Messalino di Martedì 6 Febbraio

Messalino di Martedì 6 Febbraio

 

Dal primo libro dei Re (8,22-23.27-30)

In quei giorni, Salomone si pose davanti all’altare del Signore, di fronte a tutta l’assemblea d’Israele e, stese le mani verso il cielo, disse: «Signore, Dio d’Israele, non c’è un Dio come te, né lassù nei cieli né quaggiù sulla terra! Tu mantieni l’alleanza e la fedeltà verso i tuoi servi che camminano davanti a te con tutto il loro cuore.
Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruito!
Volgiti alla preghiera del tuo servo e alla sua supplica, Signore, mio Dio, per ascoltare il grido e la preghiera che il tuo servo oggi innalza davanti a te! Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: “Lì porrò il mio nome!”. Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo.
Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!».

* Salomone rivolge alla folla un discorso in cui ricorda il significato della dedicazione del Tempio. Passa poi alla preghiera di rendimento di grazie, il cui motivo è l’Alleanza a cui Dio è sempre fedele, purché il popolo, dal conto suo, rimanga fedele.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 83)
Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore!

L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri
che mille nella mia casa;
stare sulla soglia della casa del mio Dio
è meglio che abitare nelle tende dei malvagi.

 

Canto al Vangelo (Sal 118,36.29b)
Alleluia, alleluia. Piega il mio cuore, o Dio, verso i tuoi insegnamenti; donami la grazia della tua legge. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (7,1-13)

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate — i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti —, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

* Gesù pone in primo piano il comandamento di Dio, il comandamento dell’amore. Dio non vuole essere onorato a spese dell’amore del prossimo, perciò il non-conformismo di Gesù alla tradizione degli uomini è conforme alla volontà di Dio.

 

Spunti di Riflessione

Il comandamento di Dio
Gesù si riferisce spesso ai Profeti i quali rimproverano costantemente a Israele di violare i comandamenti essenziali del Decalogo sotto una copertura puramente esteriore. Risponde ai farisei e agli scribi citando Isaia. Poi con un fare pedagogico li chiama ipocriti. Tenta di strapparli in una maniera forte dalle loro convinzioni sbagliate. Ipocriti vuol dire falsi. Gesù va alla radice del loro peccato, della loro situazione: il cuore. È lì che ha sede l’ipocrisia, la falsità; cioè il peccato è penetrato nel cuore, e ci ha dissociati internamente, ci ha alienati. Alienazione di noi stessi, alienazione con i fratelli, con gli altri uomini; ci ha dissociati dagli altri. Ed ecco l’incomunicabilità, l’estraneità delle persone; ci ha dissociati con la natura per cui in certi momenti sentiamo la natura ostile, ribelle (gli animali, tutto...), tutte queste cose che dicono che c’è stata una frattura, un terremoto spaventoso. Il peccato ha tagliato tutto, ha provocato un vuoto attorno, ci ha dissociati, alienati soprattutto con Dio. Questo noi lo sentiamo e Gesù lo rivela: ipocriti!
«Questo popolo mi onora con le labbra»: mi onora con cerimonie liturgiche molto belle, canti, preghiere comunitarie molto belle; il guaio è che «il cuore è lontano da me». Il cuore, l’intimo, l’io profondo.
Nella sua autobiografia, il Mahatma Gandhi racconta di come quand’era studente in Sudafrica avesse nutrito un profondo interesse per la Bibbia, soprattutto per il Discorso della Montagna. Si convinse che il cristianesimo era la risposta al sistema delle caste, che per secoli aveva costituito una piaga per l’India, e pensò seriamente alla possibilità di diventare cristiano. Un giorno si recò in una chiesa protestante per partecipare ad una celebrazione cristiana e farsi dare le istruzioni necessarie. All’ingresso lo fermarono e gli spiegarono gentilmente che doveva recarsi ad una chiesa riservata ai negri. Se ne andò e non ritornò mai più.

 

La Parola per me, Oggi

Fa’ entrare oggi Gesù nella tua vita e lascia che il suo sguardo osservi le tue azioni. Con che cuore ti accosti alle cose, anche quelle buone, che fai? Dov’è il tuo cuore quando le tue labbra lo “onorano”? Ti accosti a Lui per abitudine con gesti e azioni meccaniche o lo cerchi con cuore sincero?

 

La Parola si fa Preghiera

Donami di custodire con ogni cura il mio cuore, Signore, perché non mi accada d’essere un sepolcro imbiancato e d’infrangere con fantasmi di cose vane il ricordo puro e incessante della tua legge d’amore.

 

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