Messalino di Martedì 29 Marzo

Messalino di Martedì 29 Marzo

 

Dal libro del profeta Ezechiele (47,1-9.12)

In quei giorni [l’angelo] mi condusse all’ingresso del tempio [del Signore] e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro.
Quell’uomo avanzò verso oriente e con una cordicella in mano misurò mille cùbiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva alla caviglia. Misurò altri mille cùbiti, poi mi fece attraversare quell’acqua: mi giungeva al ginocchio. Misurò altri mille cùbiti, poi mi fece attraversare l’acqua: mi giungeva ai fianchi. Ne misurò altri mille: era un torrente che non potevo attraversare, perché le acque erano cresciute; erano acque navigabili, un torrente che non si poteva passare a guado. Allora egli mi disse: «Hai visto, figlio dell’uomo?». Poi mi fece ritornare sulla sponda del torrente; voltandomi, vidi che sulla sponda del torrente vi era una grandissima quantità di alberi da una parte e dall’altra.
Mi disse: «Queste acque scorrono verso la regione orientale, scendono nell’Aràba ed entrano nel mare: sfociate nel mare, ne risanano le acque. Ogni essere vivente che si muove dovunque arriva il torrente, vivrà: il pesce vi sarà abbondantissimo, perché dove giungono quelle acque, risanano, e là dove giungerà il torrente tutto rivivrà. Lungo il torrente, su una riva e sull’altra, crescerà ogni sorta di alberi da frutto, le cui foglie non appassiranno: i loro frutti non cesseranno e ogni mese matureranno, perché le loro acque sgorgano dal santuario. I loro frutti serviranno come cibo e le foglie come medicina».

* C’è un grande tempio da cui scaturisce un torrente d’acqua sorgiva, che rigenera e feconda tutto ciò con cui viene a contatto. È l’immagine della presenza di un Dio amante della vita e di tutti i viventi, che vivifica, anzi dona la vita con abbondanza.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 45)
Dio è per noi rifugio e fortezza.

Dio è per noi rifugio e fortezza,
aiuto infallibile si è mostrato nelle angosce.
Perciò non temiamo se trema la terra,
se vacillano i monti nel fondo del mare.

Un fiume e i suoi canali rallegrano la città di Dio,
la più santa delle dimore dell’Altissimo.
Dio è in mezzo ad essa: non potrà vacillare.
Dio la soccorre allo spuntare dell’alba.

Il Signore degli eserciti è con noi,
nostro baluardo è il Dio di Giacobbe.
Venite, vedete le opere del Signore,
egli ha fatto cose tremende sulla terra.

 

Canto al Vangelo (Sal 50,12.14)
Gloria e lode a te, o Cristo, Verbo di Dio! Crea in me, o Dio un cuore puro; rendimi la gioia della tua salvezza. Gloria e lode a te, o Cristo, Verbo di Dio!

Dal Vangelo secondo Giovanni (5,1-16)

Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

* Il racconto culmina nelle parole con cui Gesù (cfr Gv 5,14) avverte il miracolato che il peccato è peggio di qualsiasi infermità fisica.

 

Spunti di Riflessione

«Vuoi guarire?»             
Gesù guarisce il paralitico in un luogo tradizionalmente “miracoloso”. Tale circostanza rende ancora più inaudita la solitudine dell’infermo: è paralizzato da trentott’anni e nessuno mai si è occupato di lui! Il grande miracolo del cristianesimo è la carità, che spinge gli uomini ad occuparsi degli altri e ad amarli concretamente come Dio li ama.
Gesù non aspetta la preghiera del malato, non esige da lui la fede come in altre occasioni, sceglie un caso particolarmente disperato, cioè un paralitico, che non può più né lavorare né agire. È probabile che neppure il numero trentotto sia stato citato casualmente; simboleggia i trentott’anni durante i quali Israele dovette attendere nel deserto prima di entrare nella Terra Promessa. Il paralitico sarebbe quindi il simbolo di Israele che, senza l’aiuto del Signore, è immobilizzato e incapace di tutto.
La guarigione avviene di sabato perché essa è il primo possesso della risurrezione, e la risurrezione totale sarà nel sabato eterno.

 

La Parola per me, Oggi

Oggi mi impegno, purificato dalla Grazia, a «prendere il mio lettuccio e a camminare», ad accettare tutto ciò che il Signore dispone per me con serenità, ad accettare soprattutto il mio peccato, segno della mia miseria e della grandezza di Dio che perdona, e a ricominciare rinato all’amore di Dio.

 

La Parola si fa Preghiera

Signore Gesù, per immergerci nell’acqua che dà vita, noi non abbiamo che te e coloro che agiscono nel tuo nome. Aiutaci a comprendere meglio che da soli siamo incapaci di guarire, e donaci nello stesso tempo la guarigione da tutto ciò che ci paralizza. Tu che sei l’unico medico delle anime e dei corpi per la vita eterna.

 

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