Messalino di Sabato 6 Luglio

Messalino di Sabato 6 Luglio

 

Dal libro della Gènesi (27,1-5.15-29)

Isacco era vecchio e gli occhi gli si erano così indeboliti che non ci vedeva più. Chiamò il figlio maggiore, Esaù, e gli disse: «Figlio mio». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Vedi, io sono vecchio e ignoro il giorno della mia morte. Ebbene, prendi le tue armi, la tua farètra e il tuo arco, va’ in campagna e caccia per me della selvaggina. Poi preparami un piatto di mio gusto e portamelo; io lo mangerò affinché possa benedirti prima di morire». Ora Rebecca ascoltava, mentre Isacco parlava al figlio Esaù. Andò dunque Esaù in campagna a caccia di selvaggina da portare a casa.
Rebecca prese i vestiti più belli del figlio maggiore, Esaù, che erano in casa presso di lei, e li fece indossare al figlio minore, Giacobbe; con le pelli dei capretti rivestì le sue braccia e la parte liscia del collo. Poi mise in mano a suo figlio Giacobbe il piatto e il pane che aveva preparato.
Così egli venne dal padre e disse: «Padre mio». Rispose: «Eccomi; chi sei tu, figlio mio?». Giacobbe rispose al padre: «Io sono Esaù, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai ordinato. Àlzati dunque, siediti e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica». Isacco disse al figlio: «Come hai fatto presto a trovarla, figlio mio!». Rispose: «Il Signore tuo Dio me l’ha fatta capitare davanti». Ma Isacco gli disse: «Avvicìnati e lascia che ti tocchi, figlio mio, per sapere se tu sei proprio il mio figlio Esaù o no».
Giacobbe si avvicinò a Isacco suo padre, il quale lo toccò e disse: «La voce è la voce di Giacobbe, ma le braccia sono le braccia di Esaù». Così non lo riconobbe, perché le sue braccia erano pelose come le braccia di suo fratello Esaù, e lo benedisse. Gli disse ancora: «Tu sei proprio il mio figlio Esaù?». Rispose: «Lo sono». Allora disse: «Servimi, perché possa mangiare della selvaggina di mio figlio, e ti benedica». Gliene servì ed egli mangiò, gli portò il vino ed egli bevve.
Poi suo padre Isacco gli disse: «Avvicìnati e baciami, figlio mio!». Gli si avvicinò e lo baciò. Isacco aspirò l’odore degli abiti di lui e lo benedisse:
«Ecco, l’odore del mio figlio
come l’odore di un campo
che il Signore ha benedetto.
Dio ti conceda rugiada dal cielo,
terre grasse, frumento
e mosto in abbondanza.
Popoli ti servano
e genti si prostrino davanti a te.
Sii il signore dei tuoi fratelli
e si prostrino davanti a te i figli di tua madre.
Chi ti maledice sia maledetto
e chi ti benedice sia benedetto!».

* Con la sua promessa ad Abramo, rinnovata ad Isacco, Dio deve accordare la sua benedizione alla discendenza che si è scelto, e per mostrare chiaramente che non è il popolo a meritarla, Dio agisce sovranamente scegliendo Giacobbe e non Esaù.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 134)
Lodate il Signore, perché il Signore è buono.

Lodate il nome del Signore,
lodatelo, servi del Signore,
voi che state nella casa del Signore,
negli atri della casa del nostro Dio.

Lodate il Signore, perché il Signore è buono;
cantate inni al suo nome, perché è amabile.
Il Signore si è scelto Giacobbe,
Israele come sua proprietà.

Sì, riconosco che il Signore è grande,
il Signore nostro più di tutti gli dèi.
Tutto ciò che vuole
il Signore lo compie in cielo e sulla terra,
nei mari e in tutti gli abissi.

 

Canto al Vangelo (Gv 10,27)
Alleluia... Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Matteo (9,14-17)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

* Impossibilità pratica di mettere insieme, senza il dovuto discernimento (cf 13,52), il nuovo e il vecchio. Questo detto di Gesù sarà compreso dagli Apostoli solo più tardi, quando l’amara esperienza li costringerà a rompere definitivamente con il giudaismo.

 

Spunti di Riflessione

«Vino nuovo in otri nuovi».
Gesù si definisce sposo, sposo che ama appassionatamente il suo popolo. Lo sposo è con loro: dunque il digiuno, per Gesù, significa assenza dello sposo, mancanza dello sposo. Finché abbiamo Gesù con noi, finché possediamo Gesù, non si può digiunare, siamo obbligati, ma in un senso molto bello, alla gioia, abbiamo la pienezza della gioia. Non è possibile essere tristi quando si ha lo sposo con noi. «Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, – tolto, strappato con violenza – e allora digiuneranno»: quando viene strappato via. In figura, quando viene tolto dal peccato, quando Gesù viene strappato all’anima, allora in quel giorno digiuneranno.

Altre due piccole parabole. «Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio... Né si versa vino nuovo in otri vecchi». Il vestito è il prolungamento della persona. Vino indica dottrina, indica amore, ma soprattutto, nel linguaggio rabbinico, indica la dottrina, la parola. «Altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti». Prima ha detto: lo strappo diventa peggiore. Dunque, incompatibilità fra il vecchio e il nuovo. Il vecchio perché è incompatibile col nuovo? Perché è venuto Gesù che dà una dimensione totalmente nuova: non solo porta a perfezione (c’è continuità con l’Antico Testamento), ma anche rottura! È una situazione tutta nuova, è continuità, ma anche rottura. Come sarà la Risurrezione. La Risurrezione è continuità con la vita precedente, ma rottura dalla vita, perché è una situazione esistenziale tutta nuova.

 

La Parola per me, Oggi

Oggi posso sforzarmi di fare pulizia dalle mie “vecchie” convinzioni e dall’attaccamento a tante cose superficiali, per prepararmi meglio all’incontro quotidiano con la novità del Signore.

 

La Parola si fa Preghiera

Taglia, Signore, il tessuto vecchio che ci ostiniamo a indossare per coprire le nostre mancanze e i nostri strappi. Prendici le misure per un abito sfavillante, perché già ora possiamo vestire a festa.

 

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