Messalino di Sabato 3 Febbraio

Messalino di Sabato 3 Febbraio

 

Dal primo libro dei Re (3,4-13)

In quei giorni, Salomone andò a Gàbaon per offrirvi sacrifici, perché ivi sorgeva l’altura più grande. Su quell’altare Salomone offrì mille olocausti.
A Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda».
Salomone disse: «Tu hai trattato il tuo servo Davide, mio padre, con grande amore, perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questo grande amore e gli hai dato un figlio che siede sul suo trono, come avviene oggi. Ora, Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?».
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare, ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente: uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria, come a nessun altro fra i re, per tutta la tua vita».

* Salomone si reca a Gàbaon per chiedere a Dio la sapienza. La preghiera di Salomone manifesta la grande inquietudine nel prendere consapevolezza del lavoro di organizzazione che lo attende. È piena dell’umiltà di chi sa di essere il servitore di Dio.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 118)
Insegnami, Signore, i tuoi decreti.

Come potrà un giovane tenere pura la sua via?
Osservando la tua parola.
Con tutto il mio cuore ti cerco:
non lasciarmi deviare dai tuoi comandi.

Ripongo nel cuore la tua promessa
per non peccare contro di te.
Benedetto sei tu, Signore:
insegnami i tuoi decreti.

Con le mie labbra ho raccontato
tutti i giudizi della tua bocca.
Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia,
più che in tutte le ricchezze.

 

Canto al Vangelo (Gv 10,27)
Alleluia... Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (6,30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

* Il Maestro invita i suoi inviati ad appartarsi per un meritato riposo. Infatti la folla numerosa sembra provare che la loro missione aveva avuto successo. Ma la folla non si stacca da Gesù, lo segue, e Gesù, dimenticando il suo desiderio di solitudine, invece di evitarla, mostra una grande sollecitudine perché comprende il suo bisogno di una guida e di un maestro.

 

Spunti di Riflessione

L’amore nella sua luce più limpida
È strano, ma noi abbiamo disimparato a meravigliarci di Gesù. Quando prendiamo in mano il Vangelo non ci meravigliamo più di Gesù; siamo diventati esistenzialmente ciechi nei confronti di Gesù di Nazaret, eppure a leggere il Vangelo, Gesù ci si rivela fulminante. Gesù appare tra noi come un uomo pieno di comprensione e di bontà. Prendeva i peccatori, i deboli sotto la sua protezione; in lui splendette la carità, l’amore nella luce più limpida. Si sente nel Vangelo la forza di attrazione della sua persona, quel potere sul cuore umano che con un’unica parola indusse Pietro e Andrea ad abbandonare tutto; che attirava il popolo nel deserto senza vettovagliamento e senza riparo. Incontriamo Gesù che mangiava, che dormiva, che aiutava gli ammalati, che benediceva e carezzava i bimbi, che li stringeva fra le sue braccia, che si stancava e doveva riposarsi come al pozzo di Sichar, che aveva compassione degli uomini al punto da commuoversi fino alle lagrime, che non aveva rossore di piangere. Gli uomini lo seguivano perché notavano che aveva pietà del loro stato di abbandono e di miseria; chiamava a sé gli stanchi, gli angosciati; nutriva una sconfinata tenerezza per tutto ciò che è vita.

Conosceva ogni pena
Qualche cosa di inimmaginabile si verificava in quella sua esistenza umana: l’amore verso ogni creatura! Era lui l’amore. Era lui il vero uomo. Completamente uomo, non spezzava la canna incrinata, non spegneva il lucignolo fumigante; sempre conosceva la nostra pena, la pena della povera vedova di Naim, la pena della donna ammalata che osava toccare soltanto il lembo del suo mantello, la pena dell’apostolo che lo rinnegò e al quale con un unico sguardo ridonò pentimento e perdono. Era, Gesù, l’amico, il riconciliatore, il perfezionatore, l’unificatore. La gioia regnava attorno a lui. Egli portava in sé una giovinezza dell’anima, una freschezza dell’esistenza, una santa capacita di trasformazione. Non odiò mai nessuno, non condannò nessuno, non ricambiò mai il male con il male. Era immerso e avvolto da ogni parte nella beatitudine, nella gioia. Diceva: «La mia gioia nella sua pienezza».

 

La Parola per me, Oggi

«Venite in disparte, in un luogo deserto...». La legge del silenzio diventa non solo una necessità psicologica, ma un’esigenza fondamentale dello spirito. Percorsi e attraversati come siamo dai flussi continui di parole, di suoni, di emozioni, bombardati dalle immagini più affascinanti e più spietate, lentamente non ci accorgiamo di non essere più padroni del nostro «io», della nostra intimità e del mistero che è in noi e attorno a noi.

 

La Parola si fa Preghiera

Signore, tu vieni a cercarci, ma noi siamo sempre più perduti: dunque vieni sempre, Signore. Noi siamo tutti lontani, smarriti, non sappiamo chi siamo né cosa vogliamo. Vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.

 

Condividi su: Facebook Twitter Google Plus