Messalino di Sabato 26 Agosto

Messalino di Sabato 26 Agosto

 

Dal libro di Rut (2,1-3.8-11; 4,13-17)

Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz. Rut, la moabita, disse a Noemi: «Lasciami andare in campagna a spigolare dietro qualcuno nelle cui grazie riuscirò a entrare». Le rispose: «Va’ pure, figlia mia». Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori. Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlec.
Booz disse a Rut: «Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo. Non allontanarti di qui e sta’ insieme alle mie serve. Tieni d’occhio il campo dove mietono e cammina dietro a loro. Ho lasciato detto ai servi di non molestarti. Quando avrai sete, va’ a bere dagli orci ciò che i servi hanno attinto».
Allora Rut si prostrò con la faccia a terra e gli disse: «Io sono una straniera: perché sono entrata nelle tue grazie e tu ti interessi di me?». Booz le rispose: «Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso gente che prima non conoscevi».
Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio.
E le donne dicevano a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli».
Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi!». E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide.

* Il contenuto è relativamente semplice: esso mira a stabilire una genealogia del re Davide, il quale, secondo la narrazione, discende tra gli altri da una fanciulla moabita, che, vedova d’un giudeo immigrato in Moab e colà stabilitosi, preferì alla morte del marito seguire la propria suocera all’atto del suo rientro in patria.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 127)
Benedetto l’uomo che teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!

 

Canto al Vangelo (Mt 23,9b.10b)
Alleluia, alleluia. Uno solo è il Padre vostro, quello celeste e uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

* Gli scribi e i farisei «sulla cattedra di Mosè si sono seduti», cioè hanno l’autorità di insegnare. Gesù riconosce che essi spiegano e diffondono la legge; perciò le folle e i discepoli devono fare ciò che essi insegnano. Ma i discepoli non devono imitarli, perché essi non agiscono secondo la legge.

 

Spunti di Riflessione

«Voi siete tutti fratelli»
«Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno». Dicono e non fanno. Insegnano il bene, parlano bene, però razzolano male. «Dicono e non fanno»: ecco l’ipocrisia: dire, ma non fare. L’autenticità è dire e fare, esprimere e agire. E com’è che dicono e non fanno? «Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare...». Fardello, significa la dottrina, le prescrizioni, le piccole leggi, tutti gli ordinamenti minuziosi, le regole, le costituzioni... ne hanno accumulati.
«Li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito». Loro se ne lavano le mani. Esenti, privilegiati. Vedete, l’attacco al privilegio: il classismo. Quindi, la casistica diventa ad un certo momento la protezione, il muro di cinta, la difesa del classismo.
«Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente»: hanno in vista solo quello: l’ammirazione, la lode. E per essere ammirati «allargano i loro filatteri e allungano le frange». Un altro tipo di ammirazione: i posti d’onore nei conviti. Vogliono i saluti caramellosi, di rispetto, saluti onorifici... nelle piazze, dove conviene tutta la gente; poi i titoli: «essere chiamati Rabbi», che vuol dire “Mio Maestro”. Sarebbe come “Professore”, “Dottore”, e ci tengono! Vedete come vanno a caccia di lodi, di ammirazioni, si gonfiano di orgoglio, di cultura!

E Gesù rovescia tutto: «Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro». E poi una frase stupenda: «Voi siete tutti fratelli». Privilegi? Distinzioni particolari? No! «Siete tutti fratelli». Se questa verità ci penetrasse dentro, che bellezza! Sentirsi legati gli uni agli altri; tutti imparentati fisicamente, immaginate spiritualmente! «Siete tutti fratelli».
«Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo». Gli altri cercano i posti onorifici, le grandezze; voi essere servi.

 

La Parola per me, Oggi

Ogni discepolo deve essere la trasparenza dell’unico Maestro. Non deve attirare l’attenzione su di sé ma su di Lui. Il vero discepolo è una figura che rinvia. Non dice parole proprie e non ricerca se stesso. Riconoscere che Dio è l’unico Signore, che Gesù è l’unico Maestro e che tutti sono fratelli sono le categorie fondamentali della comunità evangelica.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Padre dei cieli, tu sei il solo a meritare veramente il titolo di padre, e il tuo Figlio è l’unico vero maestro. Qualunque sia il nostro posto nella società o nella Chiesa, insegnaci a evitare di metterci in mostra e a non avere altra ambizione che quella di servirti, sull’esempio di Gesù Cristo, nostro Signore.

 

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