. Per lui la generosità è esagerazione, il culto è uno spreco, l’umiltà è una mancanza di dignità.
L’amore cerca la bellezza del dono, non l’utilità del dono. Il dono è sempre un qualche cosa di gratuito ed è la prova che la nostra società umana tende, aspira a una società in cui c’è la gratuità. Gli etnologi hanno dimostrato che le prime società umane si sono formate sulla base del dono e il dono è qualche cosa di gratuito.

 

La Parola per me, Oggi

«Non sempre avete me». Gesù fa capire come certi gesti di amore concordino con delle occasioni particolari, dopo di che non si ripeteranno più. Le occasioni perdute non si ritrovano più.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Signore Gesù, apri il mio cuore al tuo amore che sulla croce si dona a tutti, perché possa fare ciò che tu stesso hai fatto con me: amarti come Maria e servirti nei fratelli come Marta.

 

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