Messalino di Sabato 2 Marzo
Dal libro del profeta Michea (7,14-15.18-20)
Pasci il tuo popolo con la tua verga,
il gregge della tua eredità,
che sta solitario nella foresta
tra fertili campagne;
pascolino in Basan e in Gàlaad
come nei tempi antichi.
Come quando sei uscito dalla terra d’Egitto,
mostraci cose prodigiose.
Quale dio è come te,
che toglie l’iniquità e perdona il peccato
al resto della sua eredità?
Egli non serba per sempre la sua ira,
ma si compiace di manifestare il suo amore.
Egli tornerà ad avere pietà di noi,
calpesterà le nostre colpe.
Tu getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati.
Conserverai a Giacobbe la tua fedeltà,
ad Abramo il tuo amore,
come hai giurato ai nostri padri
fin dai tempi antichi.
* Se il Messia era stato identificato col “Pastore d’Israele” è perché Egli avrebbe guidato il popolo col suo vincastro, esattamente come fa Jahvè.
Salmo Responsoriale (dal Sal 102)
Misericordioso e pietoso è il Signore.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Canto al Vangelo (Lc 15,18)
Lode e onore a te, Signore Gesù. Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te. Lode e onore a te, Signore Gesù.
Dal Vangelo secondo Luca (15,1-3.11-32)
In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
* «Parabola dell’amore del padre». Non è il destino del figlio prodigo che sta al centro del racconto, ma la gioia del padre per il suo ritorno (la parola-chiave «festa» ritorna per tre volte: Lc 15,23.24b.32) e la critica irosa (Lc 15,28) che il figlio rimasto a casa rivolge contro il comportamento del genitore.
Spunti di Riflessione
La festa di Dio
* La punta della parabola è la gioia di Dio per un peccatore che chiede perdono.
Diceva il Curato d’Ars: «Milioni dei nostri peccati sono come un granellino sottilissimo di sabbia di fronte ad una gigantesca, enorme montagna che è la misericordia di Dio».
Gesù sottolinea soprattutto il fatto che Dio è buono e che è misericordioso all’estremo.
C’è nella storia dell’Islamismo un commento grazioso a questa parabola. Maometto fece suoi tanti spunti cristiani; lui non conosceva bene il cristianesimo, ma tante cose gli sono arrivate di sottobanco. Lesse la parabola della pecorella smarrita. Gli chiesero: — Come mai Dio è tanto buono e gli uomini lo sono così poco? Rispose: — È perché Dio ha creato cento fette di misericordia, se n’è tenuto novantanove per sé e ne ha data una all’uomo.
Cioè Dio è immensamente buono e l’uomo è solo un’ombra, un riflesso della bontà di Dio.
* Santa Teresa del Bambino Gesù aveva un’espressione caratteristica: «Milioni dei nostri peccati sono come una goccia d’acqua che cade nel braciere della misericordia di Dio». Che cosa succede ad una goccia d’acqua che và a finire su una stufa arroventata? Sparisce di colpo.
C’è il Salmo 32 che è il Salmo del perdono. Il Salmista preannunciava la grande misericordia del Signore. Era il Salmo preferito di Sant’Agostino.
«Beato colui che è sciolto dal suo peccato». Assolto! Beato! È la gioia di sentirsi l’anima libera dalla colpa.
Dio perdona, cancella. La colpa non esiste più letteralmente. Ci si domanda: - In Cielo verranno riscoperti e ricordati i nostri peccati? Non più. Assolutamente, non esistono, sono cancellati totalmente. Altrimenti ingenererebbero rossore.
«Il perdono è l’essenza stessa di Dio» (S. Caterina da Siena).
La Parola per me, Oggi
Gesù vuole che noi abbiamo nei confronti degli altri la stessa fiducia che il Padre ha nei nostri confronti. Nel cuore di ogni uomo vi è sempre una possibilità di ritorno al Padre, e noi dobbiamo sperarlo senza sosta.
La Parola si fa Preghiera
Tu hai gettato i miei peccati in fondo al mare che è la morte e resurrezione di Gesù. Tu mi conservi la tua fedeltà e benevolenza se, lungi dall’essere come il fratello maggiore della parabola, sono pronto “a far festa” con ogni mio fratello o sorella che tornano a te, sono pronto ad essere, a mia volta, misericordioso.