Messalino di Sabato 2 Settembre

Messalino di Sabato 2 Settembre

 

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (4,9-11)

Fratelli, riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedònia.
Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato.

* A proposito della carità, Paolo sottolinea soprattutto che essa viene da Dio, è «fraternità». Poi si sofferma su un aspetto di questa carità fraterna: sulla discrezione, per la quale ognuno si occupa dei propri affari e lavora con le sue mani per non gravare troppo sulla vita comunitaria.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 97)
Il Signore viene a giudicare i popoli con rettitudine.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne.

Davanti al Signore che viene a giudicare la terra:
giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine.

 

Canto al Vangelo (Gv 13,34)
Alleluia, alleluia. Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore: come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (25,14-30)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele — gli disse il suo padrone —, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele — gli disse il suo padrone —, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

* Nella bontà e fedeltà dei due primi servi e nella malvagità e infingardaggine del terzo è raffigurata la storia di tutta l’umanità e di ciascun uomo: i primi due servi rappresentano coloro che, avendo corrisposto alle grazie ricevute, meriteranno la gloria eterna; il terzo, coloro che, avendo resistito alla volontà di Dio, saranno puniti nell’inferno.

 

Spunti di Riflessione

Liberi di rispondere
Il Signore si aspetta da ciascuno che lavori coi doni affidatigli, che non solo li amministri fedelmente, ma li moltiplichi. Attesa, da parte di Dio, che si facciano fruttare le capacità secondo la misura ricevuta. Non basta portar frutti di giustizia, compiere «opere buone», esercitare la carità in modo generico: ognuno deve impegnarsi a operare in modo corrispondente alle capacità avute. È chiaro che questa esigenza va sempre al di là di quanto si sarebbe personalmente nella disposizione e nelle condizioni di fare. Ma anche qui non si tratta di una corrispondenza esatta tra opere e premio, ma di una esigenza fondamentalmente senza limiti, come per l’amore (5,43-48). Di conseguenza, anche il premio non è un premio commisurato alle opere, bensì un premio sovrabbondante e senza misura più grande: entra nella gioia del tuo Signore. La parabola, come tutto il messaggio del Signore, è da interpretare all’interno della proposta di fede. Il Signore dà la possibilità di una appartenenza totale a Dio. Questa proposta è semplicemente affidata: a ciascuno l’impegno di accogliere e di realizzare la proposta. L’accento viene posto sulle capacità di ciascuno. Ed è una novità del cristianesimo. Dio che pure provvede a tutto, rispetta la libertà di ciascuno ed è disposto a rispettarla fino in fondo. Il rispetto si basa sulla dignità stessa delle creature che, create a immagine di Dio, sono libere e responsabili. È forse in questa libertà il significato profondo della parabola. Il rapporto con Dio è dunque un rapporto libero. Il Signore, da parte sua, non ha fatto altro che dotare ciascuno di possibilità, la cui risposta è affidata ai singoli.

 

La Parola per me, Oggi

Nella nostra vita perdiamo un sacco di tempo a evidenziare i nostri e altrui difetti: sprechiamo così tante occasioni per far fruttificare le nostre e altrui doti. Mettiamoci a riscoprire questi talenti che rimangono nascosti e mortificati sia in noi sia negli altri.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Ascolta, o Signore, la voce della Chiesa che attende una rinnovata manifestazione della tua tenerezza di Padre; fa’ che il tuo Figlio, venendo in mezzo a noi, trovi la stessa fede, umile e obbediente, di Maria, Vergine e Madre.

 

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