Messalino di Mercoledì 14 Dicembre

Messalino di Mercoledì 14 Dicembre

Dal libro del profeta Isaia (45,6b-8.18.21b-25)

«Io sono il Signore, non ce n’è altri.
Io formo la luce e creo le tenebre,
faccio il bene e provoco la sciagura;
io, il Signore, compio tutto questo.
Stillate, cieli, dall’alto
e le nubi facciano piovere la giustizia;
si apra la terra e produca la salvezza
e germogli insieme la giustizia.
Io, il Signore, ho creato tutto questo».
Poiché così dice il Signore,
che ha creato i cieli,
egli, il Dio che ha plasmato
e fatto la terra e l’ha resa stabile,
non l’ha creata vuota,
ma l’ha plasmata perché fosse abitata:
«Io sono il Signore, non ce n’è altri.
Non sono forse io, il Signore?
Fuori di me non c’è altro dio;
un dio giusto e salvatore
non c’è all’infuori di me.
Volgetevi a me e sarete salvi,
voi tutti confini della terra,
perché io sono Dio, non ce n’è altri.
Lo giuro su me stesso,
dalla mia bocca esce la giustizia,
una parola che non torna indietro:
davanti a me si piegherà ogni ginocchio,
per me giurerà ogni lingua».
Si dirà: «Solo nel Signore
si trovano giustizia e potenza!».
Verso di lui verranno, coperti di vergogna,
quanti ardevano d’ira contro di lui.
Dal Signore otterrà giustizia e gloria
tutta la stirpe d’Israele.

* Affermazione dell’onnipotenza divina. Luce e tenebre vanno intese in senso letterale, ma non solo; esse includono il concetto che tutto proviene da Dio.

 

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 84)
Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere il giusto.

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.

Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.

Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.

 

Canto al Vangelo (Is 40,9)
Alleluia, alleluia. Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie; ecco, il Signore Dio viene con potenza. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (7,19-23)

In quel tempo, Giovanni chiamati due dei suoi discepoli li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”».
In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

* Ecco la domanda che tormenta soprattutto i capi d’Israele: Gesù è il Messia o no? Tutta l’attesa di Israele converge verso il Messia perché sapeva che con l’età messianica si sarebbe aperto il Regno di Dio. Gesù risponde dimostrando che i miracoli da lui compiuti e i segni e i prodigi che egli opera coincidono con quelli predetti da Isaia riguardo al Messia venturo.

 

Spunti di Riflessione

“Ai poveri è annunciata la buona notizia”
«Sei tu colui che deve venire...»: Gesù è il Dio che viene. «O dobbiamo aspettare un altro?». Ecco la difficoltà, il dubbio che s’insinua: dobbiamo ancora attendere? La pericope termina con una beatitudine: quella della fede.
«E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!»: lo scandalo è il disorientamento della fede. Questa beatitudine fa la pari con la beatitudine del cenacolo: «Beati quelli che crederanno senza vedere».

«I morti risuscitano». Ecco il vertice,  il culmine del messaggio di gioia. Il problema della morte ci angoscia. Attendiamo il liberatore da questa dannazione che è la morte. La morte è l’anticipazione della Parusia per i singoli uomini. Al momento della morte, infatti, si realizza per ciascuno il definitivo confronto con il Cristo. L’anima non muore; c’è in noi l’essere che grida vita, eppure ci troviamo di fronte a questa forza misteriosa che ci annienta e ci distrugge; e per tutti succede così. L’universalità della morte si traduce a sua volta nell’universalità del dolore. Cecità, lebbra, malattie, infermità; tutti noi le sperimentiamo lungo la vita, nelle piccole e grandi morti quotidiane che anticipano la vera morte fisica.

Universalità del dolore che rimane connessa col peccato.

 

La Parola per me, Oggi

Lasciamo che la Parola ci trasformi come ha trasformato gli inviati del Battista per diventare testimoni di ciò che abbiamo udito e visto, nella Parola stessa.

 

La Parola si fa Preghiera

Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annunzia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli. La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra. Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo (dal salmo 84).

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