Messalino di Mercoledì 12 Settembre

Messalino di Mercoledì 12 Settembre

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (7,25-31)

Fratelli, riguardo alle vergini, non ho alcun comando dal Signore, ma do un consiglio, come uno che ha ottenuto misericordia dal Signore e merita fiducia. Penso dunque che sia bene per l’uomo, a causa delle presenti necessità, di rimanere così. Ti trovi legato a una donna? Non cercare di scioglierti. Sei libero da donna? Non andare a cercarla. Però se ti sposi non fai peccato; e se la giovane prende marito, non fa peccato. Tuttavia costoro avranno tribolazioni nella loro vita, e io vorrei risparmiarvele. Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non piangessero; quelli che gioiscono, come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano i beni del mondo, come se non li usassero pienamente: passa infatti la figura di questo mondo!

* A volte, Paolo dà l’impressione di disprezzare il matrimonio; in realtà, non fa che concedere il diritto di cittadinanza complementare a uno stato nuovo, quello del celibato, accanto a uno stato già conosciuto e considerato fino allora come l’unica possibilità: il matrimonio.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 44)
Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio.

Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre;
il re è invaghito della tua bellezza.
È lui il tuo signore: rendigli omaggio.

Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito.
È condotta al re in broccati preziosi;
dietro a lei le vergini, sue compagne,
a te sono presentate.

Condotte in gioia ed esultanza
sono presentate nel palazzo del re.
Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli;
li farai principi di tutta la terra.

 

Canto al Vangelo (Lc 6,23ab)
Alleluia, alleluia. Rallegratevi ed esultate, dice il Signore, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (6,20-26)

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: «Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi, che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi, che ora piangete, perché riderete. Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio
dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

*Le beatitudini hanno quattro caratteristiche: sono cristocentriche, cioè fanno centro in Gesù; sono escatologiche: promettono qualche cosa che deve venire, ma che verrà senz’altro alla fine dei tempi; sono paradossali: Gesù chiama beati quelli che piangono, i poveri, gli afflitti; sono cosmiche: tutto viene rinnovato.

 

Spunti di Riflessione

«Beati voi»
Le Beatitudini parlano di gioia (Beati), di croce (voi poveri che avete fame, che piangete) di cielo (sarete saziati, la vostra ricompensa sarà grande nei cieli). Il Cielo non è mai considerato al di fuori di Dio. Il Cielo è Dio. Dio che ci avvolge, Dio in cui respiriamo e siamo. Gesù ce ne ha rivelato il segreto. È la realtà più profonda e più seria del nostro mondo personale. Il cielo è la presenza di Dio, la presenza paterna di Dio invisibile, la sua presenza attenta che avvolge il mondo, che avvolge gli uccelli del cielo, i buoni e i cattivi, della sua inesauribile, infinita bontà. Il filosofo francese Bergson si poneva questa domanda: «Che cosa avverrebbe se l’uomo fosse preso e catturato dal cielo? (preso nel senso in cui si è colpiti, travolti
da una passione) Che cosa accadrebbe?». E rispondeva: «Sì, i piaceri sussisterebbero (i piaceri di questa terra), ma pallidi, scoloriti, scialbi, perché la loro intensità non sarebbe altro che l’attenzione che noi fissiamo su loro. Impallidirebbero come la luce delle nostre lampadine elettriche al sole del mattino. Cioè: il piacere di quaggiù sarebbe eclissato, travolto dalla gioia. È la debolezza della nostra fede che non ci fa intravvedere il cielo.

Qual è il segno che ci indica e che ci parla del cielo? Il segno della gioia. Ma GIOIA con la lettera maiuscola. Gioia che è Dio. Eppure noi con facilità mettiamo da parte il pensiero del cielo e rimaniamo sempre, si può dire, stregati da un altro pensiero: la morte. La morte che poi in definitiva non è che un passaggio. Dice Gesù: «Il Regno di Dio, è già in mezzo a voi; è in voi». Gesù ci ha aperto il cielo dandoci la chiave della felicità, con le beatitudini. Si capisce quindi come S. Martino de Porres, quando si credeva solo, esclamasse: «Paradiso, Paradiso, come sei bello!».

 

La Parola per me, Oggi

Se la nostra vita resta serena nelle prove, se la nostra pace poggia veramente su Dio e quindi al sicuro... noi siamo un argomento a favore di Dio; ma se la nostra vita è continuamente tesa, inquieta, malinconica, triste, noi siamo un problema in più per il Dio della gioia: perché abbiamo il vestito da figli di Dio, ma il cuore non è ancora nato alla vita di Dio.

 

La Parola si fa Preghiera

O Dio, Padre di tutti e per tutti, donaci un cuore semplice, da bambino, capace di sperare nell’incredibilmente nuovo, di gioire nel vedere compiersi oggi i sogni di
domani. Apri i nostri cuori alla tua Parola di speranza pronunciata fin dall’eternità. Amen.

 

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