Messalino di Mercoledì 20 Luglio

Messalino di Mercoledì 20 Luglio

 

Dal libro del profeta Geremia (1,1.4-10)

Parole di Geremia, figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che risiedevano ad Anatòt, nel territorio di Beniamino.
Mi fu rivolta questa parola del Signore:
«Prima di formarti nel grembo materno,
ti ho conosciuto,
prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato;
ti ho stabilito profeta delle nazioni».
Risposi: «Ahimè, Signore Dio!
Ecco, io non so parlare, perché sono giovane».
Ma il Signore mi disse: «Non dire: “Sono giovane”.
Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò
e dirai tutto quello che io ti ordinerò.
Non aver paura di fronte a loro,
perché io sono con te per proteggerti».
Oracolo del Signore.
Il Signore stese la mano
e mi toccò la bocca,
e il Signore mi disse:
«Ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca.
Vedi, oggi ti do autorità
sopra le nazioni e sopra i regni
per sradicare e demolire,
per distruggere e abbattere,
per edificare e piantare».

* La parola umana è impotente a farsi portatrice della parola di Dio: Geremia lo costata di persona, tanto più che prova un po’ di difficoltà ad esprimersi (vv. 6-7). Il tema ricorre abitualmente quando si tratta di evocare la vocazione dei profeti: Mosè balbettava (Es 4,10-12); Isaia ha dovuto purificarsi le labbra (Is 6,1-6) e i più efficaci messaggeri della salvezza sono stati spesso vittime del mutismo o del balbettamento (Mc 7,31-37).

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 70)
La mia bocca, Signore, racconterà la tua giustizia.

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso.
Per la tua giustizia, liberami e difendimi,
tendi a me il tuo orecchio e salvami.

Sii tu la mia roccia,
una dimora sempre accessibile;
hai deciso di darmi salvezza:
davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio.

Sei tu, mio Signore, la mia speranza,
la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno,
dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno.

La mia bocca racconterà la tua giustizia,
ogni giorno la tua salvezza.
Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito
e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.

 

Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia. Il seme è la parola di Dio, il seminatore è Cristo: chiunque trova lui, ha la vita eterna. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (13,1-9)

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti».

* In Palestina, il seme cade sulla terra; si ara in seguito, dopo la seminagione. I tre quarti del grano vanno perduti. Per fortuna l’ultimo quarto trova un terreno migliore e dà uno splendido raccolto. Il destino del seme non lo decide né la sua qualità né la sua quantità, bensì il terreno.

 

Spunti di Riflessione

Parte del seme cadde sulla terra buona e diede frutto
Con la parabola del seminatore Gesù mostra che, di tutta la semente gettata nel cuore umano, ben diverso è il risultato, perché diversa è la disposizione del terreno che la riceve. Gesù, il divino seminatore, spande su tutti lo stesso seme della sua divina Parola e la grazia del Signore è sempre efficace. Ma non tutti l’accolgono allo stesso modo.
In alcuni, il seme cade lungo la strada e vien beccato dagli uccelli: sono le persone che hanno il cuore indurito, hanno una religiosità solamente epidermica. Sono chiusi al soprannaturale, opachi, ottusi a tutto ciò che sa di Dio. Sono dei materialisti che non si preoccupano altro che dei beni di quaggiù, oppure sono dei depravati che rifiutano la verità perché dovrebbero rinunciare ai loro vizi. O anche sono dei presuntuosi, autosufficienti, superbi, chiusi in se stessi, impenetrabili e refrattari alla parola di umiltà e al messaggio di Gesù.
Una parte del seme cadde sul terreno sassoso: sono quelli che credono, ma la loro fede non ha consistenza. Appena sopraggiunge una difficoltà, crollano. Quando vien loro proposta un’altra opinione, subito abbandonano la precedente. Sono superficiali, soggetti a oscillazioni continue, immersi nei piaceri; si spaventano di fronte alle più leggere difficoltà. Sono persone frivole, non danno alcuna fiducia. La loro fede non ha radici.
Parte cadde sui rovi: sono le persone che credono, ma che nel recinto del loro cuore permettono l’invasione di altri interessi che finiscono col soffocare il germoglio della fede. Cominciano bene, ma lentamente scivolano. La loro fede langue e si spegne; è una fede teorica, senza opere. Le preoccupazioni della vita, le ricchezze, i piaceri impediscono la maturazione del seme. Gesù ha classificato con esattezza gli impedimenti che ostacolano la vita spirituale di quelle persone.
Parte cadde sul terreno buono, fertile e cresciuto fruttò il centuplo: sono le anime dalla fede solida e operosa. Hanno un cuore generoso, una sensibilità acutissima alla Parola di Dio, una recettività gioiosa: innestati in Cristo producono molto frutto; accettano la Parola di Dio e la mettono in pratica. La grazia divina è la prima cosa, ma la cooperazione umana è necessaria. La Parola di Dio è «come l’aria che agita i muri dell’anima».
Una bella poesia popolare russa paragona Maria alla terra del cielo, dalla quale cresce l’albero della vita. Ognuno di noi può diventare terra del cielo per i semi di Dio.

 

La Parola per me, Oggi

Non devi aver paura di seminare a larghe mani la Parola di Dio. Il rischio che qualcosa vada perduto non deve porre dei freni all’evangelizzazione. Il seme della Parola attecchirà là dove meno te lo aspetti. Non giudicare il terreno o la sua fertilità. Lascia agire la provvidenza di Dio. Tu fa’ il tuo lavoro, senza misurare né tempo né energie.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Padre Santo, all’inizio di questo giorno, rendimi consapevole del momento opportuno che è questa nuova giornata. Tu mi doni il tempo perché il seme, che cadde in un luogo solo e risuscitò nel mondo intero, sia oggi accolto nella mia persona. Donami il tuo Santo Spirito che irrighi il terreno arido e porti molto frutto.

 

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