Messalino di Mercoledì 1 Ottobre
Dal libro di Neemia (2,1-8)
Nel mese di Nisan dell’anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo diedi. Non ero mai stato triste davanti a lui.
Ma il re mi disse: «Perché hai l’aspetto triste? Eppure non sei malato; non può essere altro che un’afflizione del cuore». Allora io ebbi grande timore e dissi al re: «Viva il re per sempre! Come potrebbe il mio aspetto non essere triste, quando la città dove sono i sepolcri dei miei padri è in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco?».
Il re mi disse: «Che cosa domandi?». Allora io pregai il Dio del cielo e poi risposi al re: «Se piace al re e se il tuo servo ha trovato grazia ai tuoi occhi, mandami in Giudea, nella città dove sono i sepolcri dei miei padri, perché io possa ricostruirla».
Il re, che aveva la regina seduta al suo fianco, mi disse: «Quanto durerà il tuo viaggio? Quando ritornerai?». Dunque la cosa non spiaceva al re, che mi lasciava andare, e io gli indicai la data.
Poi dissi al re: «Se piace al re, mi si diano le lettere per i governatori dell’Oltrefiume, perché mi lascino passare fino ad arrivare in Giudea, e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, perché mi dia il legname per munire di travi le porte della cittadella del tempio, per le mura della città e la casa dove andrò ad abitare». Il re mi diede le lettere, perché la mano benefica del mio Dio era su di me.
* Discendente degli Ebrei deportati in Babilonia, Neemia era giunto ad una posizione importante: era stato infatti nominato gran coppiere alla corte del re Artaserse. Ebbe l’ardire di esporre personalmente al re le strettezze in cui si dibatteva Gerusalemme (2,1-8). L’esito fu positivo. Artaserse diede il suo benestare per la ricostruzione delle mura di Gerusalemme e nominò Neemia stesso “governatore” di Giuda (Neemia 5,14; 10,1).
Salmo Responsoriale (dal Sal 136)
Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo.
Lungo i fiumi di Babilonia,
là sedevamo e piangevamo
ricordandoci di Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
Perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
«Cantateci canti di Sion!».
Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra.
Mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.
Canto al Vangelo (Fil 3,8)
Alleluia, alleluia. Tutto ho lasciato perdere e considero spazzatura, per guadagnare Cristo ed essere trovato in lui. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Luca (9,57-62)
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
* Luca riporta tre incontri di Gesù con uomini che vogliono diventare suoi discepoli. Per tre volte la parola di Gesù deve chiarire ciò che viene richie-sto ai messaggeri del Regno di Dio.
Spunti di Riflessione
Ti seguirò dovunque tu vada
* Il primo si presenta spontaneamente; la sua offerta esprime risolutezza ed entusiasmo. Con fredda serietà Gesù lo mette di fronte alla dura realtà. Su questa terra egli è un pellegrino, senza patria, senza possedimenti, in attività senza riposo; chi vuol seguire il suo cammino deve condividere con lui la stessa sorte. Un altro è invitato da Gesù stesso a seguirlo senza indugio. La predicazione del Regno di Dio è più importante del dovere sacro di seppellire il padre defunto, dovere che, secondo la concezione degli scribi, dispensa da tutti i doveri comandati dalla legge. Un terzo, che vuol diventare discepolo di Gesù, chiede prima di poter prendere congedo dai suoi parenti, ma Gesù respinge decisamente la sua domanda con una similitudine, che forse allora era un proverbio comune. Per l’annuncio del Regno di Dio è adatto solo colui che si dedica a questo compito con il cuore indiviso, senza volgere lo sguardo indietro e senza considerazioni personali.
Ogni cosa al suo posto!
* Tutte e tre le risposte del Signore si concentrano sulla famiglia, questo non perché Gesù abbia qualcosa contro i legami familiari, ma perché molto spesso i congiunti fanno di tutto per ostacolare la vocazione facendo valere i loro diritti. Chi è chiamato deve chiudere un occhio su questa incomprensione e sopportare. Dio è più grande e quando mette la mano su un uomo lo vuole tutto per sé, egli vuole una dedizione totale e gioiosa, chi vuol partire con Lui deve avere la decisione rapida e il passo sicuro, chi si ferma per guardare indietro e vivere del passata è già uno sconfitto.
La Parola per me, Oggi
Dio è davvero il più grande amore nella mia vita? Per rispondere con sincerità mi fermerò a esaminare con attenzione le mie giornate e i miei interessi, prendendo seriamente l’impegno di dare più spazio alla preghiera, per imparare a mettere ogni cosa al posto giusto.
La Parola si fa Preghiera
Signore, rendimi libero da legami sentimentali e materiali che ostacolano il mio cammino verso il Regno dei Cieli, e fa che riesca a dare ad ogni cosa il giusto posto.
* IL MIO ROSARIO
Gesù risorge da morte
«Gloria a te, Cristo, che della tua croce hai fatto un ponte sulla morte. Attraverso questo ponte le anime si possono trasferire dalla regione della morte a quella della vita» (S. Efrem).
Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria.



