Messalino di Venerdì 16 Giugno
Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (4,7-15)
Fratelli, noi abbiamo un tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita.
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.
* La sublimità del ministero mette maggiormente in rilievo la situazione di povertà dell’apostolo: tribolazione, persecuzione, malattia, delusioni. Ma tutto questo non è che il fragile vaso in cui viene custodito il tesoro prezioso del suo mandato. Un giorno esso sarà spezzato!
Salmo Responsoriale (dal Sal 115)
A te, Signore, offrirò un sacrificio di ringraziamento.
Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice».
Ho detto con sgomento:
«Ogni uomo è bugiardo».
Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Ti prego, Signore, perché sono tuo servo;
io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.
A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.
Canto al Vangelo (Fil 2,15)
Alleluia, alleluia. Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Matteo (5,27-32)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio».
* È stato detto che le parole di Gesù riguardo all’amore e al matrimonio sono tra le più audaci che egli abbia mai pronunciato. Esse sono state formulate in mezzo a un popolo, che osservava indubbiamente la tradizione dei padri, ma si era procurata una serie di scappatoie e di dispense per rendere le esigenze divine più facili, ragionevoli e plausibili.
Spunti di Riflessione
Il proprio cuore
«Non commetterai adulterio». Era uno dei dieci comandamenti della Legge (Es. 20,14; Deut. 5,28). La legislazione antica era, su questo punto, estremamente severa. Le leggi assire prevedevano la pena di morte per la donna e il suo complice. Presso gli Ittiti, si stabiliva il marito giudice del castigo: o la morte o una mutilazione grave, ma anche il perdono. A Mari, in caso di dubbio, la donna veniva gettata nel “Dio-Fiume”. Se essa ne usciva incolume, voleva dire che era innocente. Altrimenti l’annegamento era la punizione.
«Guarda una donna per desiderarla». è un ebraismo; il suo senso è “Chiunque guarda una donna desiderandola”. Gesù condanna l’adulterio sin nell’intimo del cuore, sede dei pensieri, donde prende origine.
Papa Francesco, nella Messa del 10 febbraio 2017 a Casa Santa Marta – riporta Radio Vaticana – ha fatto una riflessione sul diavolo che tenta sia Adamo ed Eva sia Gesù.
«(Il diavolo) si fa vedere in forma di serpente, attraente»; e con la sua perfida astuzia prova a «ingannare», lui è «specialista» della truffa, è il «padre della menzogna, bugiardo». Così, il tentativo di beffare Eva: prima la fa «sentire bene», iniziando in questo modo un «dialogo»; poi, «passo dopo passo» Satana la conduce dove vuole lui.
Il Diavolo è «un mal pagatore – insiste Francesco – non paga bene! È un truffatore! Ti promette tutto e ti lascia nudo. Anche Gesù è finito nudo ma sulla croce, per obbedienza al Padre, un’altra strada. Il serpente, il diavolo è astuto: non si può dialogare col diavolo».
Osserva il Pontefice: «Tutti noi sappiamo cosa sono le tentazioni, tutti sappiamo, perché tutti ne abbiamo. Tante tentazioni di vanità, di superbia, di cupidigia, di avarizia… Tante». E oggi si discute tanto di corruzione: anche per questo – esorta Francesco – bisogna chiedere sostegno a Dio: «Tanti corrotti, tanti pesci grossi corrotti che ci sono nel mondo dei quali conosciamo la vita sui giornali: forse hanno cominciato con una piccola cosa, non so, per non aggiustare bene il bilancio e quello che era un chilo: no, facciamo 900 grammi ma che sembra un chilo». Ecco, «la corruzione incomincia da poco, come questo, col dialogo: “Ma no, non è vero che ti farà male questo frutto! Mangialo, è buono! È poca cosa, nessuno se ne accorge. Fai, fai!”. E poco a poco, poco a poco, si cade nel peccato, si cade nella corruzione».
Quello che la Chiesa insegna per affrontare le tentazioni è «non essere ingenui», per non dire «sciocchi», ma tenere gli «occhi aperti» e soprattutto rivolgersi al Signore «perché da soli non possiamo». Adamo ed Eva si «nascondono» da Dio, invece è necessaria la grazia di Cristo per «tornare e chiedere perdono», perché «nella tentazione – ammonisce il Papa – non si dialoga, si prega: “Aiuto, Signore, sono debole. Non voglio nascondermi da te”». Sottolinea Francesco: «Questo è coraggio, questo è vincere. Quando tu incominci a dialogare finirai vinto, sconfitto».
Infine, un’invocazione: «Che il Signore ci dia la grazia e ci accompagni in questo coraggio e se siamo ingannati per la nostra debolezza nella tentazione ci dia il coraggio di alzarci e di andare avanti. Per questo è venuto Gesù, per questo».
La Parola per me, Oggi
Con l’aiuto della Mamma, l’Immacolata, la Tutta-trasparenza ai Tre, mi impegno ad evitare tutte quelle occasioni che possono spegnere in me la gioia e la vita divina della grazia. Perciò voglio riempirmi di Dio, di un forte amore a Gesù, di un grande ideale.
La Parola si fa Preghiera
Il tuo volto Signore io cerco, oltre le apparenze, nel profondo del mio essere, là dove tu hai posto la tua dimora. Rendi luminosi i miei occhi, possano essi guardare e contemplarti in ogni cosa, purifica il mio cuore perché possa vederti.