Messalino di Venerdì 1 Settembre
Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi (4,1-8)
Fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio — e così già vi comportate —, possiate progredire ancora di più.
Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito.
Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito.
* Paolo ha anzitutto ricordato che la vita cristiana è un «cammino» verso la santità, alla quale Dio vuol fare partecipare l’uomo. Se Dio santifica l’uomo, è tutta la persona, corpo e spirito, che deve risplendere di questa santità (v. 3; cf Rm 6,19).
Salmo Responsoriale (dal Sal 96)
Gioite, giusti, nel Signore.
Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.
I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.
Odiate il male, voi che amate il Signore:
egli custodisce la vita dei suoi fedeli,
li libererà dalle mani dei malvagi.
Una luce è spuntata per il giusto,
una gioia per i retti di cuore.
Gioite, giusti, nel Signore,
della sua santità celebrate il ricordo.
Canto al Vangelo (Lc 21,36)
Alleluia, alleluia. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
* Nelle nozze giudaiche, il ritardo dello sposo era previsto, bisognava provvedersi di una quantità di olio sufficiente.
Spunti di Riflessione
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora
La notte e il sonno (assopimento e poi sonno profondo: Gesù chiama la morte fisica «sonno») significano il ritardo della venuta di Cristo e la sorpresa del suo arrivo. Ciò che Dio esige da noi è la fedeltà che, sul piano religioso, si chiama fede. Occorre alimentare la lampada della fede. Paolo definisce i cristiani «coloro che attendono con amore la venuta del Signore» (2Tm 4,8). Bisogna vegliare. Bisogna prepararsi all’appuntamento. Bisogna riempire le ore dell’assopimento con la speranza, con il desiderio, con la preghiera.
«Vegliate, perché non sapete né il giorno, né l’ora». La morte ci depone davanti alla porta del Regno. La fedeltà di tutta una vita, cioè la perseveranza, è la chiave per entrare al «banchetto di nozze dell’Agnello» (Ap 21). La porta chiusa è il rovescio del mistero dell’amore. Dio che si è definito «il Dio geloso» (El qanàh) è in diritto di esigere che lo si attenda fedelmente. La sua ora di arrivo non è necessariamente la nostra, perché il suo Regno è una grazia divina, una deliziosa sorpresa. Bisogna averlo atteso tutta la vita con la vigilanza per apprezzare l’ebbrezza del supremo appuntamento.
«Gesù, è ormai tempo che ci vediamo», mormorava S. Teresa d’Avila spirando: l’aveva talmente atteso che l’amore aveva trafitto il suo cuore. È Gesù, lo Sposo che verrà nel cuore della notte, alla fine dei tempi e al termine della nostra vita. L’avventura più bella è incontrare Lui.
La Parola per me, Oggi
S. Paolo scrive ai Romani: «Siate lieti nella speranza» (Rm 12,12). La speranza è l’attesa gioiosa del Signore. Avere la gioia, attendendo giorno per giorno il Signore che viene, che viene presto.
La Parola si fa Preghiera
Signore Gesù, rendici saggi e previdenti in vista del giorno della tua venuta. Fa’ che non si spenga mai in noi il desiderio della tua presenza, e che la nostra fede rimanga viva e luminosa fino all’ora che tu solo conosci, in cui ci farai entrare nella gioia delle nozze eterne.