Messalino di Sabato 10 Marzo

Messalino di Sabato 10 Marzo

 

Dal libro del profeta Osea (6,1-6)

«Venite, ritorniamo al Signore:
egli ci ha straziato ed egli ci guarirà.
Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà.
Dopo due giorni ci ridarà la vita
e il terzo ci farà rialzare,
e noi vivremo alla sua presenza.
Affrettiamoci a conoscere il Signore,
la sua venuta è sicura come l’aurora.
Verrà a noi come la pioggia d’autunno,
come la pioggia di primavera che feconda la terra».
Che dovrò fare per te, Èfraim,
che dovrò fare per te, Giuda?
Il vostro amore è come una nube del mattino,
come la rugiada che all’alba svanisce.
Per questo li ho abbattuti per mezzo dei profeti,
li ho uccisi con le parole della mia bocca
e il mio giudizio sorge come la luce:
poiché voglio l’amore e non il sacrificio,
la conoscenza di Dio più degli olocàusti.

* Il profeta Osea denuncia il peccato d’Israele e invita il popolo al pentimento, alla conversione. È il primo a lanciare nella storia della salvezza la parola incandescente e fiammeggiante: “Amore”. Così la storia della salvezza divenne una storia di amore.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 50)
Voglio l’amore e non il sacrificio.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Tu non gradisci il sacrificio;
se offro olocàusti, tu non li accetti.
Uno spirito contrito è sacrificio a Dio;
un cuore contrito e affranto tu, o Dio, non disprezzi.

Nella tua bontà fa’ grazia a Sion,
ricostruisci le mura di Gerusalemme.
Allora gradirai i sacrifici legittimi,
l’olocàusto e l’intera oblazione.

 

Canto al Vangelo (cf Sal 94,8ab)
Gloria e lode a te, o Cristo! Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore. Gloria e lode a te...

Dal Vangelo secondo Luca (18,9-14)

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

* Il fariseo attribuisce a sé il bene, e non a Dio che glielo dà. Il pubblicano, invece, si definisce peccatore, e lo è. Fa appello alla grazia, unica cosa che lo può aiutare.

 

Spunti di Riflessione

«Voglio l’amore e non il sacrificio»
«Gesù disse questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti»: di essere santi, degni di rispetto, di lode, meritevoli in tutto. Ecco il guaio dei farisei, l’idea del merito. Invece Gesù esprime che noi umanamente meritiamo nulla, è tutto grazia. Dio ci vuole troppo bene. Il regno di Dio, dice Gesù, è preda solo di coloro che afferrano come l’affamato, oppure di coloro che hanno la semplicità del bimbo, l’umiltà del bimbo. «...e disprezzavano gli altri». Quando uno concentra in se stesso tutta l’ammirazione, per gli altri non ha che disprezzo, spregio.
«Due uomini salirono al tempio a pregare». La preghiera del fariseo è una carezza rivolta su se stesso, un’adorazione, un bruciare incenso a se stesso, al proprio io. Nella sua preghiera non c’è che l’autoesaltazione. «Digiuno due volte la settimana»: il digiuno vicario in espiazione degli altri che sono ingiusti, rapaci e adulteri. «E pago le decime di tutto quello che possiedo». Nel fariseo il centro è io: «Io ti ringrazio». Nel pubblicano il centro è Tu: «Dio, abbi pietà», abbi compassione. «Di me peccatore». Si autodefinisce peccatore. Conclusione di Gesù: «Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato (perdonato)». «Giustificato», la sua condotta ridiventava, per un misterioso colpo di spugna su quel passato, limpida, immacolata. I suoi peccati, letteralmente distrutti, non esistevano più. L’altro no. L’altro aveva aggiunto un peccato di orgoglio.
Ogni cristiano, a somiglianza della Mamma Celeste, deve essere una piccola viola, umile, dimentico di sé, allora profuma!

 

La Parola per me, Oggi

“Bisogna mettersi in regola con Dio, perché non si sa mai”... Questa è una caricatura della vita di fede. Dio è beffeggiato da coloro che sono troppo felici di sbarazzarsi di lui, grazie a qualche prestazione. Dio non attende da noi delle pratiche; attende l’omaggio del cuore.

 

 

La Parola si fa Preghiera

“Esulta, trono di fuoco, arca della vita, esulta candelabro che porta il Lume che risplende; Maria riposo di coloro che posseggono la grazia, esulta”. Esulta, lume del santuario che porta i sette doni dello Spirito Santo, esulta tu che ti sei abbassata come il pubblicano e che sei stata innalzata nella gloria sino al fianco del tuo Figlio in seno alla santissima Trinità. Concedici la tua umiltà, il tuo umile amore per Cristo che ti attirò a sé.

 

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