Messalino di Sabato 3 Giugno
Dal libro del Siracide (51,17-27)
Ti loderò e ti canterò,
e benedirò il nome del Signore.
Quand’ero ancora giovane, prima di andare errando,
ricercai assiduamente la sapienza nella mia preghiera.
Davanti al tempio ho pregato per essa,
e sino alla fine la ricercherò.
Del suo fiorire, come uva vicina a maturare,
il mio cuore si rallegrò.
Il mio piede s’incamminò per la via retta,
fin da giovane ho seguìto la sua traccia.
Chinai un poco l’orecchio, l’accolsi
e vi trovai per me un insegnamento abbondante.
Con essa feci progresso;
onorerò chi mi ha concesso la sapienza.
Ho deciso infatti di metterla in pratica,
sono stato zelante nel bene e non me ne vergogno.
La mia anima si è allenata in essa,
sono stato diligente nel praticare la legge.
Ho steso le mie mani verso l’alto
e ho deplorato che venga ignorata.
A essa ho rivolto la mia anima
e l’ho trovata nella purezza.
* Contro l’invadenza della cultura greca, il Siracide è risalito alle sorgenti della tradizione sapienziale del suo paese, e ha imparato da essa che la Sapienza veniva da Dio e non dagli uomini e che essa assicurava ai suoi discepoli la felicità cercata dai filosofi greci.
Salmo Responsoriale (dal Sal 18)
I precetti del Signore fanno gioire il cuore.
La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.
Più preziosi dell’oro,
di molto oro fino,
più dolci del miele
e di un favo stillante.
Canto al Vangelo (Cf. Col 3,16a.17c)
Alleluia, alleluia. La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza; tutto fate rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Marco (11,27-33)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?».
Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo».
E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
* è messa in causa la qualifica di Gesù come Messia, Figlio dell’uomo, Servo Sofferente e Radunatore degli uomini.
Spunti di Riflessione
«Con la Sapienza feci progresso»
* Il Siracide, in un tratto autobiografico del suo testo, dice che fin da giovane ricercò il dono della sapienza e si rallegrò di essa nel suo cuore, come di «uva prossima a maturare». Per noi che viviamo nell’economia neotestamentaria è bello ricordare che, se preghiamo, è lo Spirito Santo stesso a concedere a noi come ai primi cristiani, e a ogni uomo deciso a camminare con Cristo, il dono inestimabile della Sapienza. Nell’elenco dei doni dello Spirito Santo è il primo. In effetti niente giova di più al nostro cammino (un cammino davvero spirituale) che il dono della Sapienza. Che cosa significa concretamente questo dono? È quel poter “gustare” le cose spirituali. Avere, per esse, una specie di... “palato spirituale”. Non parlo solo delle dolcezze sensibili che possono, a volte, perfino ingannare facendoci credere santi mentre c’è in noi avidità egoica di godimento e basta. No! Si tratta di quel sapido percepire che Dio è il Primo e l’Ultimo nella nostra vita, che da Lui viene quell’Amore che risana, purifica, dà gioia. È per il dono della Sapienza che noi impariamo come per “divino istinto” a scegliere la retta strada e a non perderci dietro interessi secondari e spesso ingannatori. Ma questo “divino istinto” viene appunto da Dio e va cercato in preghiera. A volte siamo impazienti con noi stessi e con tutti. Ci pare di essere sempre al “dunque” di scelte mai realizzate fino in fondo, di malumori anche sulla strada del tentativo di essere buoni. Ecco: la salvezza è pregare perché lo Spirito, dandoci il dono della Sapienza, ci dica, momento per momento, come fare per gustare e gioire del bene, percepirlo come l’ottimo di quello che possiamo vivere quaggiù.
La Parola per me, Oggi
Il modo per conoscere l’autorità di cui dispone Gesù non può mai essere un’inchiesta, né un’indagine. Da un punto di vista umano ci sono tanti modi per capire Gesù e farsi un’idea del suo messaggio. Ci sono molte domande da porre su di lui e nessuna di esse sarà mai determinante. Bisogna incontrarlo, accoglierlo, amarlo. È nella comunione con Gesù che si sa chi Egli è.
La Parola si fa Preghiera
Mio Signore, dammi il tuo Spirito Santo! Mi infonda il dono della Sapienza, perché io sappia scegliere il bene, sempre, e gioiosamente.