Messalino di Sabato 25 Agosto
Dal libro del profeta Ezechiele (43,1-7a)
[Quell’uomo] mi condusse allora verso la porta che guarda a oriente ed ecco che la gloria del Dio d’Israele giungeva dalla via orientale e il suo rumore era come il rumore delle grandi acque e la terra risplendeva della sua gloria.
La visione che io vidi era simile a quella che avevo visto quando andai per distruggere la città e simile a quella che avevo visto presso il fiume Chebar. Io caddi con la faccia a terra. La gloria del Signore entrò nel tempio per la porta che guarda a oriente.
Lo spirito mi prese e mi condusse nel cortile interno: ecco, la gloria del Signore riempiva il tempio. Mentre quell’uomo stava in piedi accanto a me, sentii che qualcuno entro il tempio mi parlava e mi diceva: «Figlio dell’uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo dove posano i miei piedi, dove io abiterò in mezzo ai figli d’Israele, per sempre».
* Ezechiele termina la descrizione del tempio con la cerimonia del ritorno di Dio nelle sue mura; è felice di proclamare il ritorno di Dio nel Tempio, divino sigillo alla riforma liturgica che egli aveva tanto laboriosamente programmata.
Salmo Responsoriale (dal Sal 84)
La gloria del Signore abiti la nostra terra.
Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore:
egli annuncia la pace.
Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme,
perché la sua gloria abiti la nostra terra.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
Canto al Vangelo (Mt 23,9b.10b)
Alleluia, alleluia. Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si
compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
* Gli scribi e i farisei non fanno ciò che insegnano (ipocrisia); l’ambizione guida tutto ciò che fanno. Essi vogliono essere ammirati dalla gente e ostentano la loro religiosità. Ciò viene dimostrato dal loro modo di vestire, dalla loro ambizione e dal loro amore per i titoli. La loro giustizia è nulla davanti a Dio (6,1ss).
Spunti di Riflessione
La grandezza dell’umiltà
I Farisei sono dei santi che hanno giocato tutta la propria vita sulla legge di Dio e vivono di conseguenza. Solo che pensano che quella santità gli dia anche qualche diritto dinanzi a Dio: essi possono appellarsi ai propri meriti! Ma ciò fa crollare tutto, perché in tal modo non potranno più accogliere Dio come un dono gratuito e aprirsi all’accoglienza del suo Messia, per quanto ciò possa magari sconvolgere le loro concezioni. Se Gesù è tanto duro con essi è perché in fondo li ammira, ma è deluso al vederli sciupare in quel modo la loro santità.
Non si è in grado di accogliere la verità di Dio che accettando la propria verità di creatura; ciò richiede rinuncia ad ogni pretesa e ambizione umana. La rinuncia a se stessi permette di essere aperti verso gli altri, di accogliere Dio e i propri fratelli. La conoscenza, principio della vita cristiana, non è comunicata da Dio che a coloro che accettano di essere “piccoli”, umili, sull’esempio e il precetto del Cristo. Umiltà vuol dire rinuncia cosciente a voler essere grandi e importanti agli occhi degli uomini, all’onore, a ogni stima, riconoscimento, potenza; umiltà vuol dire, desiderio di nascondimento, di passare inosservati.
La Parola per me, Oggi
Il pensiero del Padre Celeste e di Gesù, maestro e guida, è di impedire ai discepoli qualsiasi aspirazione all’ambizione. Anch’io, come discepolo di Gesù, con l’aiuto della Mamma, la “tutta-umiltà”, voglio rinunciare all’autoaffermazione, agli onori e alle gratificazioni, preferendo il servizio e le piccole umiliazioni di questo giorno.
La Parola si fa Preghiera
Padre dei cieli, tu sei il solo a meritare veramente il titolo di padre, e il tuo Figlio è l’unico vero maestro. Qualunque sia il nostro posto nella società o nella Chiesa, insegnaci a evitare di metterci in mostra e a non avere altra ambizione che quella di servirti, sull’esempio di Gesù Cristo, nostro Signore.