Messalino di Sabato 10 Settembre

Messalino di Sabato 10 Settembre

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (10,14-22)

Miei cari, state lontani dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane. Guardate l’Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare?
Che cosa dunque intendo dire? Che la carne sacrificata agli idoli vale qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? No, ma dico che quei sacrifici sono offerti ai demòni e non a Dio.
Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

* Il v. 16 allude direttamente alla comunione col corpo fisico del Signore e il v. 17 fa dipendere la comunione dei cristiani tra loro dal loro comune avvicinarsi al corpo di Cristo. Un incontro così concreto con Cristo sul piano dell’Eucaristia proibisce al cristiano ogni prostituzione (1 Cor 6,12-20), ogni rapporto con i demoni, ogni compromesso con il culto idolatrico (1 Cor 10,14-21).

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 115)
A te, Signore, offrirò un sacrificio di ringraziamento.

Che cosa renderò al Signore
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

 

Canto al Vangelo (Gv 14,23)
Alleluia, alleluia. Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Luca (6,43-49)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo.
L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.
Perché mi invocate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico?
Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene.
Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la distruzione di quella casa fu grande».

* Per i farisei e gli scribi un’azione è buona se concorda con la legge; ma Gesù la dice buona se essa procede da un intimo buono. Il cuore è sede e sorgente dei pensieri, dei desideri e dei sentimenti, delle parole, delle opere, buoni o cattivi che siano; esso è la sede della scelta morale. «È dall’interno, cioè dal cuore degli uomini, che escono i pensieri cattivi: fornicazioni, furti, omicidi...» (Mc 7,21ss).

 

Spunti di Riflessione

Quando è buono il cuore?
Parole e azioni che escono dall’uomo, permettono di riconoscere il suo intimo, esse rivelano il cuore dell’uomo così come i frutti permettono di riconoscere la qualità e la natura di un albero. Uno spino non porta fichi come frutti.
Il cuore, che nell’uomo è la sede delle decisioni morali e religiose, è paragonato a un tesoro. Da questo nocciolo della personalità dipende se le parole e le azioni sono buone o cattive, se tutto l’uomo è buono o cattivo. Il discepolo di Gesù, chiamato a essere luce per gli altri, deve avere un cuore che sovrabbondi di ogni bene. Questo sovrabbondare si manifesta poi nelle parole e nelle azioni. Il presupposto per essere apostolo cristiano è una coscienza retta.
«Dio ci consente di andare avanti portando, nel fondo dell’anima, una scintilla di bontà che chiede solo di diventare fiamma» (frère Roger di Taizé).

 

La Parola per me, Oggi

Il primo frutto del cuore non sono le opere ma le parole. La bocca precede la mano e la parola l’opera, rendendola disumana, umana o divina. Controlla oggi le tue parole.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Apri i miei occhi, Signore, perché io riconosca che senza di te non so produrre altro che frutti cattivi. Crea in me un cuore nuovo, dal quale poter trarre per i miei fratelli il prezioso tesoro della tua misericordia.

 

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