Messalino di Mercoledì 25 Aprile
Dalla prima lettera di san Pietro apostolo (5,5b-14)
Carissimi, rivestitevi tutti di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili.
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché vi esalti al tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze sono imposte ai vostri fratelli sparsi per il mondo.
E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo Gesù, egli stesso, dopo che avrete un poco sofferto, vi ristabilirà, vi confermerà, vi rafforzerà, vi darà solide fondamenta. A lui la potenza nei secoli. Amen!
Vi ho scritto brevemente per mezzo di Silvano, che io ritengo fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che vive in Babilonia, e anche Marco, figlio mio. Salutatevi l’un l’altro con un bacio d’amore fraterno. Pace a voi tutti che siete in Cristo!
* Giovanni Marco era figlio di quella Maria nella cui casa si rifugiò S. Pietro dopo essere uscito miracolosamente dalla prigione di Gerusalemme. Pietro lo chiama «figlio mio» (1Pt 5,13); ciò potrebbe significare che Marco fu battezzato dall’apostolo. È probabile che Marco sia quel giovinetto che fuggì nudo dall’Orto degli Ulivi, anche se la tradizione antica non è unanime su questo punto. Cugino di Barnaba, accompagnò lui e S. Paolo nel primo viaggio missionario a Cipro.
Salmo Responsoriale (dal Sal 88)
Canterò in eterno l’amore del Signore.
Canterò in eterno l’amore del Signore,
di generazione in generazione
farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà,
perché ho detto: «È un amore edificato per sempre;
nel cielo rendi stabile la tua fedeltà».
I cieli cantano le tue meraviglie, Signore,
la tua fedeltà nell’assemblea dei santi.
Chi sulle nubi è uguale al Signore,
chi è simile al Signore tra i figli degli dèi?
Beato il popolo che ti sa acclamare:
camminerà, Signore, alla luce del tuo volto;
esulta tutto il giorno nel tuo nome,
si esalta nella tua giustizia.
Canto al Vangelo (1Cor 1,23-24)
Alleluia, alleluia. Noi annunciamo Cristo crocifisso: potenza di Dio e sapienza di Dio. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Marco (16,15-20)
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
* Andate: è il verbo dell’invio in missione apostolica, senza limitazioni geografiche. «Predicate il Vangelo a ogni creatura»: il Vangelo è il Lieto Messaggio del Regno di Dio; è la salvezza e la vita divina rivelata dai miracoli e dalla risurrezione di Gesù e offerta in suo nome a tutti gli uomini.
Spunti di Riflessione
Proclamate il Vangelo a ogni creatura
L’impresa grandiosa di portare la luce a tutti i popoli non sarà un’opera umana. Anzitutto, i discepoli non sono lasciati a se stessi e alle loro deboli forze. Quanto misere siano le loro possibilità il Vangelo lo ha mostrato spesso là dove parla della loro «poca fede». Essi avranno un potente sostegno in lui stesso: Io sono con voi tutti i giorni fino alla fina del mondo.
La fede resta per gli uomini sempre un dono: «Io credo! Aiuta la mia incredulità!». Mentre l’uomo nella propria incapacità prega per avere questa fede, si rende conto che ha già ricevuto la grazia come dono liberamente dato.
Con Pietro a Roma
Anni 63-64. Partito da Roma Paolo (forse verso la Spagna), Marco vi rimase a servizio di Pietro, sopraggiunto subito dopo. Era la Roma di Nerone, città corrotta, governata da un imperatore corrottissimo. A Pietro, presago forse dell’imminente persecuzione, pareva di essere nella biblica città dei nemici di Dio, in Babilonia. E scrivendo ai cristiani dell’Asia Minore, alla fine della lettera pone la firma così: «Vi saluta la Chiesa che è in Babilonia, eletta come voi». E sigilla aggiungendo al suo il saluto di un altro fratello, l’unico menzionato in tutta la lettera: «Parimenti vi saluta Marco, il figlio mio».
«Marco, il figlio mio»; Marco che è generoso, servizievole, tutto dedito al Vangelo.
Pietro predicava instancabilmente. Ma di quella sua parola tutta vita e cose, spirante divina carità e convinzione, nulla era ancora affidato alla carta. L’iniziativa partì da un gruppo di Romani altolocati che ascoltavano Pietro. Un gruppo di «cesariani di ordine equestre», ossia di alti impiegati delle finanze imperiali, chiese a Marco, il fedelissimo di Pietro, che aveva per tanti anni tesoreggiato ogni sua sillaba, che mettesse per scritto quelle preziose parole che essi volevano leggere e meditare.
Marco cominciò subito. Quando ebbe terminato, Paolo era morto, Pietro era morto. Riposavano, l’uno sotto la terra umida della via Ostiense, l’altro in un’umile tomba coperti di tegoloni alla cappuccina, sul fianco della collina vaticana. E Marco, facendo passare, sillaba per sillaba dal calamo alla carta le familiarissime parole, aveva risentito dietro di sé il tremito e la tenerezza della voce di colui che l’aveva chiamato: «Marco, figlio mio».
La Parola per me, Oggi
Molte volte si sente dire: «Io, con le mie sole forze, non ce la farò mai». Ma questa è una frase cristianamente insensata. Io non sono mai con le mie sole forze. C’è sempre in me, forza della mia forza, pace della mia pace, radice delle mie radici, sempre c’è, intrecciata alla mia forza, la forza di Dio. La mia storia è sinergia, o non è; un nodo di sangue e di cielo, o non è.
La Parola si fa Preghiera
Tu sei buono, Signore,
eterna è la tua misericordia,
e la tua fedeltà che sconfigge i limiti della morte.
Tu vita che non muore, tu luce di speranza in ogni buio,
donaci di credere in te, di cantare te, di annunciare te,
perché tu sei venuto perché abbiamo la vita, in abbondanza.