Messalino di Martedì 26 Febbraio

Messalino di Martedì 26 Febbraio

 

Dal libro del Siracide (nv 2,1-13)

Figlio, se ti presenti per servire il Signore,
resta saldo nella giustizia e nel timore,
prepàrati alla tentazione.
Abbi un cuore retto e sii costante,
tendi l’orecchio e accogli parole sagge,
non ti smarrire nel tempo della prova.
Stai unito a lui senza separartene,
perché tu sia esaltato nei tuoi ultimi giorni.
Accetta quanto ti capita
e sii paziente nelle vicende dolorose,
perché l’oro si prova con il fuoco
e gli uomini ben accetti nel crogiuolo del dolore.
Affìdati a lui ed egli ti aiuterà,
raddrizza le tue vie e spera in lui,
persisti nel suo timore e invecchia in esso.
Voi che temete il Signore, aspettate la sua misericordia
e non deviate, per non cadere.
Voi che temete il Signore, confidate in lui,
e la vostra ricompensa non verrà meno.
Voi che temete il Signore, sperate nei suoi benefici,
nella felicità eterna e nella misericordia.
Voi che temete il Signore, amatelo,
e i vostri cuori saranno ricolmi di luce.
Considerate le generazioni passate e riflettete:
chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso?
O chi ha perseverato nel suo timore e fu abbandonato?
O chi lo ha invocato e da lui è stato trascurato?
Perché il Signore è clemente e misericordioso,
perdona i peccati e salva al momento della tribolazione,
protegge coloro che lo ricercano sinceramente.

* La disgrazia e la prova possono abbattersi sia sul giusto che sull’empio. Ma il giusto che confida nel Signore o che vive nel timore di Dio può affrontare la prova con la certezza che Dio lo accompagna in essa e lo purifica in vista del giorno della retribuzione. Dio non trascura mai coloro che ripongono in Lui la loro fiducia e la loro speranza.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 36)
Affida al Signore la tua vita.

Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore.

Il Signore conosce i giorni degli uomini integri:
la loro eredità durerà per sempre.
Non si vergogneranno nel tempo della sventura
e nei giorni di carestia saranno saziati.

Sta’ lontano dal male e fa’ il bene
e avrai sempre una casa.
Perché il Signore ama il diritto
e non abbandona i suoi fedeli.

La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati.

 

Canto al Vangelo (Gal 6,14)
Alleluia, alleluia. Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (9,30-37)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

* È il secondo annuncio della passione e risurrezione di Gesù. Gli Apostoli non capiscono perché le loro speranze messianiche erano ben diverse da quelle di Gesù. Le loro speranze avevano per oggetto la grandezza politica e materiale. All’incomprensione si aggiunge l’ambizione: vogliono sapere chi tra loro sia il più grande. Gesù dimostra che l’unica grandezza è il servizio degli altri.

 

Spunti di Riflessione

Finire, morire
«Egli non voleva che alcuno lo sapesse». Perché non voleva? Perché voleva istruire i suoi discepoli su una cosa importantissima: la prima rivelazione della sua Passione, Morte e Risurrezione. Voleva far loro penetrare profondamente nel cuore i pensieri centrali che devono occupare anche tutta la nostra vita: la Morte e la Risurrezione.
La morte, come massima gloria che noi diamo al Signore e come massima prova di amore. E la risurrezione coma massimo traguardo finale.
«Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno». Consegnato, perché egli vi si abbandona. Dirà: «Ho il potere di dare la vita, e il potere di riprenderla» (in obbedienza al Padre; è la dimostrazione massima dell’amore: «Perché il mondo sappia che io amo il Padre»).
«Ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». La morte è sempre legata alla risurrezione. Dopo un brevissimo intervallo (tre giorni non interi) risorgerà. La risurrezione è una trasformazione profonda. Anche noi dovremo passare attraverso questa soglia ineluttabile.
Risorgeremo: ecco un pensiero confortante. Saremo divinizzati, saremo totalmente trasfigurati. Noi riceviamo la vita due volte: la prima volta, la vita fisica, e poi la seconda volta, la vita eterna. Vita eterna vuol dire la vita senza fine, ma soprattutto la vita di Dio che è l’eterno, la vita divina. La nostra seconda nascita è verginale, come l’Incarnazione del Verbo: da Maria per opera dello Spirito Santo. Ecco perché dalla Croce Gesù, vedendo sua Madre, disse «Donna, ecco tuo figlio».

Finire, morire, è il nostro destino appunto perché creature;  è il destino di tutte le cose esistenti nel mondo. Ogni volta che noi sperimentiamo, nella natura e nella nostra vita, la fine di qualche cosa, sentiamo come una voce che misteriosamente ci dice: «Anche tu finirai».
Lo sentiamo in maniera acuta nell’addio a un luogo dove abbiamo vissuto per lungo tempo, nel separarci da qualche persona che è stata fra noi lunghi anni e a un tratto ci lascia; nella morte di persone care. Oppure lo sentiamo anche nell’insuccesso di un lavoro che ci dava significato, nella fine di un intero periodo della nostra vita, nell’avvicinarsi della senescenza; anche nel malinconico aspetto della natura in autunno. Vediamo che gli alberi trascolorano, cadono le foglie, le giornate si fanno più corte, soffia il vento, comincia il freddo; il vento della morte spazza l’anima. Tutto ci dice: anche tu finirai. Siamo scossi da questa constatazione.
Che cosa vuol dire il fatto che noi abbiamo un inizio e una fine? Cosa vuol dire che noi veniamo dall’eternità misteriosa del “non ancora” e corriamo verso l’eternità luminosa del “non più?”. Sant’Agostino quando si poneva questa domanda, cominciava con una preghiera il suo tentativo di dare una risposta; ed era giusto che facesse così, perché pregare significa innalzarsi all’Eterno. Non c’è altro modo di giudicare il tempo se non di vederlo alla luce dell’eterno, alla luce di Dio. Per poter giudicare qualche cosa, noi si deve essere in parte dentro e in parte fuori; se fossimo totalmente immersi nel tempo, non potremmo elevarci nella preghiera, nella meditazione e nel pensiero dell’eternità; saremmo figli del tempo come tutte le altre creature. Ma come uomini consapevoli dell’eterno a cui apparteniamo e da cui ci aliena la schiavitù del tempo.

 

La Parola per me, Oggi

Farsi servo e accogliere i piccoli nel suo nome. La nostra grandezza si misura unicamente sullo spirito di servizio. Dopo il servizio – e come esempio di servizio – c’è l’accoglienza. Accogliere significa ascoltare, rendersi disponibili, ospitare.

 

La Parola si fa Preghiera

Concedimi, Signore, l’umile amore che non ama prevalere sugli altri, ma cerca il bene di chi gli sta accanto. Donami la forza di farmi prossimo, di non mettermi sempre al centro, di fare spazio agli altri, di dare voce a chi non ce l’ha.

 

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